sabato 29 dicembre 2007

La Bussola d'Oro


Primo capitolo della trilogia di Philip Pullman Queste Oscure Materie, comprendente anche La Lama Sottile e Il Cannocchiale d'Ambra (Povero Pullman, dopo aver partorito un titolo bellissimo come Queste Oscure Materie doveva essere veramente sfinito per sfornare delle ciofeche del genere per i singoli libri).
Il film è una via di mezzo tra Il Signore degli Anelli e Le Cronache di Narnia, una spanna migliore di quest'ultimo e anni luce lontano dall'opera Jacksoniana di Tolkien. Quello che innervosisce è la troppa carne messa al fuoco e servita in modo frettoloso, un po' come se in un ristorante venissero serviti primo, secondo, antipasto, dolce, caffè ed ammazza caffè a distanza di un secondo l'uno dall'altro. Non ho letto il libro e perciò non posso dire se questo susseguirsi affannoso di fatti e storie sia il risultato di un tetativo piuttosto goffo di trasposizione fedele da carta a pellicola, ma la presentazione di alcuni personaggi e lo sviluppo di altri a tratti è pure imbarazzante.
Vengono inoltre utilizzati nomi altisonanti di Hollywood per poi relegarli a semplici macchiette: il nuovo 007 Daniel Craig è una presenza fugace e leggermente magnetica per la primissima parte del film, ma poi viene riposto silenziosamente nel dimenticatoio, sperando che abbia un ruolo diverso nel secondo e terzo capitolo; Eva Green appare, nel vero senso della parola, a tre quarti inoltrati di film, e scompare, sempre nel vero senso della parola, poco dopo, per avere poi la sua seconda riga di dialogo solo a circa due minuti dai titoli di testa. L'unica attrice utilizzata con un po' più di insistenza, oltre alla piccola protagonista Dakota Blue Richards, è Nicole Kidman, bionda come non mai, affascinante più di quando aveva venti anni, e cattiva come prima potevamo solo immaginarci.
Rimane solo la bellezza di alcuni daimon, trasposizione in forma animale dell'anima delle persone, come quello della piccola Lyra quando assume le sembianze di gatto.


Giudizio: Tv



  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema

  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio

  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv

  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

venerdì 28 dicembre 2007

Eastern Promises


Non all'altezza del precedente A History of Violence, ma pur sempre un gran bel film. Della seconda carriera di Cronenberg, quella meno visionaria ed iniziata con Spider per intenderci, questo film si posiziona a metà strada.
Quello che incanta è la struttura della storia, dove tutte le cose si incastrano alla perfezione ed ogni singola scena ha un proprio significato, che va ad aggiungersi agli altri formando un mosaico dark e minimalista. Nessuna inquadratura è inutile, nessun dialogo fine a se stesso: il tutto è costruito a regola d'arte per non appesantire l'intreccio della storia, bensì a sorreggerlo.
Fantastico anche il cast, con Vincent Cassel in una delle sue interpretazioni migliori (finalmente, a causa del contesto, senza quell'odioso accento francese che in ogni film i traduttori italiani si ostinano a sottolineare); una Naomi Watts solare e splendente; ma su tutti un duro e spigoloso Viggo Mortensen che da solo vale tutto il prezzo del biglietto.
Unica perplessità è come sia venuto in mente ai genitori di quella povera bambina di si e no dieci anni, che avevo seduta qualche fila davanti a me, di portare la figlia a vedere un film dove la violenza non la si nasconde minimamente, anzi... La scena della sauna su tutte.

Giudizio: Cinema



  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema

  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio

  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv

  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

giovedì 27 dicembre 2007

Ponti



E' strana, ed a tratti pure incomprensibile, la segreta e sconfinata gioia che alcune persone provano nel far crollare i ponti. La maniacale precisione con cui sistemano le cariche, alla base di precisi calcoli che li portano a determinare quale pilastro sia il più portante e quale ad esempio cadrà per primo scatenando così un tragico effetto domino, potrebbe paragonarsi solo alla sensualità languida espressa nell'atto del corteggiamento.
La preparazione dell'esplosivo e tutti i preliminari che porteranno alla demolizione del ponte sono una gioia quasi magnetica per alcuni individui; ma così come accade per il corteggiamento, dove giochi di sguardi, frasi allusive, e carezze sfiorate ne fanno da padrone e regalano attimi di bellezza trasparente, così tutti i preparativi alla demolizione non rappresentano il vero e proprio fine, il vero piacere: in un caso l'amore, se non quello con la A maiuscola almeno un sentimento che vi si avvicina; nell'altro il crollo del ponte.
In entrambi i casi la felicità che si gode ad assaporarne i momenti non è altro che un mezzo, un antipasto, per arrivare alla meta, o alla portata, principale.
Perchè certe persone paiono godere e provare una soddisfazione quasi sessuale nel far crollare i ponti: strutture che uniscono due lembi di terra che altrimenti risulterebbero separati e irraggiungibili gli uni dagli altri.
Questo non è un male, o un qualcosa da condannare e ripudiare. Basta che nel momento della distruzione nessuno si trovi a metà strada del ponte, intento a raggiungere l'altra sponda. In questo caso non c'è da colpevolizzare chi ha cercato in un modo come un altro di appagare un suo piacere: c'è solo da sperare che il ponte non sia troppo alto, e che la persona che vi si trova sopra se la cavi rimanendo gravemente ferita, e non uscendone morta.

martedì 25 dicembre 2007

Drifting

Drifting, drifting, drifting away
I got myself a mansion, then i gave it away
It's not the world that's heavy, it's just the things that you save
And i'm drifting, drifting away
Drifting, drifting, drifting along
I rid myself of worries, and the worries were gone
I only run when i want to and i sleep like a dog

I'm just drifting, drifting along
The suitcoats say, "There is money to be made"

They get so damn excited, but i guess it's their way
My road it may be lonely just because it's not paved
It's good for drifting, drifting away
All the suitcoats say, "There is money to be made"
They get so damn excited, nothing get's in their way
My road it may be lonely just because it's not paved
It's good for drifting, drifting away
Drifting, drifting, drifting, uh huh
I feel like going back there, but never for long

I sometimes wonder if they know that i'm gone

I'm just drifting, drifting along
Drifting, drifting along...drifting, drifting along

lunedì 24 dicembre 2007

Correndo Con Le Forbici In Mano

Con il passare del tempo, anziché migliorare, tra i miei genitori le cose peggiorarono. Mio padre diventò più ostile e distaccato, con una particolare predilezione per gli oggetti metallici dai bordi seghettati. E mia madre cominciò a impazzire.
Impazzire non nel senso di "olé, pitturiamo la cucina di rosso fuoco". Impazzire della serie "forno a gas, panino al dentifricio, io sono Dio". Erano finiti i giorni in cui stava sul balcone ad accendere candele profumate al limone senza sentire poi il bisogno di mangiarsi la cera.

Augusten Burroughs

giovedì 20 dicembre 2007

Sulla collina

Alle dieci di sera sulla collina. Le spalle appoggiate al muro dell’osservatorio e le gambe stese sull’erba del giardino. Il paesaggio, appena sotto di noi, si estende per tutta la città: non è altro che un brillio fugace di mille luci intermittenti. Sopra la testa, invece, brillano quelle più dure, le stelle, e ci appaiano come mille candeline accese sul cielo.
La luna, un piatto, un disco, un qualcosa di ben più luminoso di tutto il resto, ci guarda con curiosità: quasi a chiedersi cosa ci facciano lì, noi, tre solitari ragazzi, lontani da tutto e da niente.

Mirko mi passa la bottiglia di Fanta che abbiamo comprato al supermercato prima di venire quassù. Io ne prendo un lungo sorso. Lo tengo in bocca per qualche secondo, con le guance gonfie, a sembrare un clown, poi butto giù. Mi volto verso la mia sinistra e tendo la bottiglia di plastica verso Irene. Lei la prende e butta giù la bibita.
Io torno con lo sguardo verso la vallata. Mi perdo giusto qualche istante, con domande che la mattina dopo manco ricorderò neppure. Domande innocue, banali e pure ripetitive. A volte, in sere come questa, cerco addirittura di trovargli delle risposte adatte. Risposte che siano convincenti, o per lo meno credibili.
Poi alzo lo sguardo e riprendo la luna.
“Già – le dico – cosa ci faccio io tra questi due perfetti innamorati?”

Alla mia destra è seduto Mirko, mentre alla mia sinistra c’è Irene, con i suoi capelli biondi. Si sono conosciuti circa tre anni fa, per merito mio continuano a dire. In realtà io non ho fatto assolutamente niente. Mirko è mio amico fin da quando ero bambino, mentre Irene era semplicemente una ragazza che passava di tanto in tanto a casa mia per farsi rammendare dei vestiti da mia nonna.
È bastato che per caso lei avesse un paio di jeans da rattoppare e che Mirko passasse a prendermi a casa, per far si che tutto iniziasse. Da quel giorno non c’è verso non vederli insieme, come una cosa sola.
Per questo ora, in mezzo a loro due, con questo paesaggio da brividi, romantico, mi sento così a disagio. Fuori luogo.

La collina dell’osservatorio l’abbiamo scoperta in molti il giorno dell’eclisse totale di sole. Prima di allora, pensare che il nostro paese avesse un osservatorio somigliava molto all’inizio di una barzelletta. Nessuno si era mai neppure domandato cosa fosse quella strana costruzione che sembrava uscir fuori dagli alberi; ma l’esaltazione generale per quell’evento così speciale, si sa, ha fatto miracoli.
Per fortuna in pochi dopo quel giorno si sono ricordati di questo posto, e così noi ci abbiamo trovato il luogo perfetto dove passare le serate un po’ strane e senza senso come questa.

La bottiglia di Fanta mi ritorna davanti agli occhi. Ormai è agli sgoccioli, durerà forse a dir bene un altro giro. Uno e mezzo al massimo.
La prendo per il collo, la guardo e immagino. Se mai qualcuno, oltre alla luna, ci vedesse in quello stato, cosa mai penserebbe?
“Perché Fanta?”
“Perché non abbiamo del fumo.” direbbe Mirko.
“Perché la birra non mi piace molto.” Irene lo guarderebbe con quegli occhi sorridenti.
Bevo e passo a Mirko.

È il momento di andarsene. L’ho capito. Devo solo trovare il coraggio di alzarmi e dire ciao; trovare delle scuse plausibili a tutte le loro domande del tipo perché te ne vai eccetera eccetera, e poi prendere la strada del ritorno.
Non che mi dispiaccia stare con loro. Sono forse gli unici veri amici che mi rimangono, ma so come sono fatti. Tra un po’ Irene inizierà a fare tutti quei versetti da fanciulla in calore, e Mirko le andrà dietro senza pensare che ci sono io nel mezzo a non significarci nulla. L’ho già visto succedere così tante volte. Ormai è una scenetta che so a memoria. E oggi non ne ho voglia.

“Io vado ragazzi. Torno verso casa. Domani mattina, il primo che si alza mi venga a svegliare, ok? Ciao”
“Ma sei a piedi!”
“Non fa niente. Vorrà dire che mi farò una passeggiatina.”

mercoledì 19 dicembre 2007

martedì 18 dicembre 2007

She'll Never Be Your Man

The AM finds me home alone; awake and dead
Morning blinds me had that dream of you again
Fog is lifting I realize that you're not here
How you left me; life disappeared

Life is rejection; I know you've had your share
But this one's special I can't compete with her
And did she tell you only she could know your mind
And did she sell you what I said one time

She can be your lover
She can be your friend
She can be your vision of a mother, like the one you never had
She will know your troubles better than I can
But she'll never be your man
She'll never be your man
She'll never be your man

She's got you thinking of a world where you might fit in
A whole lot better than the one you've been living in
And did she tell you only she could understand
And did she sell you only time will tell

She can be your lover
She can be your friend
She can be your vision of a mother, like the one you never had
She can know your troubles better than I can
But she'll never be your man
She'll never be your man
She'll never be your man

She can be your lover
She can be your friend
She can be your vision of a mother, like the one you never had
She will know your troubles better than I can
But one thing's for sure...
she'll never be your man
She can be your lover
She can be your friend
She can be your vision of a mother, like the one you never had
She will know your troubles better than I can
Yeah, but one thing's for sure...
she'll never be your man

lunedì 17 dicembre 2007

I Fantastici 3

Una fantastica, ed esilarante, recensione di
Valerio Evangelisti (da Robot N. 52)

Ci sono film che vedo e poi cerco di dimenticare, per preservare la mia mente in buone condizioni. Uno di questi è I fantastici 4. Visto prima incompleto durante una lunga trasferta aerea (e non credevo ai miei occhi), e dimenticato. Poi rivisto in dvd e dimenticato di nuovo. Rimaneva però un vago, indefinito sentore di boiata. Dato che per Robot scrivo solo critiche a film di merda, ho dovuto rivederlo una terza volta. Le mie sensazioni iniziali hanno trovato piena conferma.
Devo subito dire il lato positivo del film, direi l’unico: la graziosa Jessica Alba. Dagli extra del dvd appare stupidotta anzichenò, una specie di velina degna di Striscia la notizia. Però resta un gran bel vedere. Spero che esca prima o poi un’edizione condensata de I fantastici 4, comprendente solo le scene in cui appare lei. Tutto il resto è superfluo.

E dire che il film inizia benino. Quattro astronauti partono in missione e vengono investiti da una pioggia di raggi cosmici. L’esito è drammatico: tornati sulla terra, uno diventa elastico e si può allungare a dismisura; un secondo, fatuo frequentatore di discoteche che parla come i personaggi di Isabella Santacroce, sprigiona calore e può volare e incendiare a piacere; Jessica è capace di rendersi invisibile; il più sfigato, The Thing, la Cosa, è trasformato in un ciccione di pietra e, a differenza degli altri, non può tornare a condizioni umane.
Buono anche l’avvio dell’esistenza della Cosa, il personaggio più problematico. Vive con sofferenza la sua nuova natura, prova dolore quando la moglie lo schifa (nei panni di lei avrei fatto lo stesso: passi vivere con un grassone, ma con un sasso è troppo). C’erano tutte le premesse per una bella crisi esistenziale.
Invece no. La Cosa, che è di buon cuore, partecipa al dolore di un aspirante suicida. Dimentica il proprio problemino (essere un’orribile statua pietrosa) e si lascia investire da quelli di lui. Per salvargli la vita, quasi distrugge il ponte di Brooklyn, provoca centinaia di tamponamenti (chissà quanti morti o feriti, ma non viene detto), fa sì che un autobus scolastico resti in bilico sul fiume Hudson, carico di bambini.
A questo punto intervengono l’uomo elastico e la donna invisibile, che passavano di lì. Unendo le loro doti salvano l’autobus. A quel punto, uno si aspetterebbe che la folla linciasse chi ha provocato il resto del disastro. Niente affatto. Applaudono tutti, inneggiando ai “Fantastici Quattro”. Come quella gente sappia che sono quattro, visto che l’uomo torcia non è intervenuto, non si sa. Le leggi della telepatia sono tutte da esplorare.
Mentre continuano gli applausi appaiono finalmente forze di polizia, pompieri e vigili urbani, fino a quel momento assenti. Il crollo del ponte di Brooklyn, dopo l’11 settembre, è in effetti un incidente minore, da prendere con calma. Idem per diverse centinaia di scontri fra automezzi. Ci si aspetta che gli uomini della legge arrestino chi ha provocato quel casino. Niente affatto. Sono anche loro contenti e commossi.
Nei giorni successivi, i quattro reagiscono con fastidio alla pubblicità che li circonda. Vorrebbero l’anonimato. Tanto è vero che, per favorirlo, indossano tutine aderenti con il numero 4 bene in vista.
Si ritirano comunque in un laboratorio avveniristico, dove l’uomo elastico, che è anche scienziato, cercherà di riportarli alla normalità. Il guaio è che il padrone del laboratorio è stato investito anche lui dai raggi cosmici, dotati di qualità che Einstein non sospettava: controlla l’energia elettrica, è diventato cattivissimo e ha una forza spaventosa. Si profilano complicazioni.
A questo punto devo precisare che non sono pregiudizialmente ostile ai supereroi di matrice fumettistica. Ho apprezzato molto i primi due Batman (più Batman Begins) e i primi due Spider-Man. Mi ha però sempre lasciato sorpreso la rapidità con cui il superuomo riesce, nelle situazioni più impensate, a indossare da un momento all’altro la propria uniforme, con tanto di maschera e di mantello. E’ vero che a volte si rifugia in una cabina telefonica o in un cesso, ma uno si domanda dove tenesse tutti quegli indumenti fino a poco prima. Poi mi capitò di vedere in un fumetto (non domandatemi quale: ho già detto che certe cose le rimuovo) il protagonista estrarre la sua tuta da un anello. Ricordo che mi dissi: “Ah, ecco”. D’altra parte, se Eta Beta porta ogni sorta di cose nelle mutande, perché non dovrebbero farlo i supereroi? Hanno le mutande anche loro.
Tuttavia, ne I fantastici 4, il problema non è questo. All’inizio del film si vede la nostra Jessica in grave imbarazzo. Lei diventa invisibile, i suoi vestiti no. Per scomparire del tutto deve denudarsi, il che le causa problemi allorché ricompare. La faccenda è divertente, anche se è inutile sbavare: le speranze degli spettatori di sesso maschile saranno deluse, non si vede proprio nulla.
Nella seconda metà della pellicola, invece, Jessica diventa invisibile con tutta la tuta, e magari anche con l’orologio, se ne porta uno. E’ un enigma, come ne esistono tanti tra terra e cielo.
Torno alla parte finale del film, che riassumo. Cattivo scatenato, la Cosa rapita e liberata dagli amici, tonfi, scoppi, fiamme, incendi, disastri, trionfo finale del bene.
In pratica non ricordo un cazzo. Dovrò rivedermi il tutto una fantastica, quarta volta.
Forse allude a questo l’unica scena che mi è rimasta in mente: il discotecaro-torcia che, nel finale, disegna il numero 4 nel cielo notturno. In omaggio al ripudio per la pubblicità che il quartetto supereroico non ha fatto che invocare.
Mi faccio di pietra e rinuncio ai commenti.

giovedì 13 dicembre 2007

Stimoli

Non so perchè, ma quando sento parlare dei dirigenti d'azienda che commentano la nascita di un figlio di un dipendente con
"Ti cambia la vita, ti dà nuovi stimoli."
non so perchè ma non riesco a trattenermi dal pensare che in fondo i nuovi stimoli a cui alludano siano diversi da quelli che uno potrebbe pensare. Sarà che io non ho figli e quindi questi fantomatici nuovi stimoli non li ho ancora scoperti, ma...
"Un'altra bocca da sfamare, vedrai come lavorerà ora!" Ecco quello che penso intendano loro per nuovi stimoli.

Libero di sbagliarmi...

mercoledì 12 dicembre 2007

Scomposizione Della Parola Malinconia

MALINCONIA:

  1. Stato d'animo dolente ma calmo, o temperato da una certa dolcezza; aspetto, qualità di ciò che suscita o esprime tale stato d'animo.
  2. Cosa, pensiero che sia fonte di treistezza.
  3. Dei quattro umori organici che secondo la medicina antica concorrevano a formare il temperamento dell'uomo, quello nero, a cui si attribuivano gli stati d'animo cupi e accidiosi.
  4. Malattia psichica caratterizzata da inappetenza, mutismo e fissazione in tristi pensieri.

DOLENTE:

  1. Che duole.
  2. Che provoca dolore, afflitto.
  3. Che esprime dolore. L'espressione "le dolenti note" è diventata di uso proverbiale e allude ad un discorso o a una situazione che si annuncia spiacevole.

DOLCEZZA:

  1. Sapore, qualità dell'essere dolce.
  2. Mitezza.
  3. Impressione dolce, sentimento gentile; tenerezza.
  4. Piacere, gioia: le dolcezze dell'amore.


AFFLITTO:

  1. Che soffre, che provoca dolore; che denota afflizione.


AFFLIZIONE:

  1. Stato di grande abbattimento.
  2. Causa di tormento, di angoscia.

ANGOSCIA:

  1. Doloroso stato d'animo dovuto a dubbio o paura.
  2. Situazione di radicale incertezza, d'instabilità propria dell'esistenza individuale umana.
  3. Disturbo neurotico, caratterizzato da apprensione e da difficolta respiratorie e circolatorie.
  4. Affanno.

APPRENSIONE:

  1. Ansiosa aspettativa di un evento che si teme.


AFFANNO:

  1. Difficoltà di respiro dovuta a fatica eccessiva o a malattia.
  2. Dolore dell'animo.


MITEZZA:

  1. L'essere mite.


MITE:

  1. Che è incline alla pazienza e all'indulgenza.
  2. Mansueto.
  3. Che rivela bonarietà, indulgenza, moderazione.
  4. Per estensione: dolce, temperato.

martedì 11 dicembre 2007

His Cum On My Open Wounds

Potrei raccontare di quando ho camminato con il Diavolo, stando ben attento a precisare che non si tratta di una stupida allegoria.
Potrei parlare di quando l'ho baciato, o di quando ho fatto sesso con lui; di quando gli ho succhiato il cazzo, mentre lui con le mani mi spingeva la testa contro il suo ventre, e di come l'ho sentito duro arrivarmi fino in gola.
Potrei parlare di quando ho fatto l'animale per lui, e di come mi sono lasciato penetrare fino a farmi sanguinare il culo.
Mi piacerebbe poter dire di essere stato male e di aver pianto tutto il tempo; invece ridevo, ridevo, e mi piaceva davvero, sul serio, tanto.

venerdì 7 dicembre 2007

Neurone

Termine con cui si definisce il tipo cellulare che compone, insieme alle cellule gliali, il tessuto nervoso. Il neurone è caratterizzato da una struttura altamente polarizzata evolutasi per favorire la ricezione, l’integrazione e la trasmissione degli impulsi nervosi.

Anatomia
La parte centrale del neurone è costituita dal corpo cellulare, anche detto soma o pirenoforo, in cui risiedono il nucleo e gli altri organelli deputati alle principali funzioni cellulari (Apparato di Golgi, neurofilamenti, neurotubuli, granuli di pigmento, sostanza tigroide, mitocondri, nucleo,reticolo endoplasmatico liscio e rugoso). Le cellule nervose presentano poi all'interno del soma una zona che, in presenza di coloranti, si colora a macchia di leopardo. Questa zona assume il nome di Zolla di Nissl o Sostanza Tigroide,che rende la cellula nervosa ancora più riconoscibile da una sezione istologica. Dal corpo cellulare hanno origine prolungamenti citoplasmatici che conferiscono al neurone le proprietà di eccitabilità e conducibilità che sono i dendriti e il soma, che nel complesso costituiscono i neuriti del neurone. I dendriti, dal greco dendròn=albero (biologia)|dendrite]], hanno diramazioni simili ad un albero. Attraverso i dendriti, il neurone riceve il segnale da neuroni afferenti e lo propaga in direzione centripeta (verso il pirenoforo). La complessità dell’albero dendritico rappresenta uno dei principali determinanti della morfologia neuronale e del numero di segnali ricevuti dal neurone. A differenza dell'assone i dendriti non sono dei buoni conduttori dei segnali nervosi i quali tendono a diminuire di intensità. Inoltre i dendriti si assottigliano fino a punto terminale e contengono poliribosomi . Dal polo opposto ha origine l'assone che conduce il segnale in direzione centrifuga verso altri neuroni. L'assone è invece un ottimo condutore grazie agli strati di mielina, ha un diametro uniforme e non contiene ribosomi, quindi qui non avviene sintesi proteica. La parte finale dell’assone è un’espansione detta bottone terminale. Attraverso i bottoni terminali un assone può prendere contatto con i dendriti o il corpo cellulare di altri neuroni affinché l’impulso nervoso si propaghi lungo un circuito neuronale.

Gli assoni delle cellule del sistema nervoso periferico sono ricoperti da due membrane protettive, che isolano l'assone impedendo la dispersione degli impulsi elettrici. La membrana più esterna prende il nome di neurolemma o Guaina di Schwann, quella più interna di guaina mielinica. Lungo il neurolemma sono presenti delle strozzature dette nodi di Ranvier in corrispondenza dei quali la guaina mielinica si interrompe.

I neuroni del Sistema Simpatico (che trasmettono cioè impulsi elettrici a muscoli involontari) non presentano in genere la guaina mielinica, mentre altri neuroni mancano invece del neurolemma (Ad es. il nervo ottico)

Possiamo suddividere i neuroni in base a :

1) numero di neuriti (assoni e dendriti)

Neuroni Unipolari se presentano solo l'assone (Il dendrita è stato inglobato nella struttura dell'assone).
Neuroni Bipolari se presentano un assone e un solo dendrita.
Neuroni Multipolari se presentano un assone e molteplici dendriti.
2) numero di dendriti (due ampie classi a seconda della forma):

Cellule Piramidali a forma di piramide.
Cellule Stellate a forma di stella.
3) alle connessioni :

Neuroni sensitivi primari .
Motoneuroni .
4) alla lunghezza dell'assone :

Neuroni di tipo I del Golgi (neuroni di poiezione) lunghi assoni.
Neuroni di tipo II del Golgi (neuroni a circuito locale) assoni corti.
5) al neurotrasmettitore

Trasmissione dell'impulso elettrico
La struttura intervallata della guaina mielinica permette all'impulso elettrico di "saltare" da un nodo all'altro ed essere trasmesso così più velocemente da neurone a neurone. Si parlerà,in questo caso di conduzione saltatoria,mentre per l'impulso che viaggia su tutta la fibra si parlerà di conduzione puntiforme;quest'ultima è tipica dei nervi periferici(presenti per es.negli arti) Gli impulsi elettrici (Spike) sono generati grazie ad un meccanismo di polarizzazione e depolarizzazione della membrana del neurone, che agisce con un movimento ondulatorio.Si parla infatti di onde polarizzatrici e depolarizzatrici che si susseguono all' interno delle fibre. Il sistema garantisce la propagazione degli impulsi elettrici (Spike) lungo l'assone, con una velocità di circa 100 m/s. Si definisce frequenza di scarica o frequenza d'innervazione del neurone, il numero di Spike al secondo, (Fi=Spike/s).

Possiamo suddividere i neuroni in tre tipi,in base alla modalità di trasmissione dell'impulso:

Neuroni sensoriali (neurone afferente): partecipano all'acquisizione di stimoli, trasportando le informazioni dagli organi sensoriali al sistema nervoso centrale
Interneuroni(neurone con ingresso un neurone ed uscita un neurone): all'interno del sistema centrale, integrano i dati forniti dai neuroni sensoriali e li trasmettono ai neuroni motori (Motoneuroni).
Neuroni efferenti: in ambito neuranatomico si tende a distinguerli in somatomotori o visceroeffettori.
I primi innervano la muscolatura striata volontaria dell'organismo, tra essi esiste una ulteriore sottoclassificazione in motoneuroni α (alfa), ossia responsabili dell'effettiva contrazione delle fibre muscolari striate, e motoneuroni γ (gamma), che innervano organi sensoriali propriocettivi detti "fusi neuromuscolari" intercalati nellacompagine muscolare. I secondi (visceroeffettori) danno origine a fibre dette omonimamente visceroeffettrici, ma meglio definibili come pregangliari poiché esse mettono sempre capo ad un secondo neurone localizzato in un ganglio simpatico o parasimpatico, da cui origina la fibra postgangliare; tali neuroni agiscono nell'ambito delle risposte involontarie o viscerali a determinati stimoli (costrizione della muscolatura liscia, secrezione ghiandolare...).

Malattie
Il deterioramento della mielina presente nel nevrasse, a causa di un errato comportamento del sistema immunitario, provoca la sclerosi multipla (che porta ad una progressiva perdita della capacità di condurre i messaggi, del controllo muscolare e della funzione cerebrale).

giovedì 6 dicembre 2007

All My Loving

Close your eyes and I'll kiss you
Tomorrow I'll miss you
Remember I'll always be true
And then while I'm away
I'll write home everyday
And I'll send all my loving to you

I'll pretend that I'm kissing
The lips I am missing
And hope that my dreams will come true

And then while I'm away
I'll write home everyday
And I'll send all my loving to you

All my loving I will send to you
All my loving, darling, I'll be true

Close your eyes and I'll kiss you
Tomorrow I'll miss you
Remember I'll always be true
And then while I'm away
I'll write home everyday
And I'll send all my loving to you

All my loving, I will send to you
All my loving, darling I'll be true

All my loving, All my loving
Wooooo, all my loving
I will send to you

mercoledì 5 dicembre 2007

La Bestia Più Feroce

La bestia più feroce
Produce ferite d'argento

E non è il morire
La paura maggiore
E' l'agonia
Che non dà mai sollievo

Con fruste e lame
Si accuccerà ai tuoi piedi

Ma non ti preoccupare
Sarà lo stolto
Vedrai
Il primo a cadere

martedì 4 dicembre 2007

Movimenti Lenti Nella Luce del Giorno

Dimmi che tutto questo dipende dal niente, che non ha un motivo, ma che è nato così come sono nati i primi essere pluricellulari: di punto in bianco, dopo miliardi e miliardi di anni.
Non voglio dire che questa sia un'evoluzione. Non voglio che lo sia, ed anche se lo fosse non vorrei mai assegnargli questo nome; perchè per ogni evoluzione, per ogni passo in avanti, c'è sempre un'estinzione.

lunedì 3 dicembre 2007

Novembre 2007

“Per tre anni ho avuto le rose... e non ho chiesto scusa a nessuno.”

Alan Moore

domenica 2 dicembre 2007

Sindrome di Haglund

Ricorre il primo anniversario:

È una patologia nello sviluppo del calcagno, la cui parte posteriore superiore si presenta sporgente e allargata, ed è spesso accompagnata da un'infiammazione della borsa sottocutanea, dovuta al continuo trauma contusivo del calcagno contro la scarpa. Nelle fasi acute il dolore provocato dall'infiammazione impedisce di indossare scarpe; inizialmente si ha un arrossamento cutaneo, seguito da tumefazione associata alla borsite.
Con una radiografia si verifica la sporgenza abnorme del calcagno, mentre l'ecografia identifica la presenza di un'eventuale borsite. Se l'atleta vuole condurre una vita atletica lunga e positiva, la soluzione migliore resta l'intervento di correzione del profilo calcaneare. Nei casi meno gravi, è possibile convivere con la situazione alternando periodi di stop a periodi di attività, in cui comunque il carico non può essere portato oltre un certo limite. Sconsigliato l'uso frequente delle infiltrazioni per tamponare la situazione.