Ouga Chaka ouga
I can't stop this feeling
Deep inside of me
Girl, you just don't realize
What you do to me
When you hold me
In your arms so tight
You let me know
Every thing's all right, aha hah
I'm hooked on a feeling
I'm high on believing
That you're in love with me
Lips as sweet as candy
Their taste stays on my mind
Girl, you keep me thirsty
For another cup of wine
I got it bad for you girl
But I don't need a cure
I'll just stay addicted
If I can endure
All the good love
When we're all alone
Keep it up girl
Yeah, you turn me on
I'm, I'm hooked on a feeling
I'm high on believing
That you're in love with me
All the good love
When we're all alone
Keep it up girl
Yeah, you turn me on
Ah aha, I'm hooked on a feeling
I'm high on believing
That you're in love with me
I'm hooked on a feeling
I'm high on believing
That you're in love with me
I say, I'm hooked on a feeling
And I'm high on believing
That you're in love with me
I'm hooked on a feeling
Performed by Blue Swede
venerdì 28 novembre 2014
lunedì 17 novembre 2014
La noia
Nel primo sollievo provocato
dall’entusiasmo per la pittura, quasi mi convinsi che la mia noia finora
non era stata che la noia di un artista che ignorava di essere tale.
Ma tutte le nostre riflessioni, anche le più razionali, sono originate da un dato oscuro del sentimento. E dei sentimenti non è così facile liberarsi come delle idee: queste vanno e vengono, ma i sentimenti rimangono.
In realtà, come pensavo qualche volta, io non volevo tanto morire quanto non continuare a vivere in questo modo.
Ma si poteva vivere nella noia, ossia vivere senza alcun rapporto con niente di reale, e non soffrirne? Qui stava tutto il problema.
“Non c’è motivo di innamorarsi di una persona. Ci si innamora e basta.”
“Ci sono sempre dei motivi, per tutte le cose.”
A una donna non dispiace mai che un uomo mostri di amarla.
Io sapevo che non è possibile dare un giudizio sugli amori altrui.
L’amore non ha motivo, è vero, si ama e basta; ma la qualità dell’amore, sì che lo ha. Si ama senza motivo; ma se si ama con tristezza o con gioia, con tranquillità o con inquietudine, con gelosia o con fiducia, c’è sempre dietro qualche motivo.
“Tu fammi una domanda precisa, e io ti risponderò.”
“Che cosa intendi per una domanda precisa?”
“Su una cosa fisica, una cosa materiale. Tu mi fai sempre delle domande sui sentimenti, su quello che la gente pensa e non pensa, e io non so cosa rispondere.”
Così la noia, al solito, distruggeva dapprima il mio rapporto con le cose e poi le cose stesse.
Era una donna di piccola statura, dal viso sciupato e minuto nel quale, però, pareva essere esplosa, in ritardo, una giovinezza chiassosa.
Sapevo che Cecilia, nel caso fosse costretta a mentire, lo faceva costruendo l’edificio della menzogna con il materiale della verità.
Ero ancora a quel punto della gelosia in cui un senso superstite di dignità impedisce di spiare la persona di cui si è gelosi.
“Beh, sento che lui mi ama.”
“Ti fa piacere?”
“A tutte le donne fa piacere sentire che sono amate.”
Tante cose si fanno con piacere perché si sa che fanno piacere a un altro.
Alberto Moravia
Ma tutte le nostre riflessioni, anche le più razionali, sono originate da un dato oscuro del sentimento. E dei sentimenti non è così facile liberarsi come delle idee: queste vanno e vengono, ma i sentimenti rimangono.
In realtà, come pensavo qualche volta, io non volevo tanto morire quanto non continuare a vivere in questo modo.
Ma si poteva vivere nella noia, ossia vivere senza alcun rapporto con niente di reale, e non soffrirne? Qui stava tutto il problema.
“Non c’è motivo di innamorarsi di una persona. Ci si innamora e basta.”
“Ci sono sempre dei motivi, per tutte le cose.”
A una donna non dispiace mai che un uomo mostri di amarla.
Io sapevo che non è possibile dare un giudizio sugli amori altrui.
L’amore non ha motivo, è vero, si ama e basta; ma la qualità dell’amore, sì che lo ha. Si ama senza motivo; ma se si ama con tristezza o con gioia, con tranquillità o con inquietudine, con gelosia o con fiducia, c’è sempre dietro qualche motivo.
“Tu fammi una domanda precisa, e io ti risponderò.”
“Che cosa intendi per una domanda precisa?”
“Su una cosa fisica, una cosa materiale. Tu mi fai sempre delle domande sui sentimenti, su quello che la gente pensa e non pensa, e io non so cosa rispondere.”
Così la noia, al solito, distruggeva dapprima il mio rapporto con le cose e poi le cose stesse.
Era una donna di piccola statura, dal viso sciupato e minuto nel quale, però, pareva essere esplosa, in ritardo, una giovinezza chiassosa.
Sapevo che Cecilia, nel caso fosse costretta a mentire, lo faceva costruendo l’edificio della menzogna con il materiale della verità.
Ero ancora a quel punto della gelosia in cui un senso superstite di dignità impedisce di spiare la persona di cui si è gelosi.
“Beh, sento che lui mi ama.”
“Ti fa piacere?”
“A tutte le donne fa piacere sentire che sono amate.”
Tante cose si fanno con piacere perché si sa che fanno piacere a un altro.
Alberto Moravia
venerdì 14 novembre 2014
Harvest Home
Happy in my harvest home
Walking floors with the ghost all alone
Happy that I'm made of stone
To grieve that I cause is my cause to a tone
Now black is the color
Black is my name
And I used to burn it up
We chased the devil away
The house
On fire
The flame
How wild
Nothing
To say
This girl
So gray
I grieve
I've sold
My harvest
My home
Happy in my harvest home
Walking floors with the ghost all alone
Happy that I'm made of stone
To grieve that I cause is my cause to a tone
Now black is the color
Black is my name
And I used to burn it up
We chased the devil away
The house
On fire
The flame
How wild
Nothing
To say
This guy
So gray
I grieve
I've sold
My harvest
My home
The house
On fire
The flame
How wild
Nothing
To say
This guy
So gray
I grieve
I've sold
My harvest
My home
Performed by Mark Lanegan
Walking floors with the ghost all alone
Happy that I'm made of stone
To grieve that I cause is my cause to a tone
Now black is the color
Black is my name
And I used to burn it up
We chased the devil away
The house
On fire
The flame
How wild
Nothing
To say
This girl
So gray
I grieve
I've sold
My harvest
My home
Happy in my harvest home
Walking floors with the ghost all alone
Happy that I'm made of stone
To grieve that I cause is my cause to a tone
Now black is the color
Black is my name
And I used to burn it up
We chased the devil away
The house
On fire
The flame
How wild
Nothing
To say
This guy
So gray
I grieve
I've sold
My harvest
My home
The house
On fire
The flame
How wild
Nothing
To say
This guy
So gray
I grieve
I've sold
My harvest
My home
Performed by Mark Lanegan
lunedì 10 novembre 2014
Un amore
Era una delle tante giornate grigie di
Milano, però senza la pioggia, con quel cielo incomprensibile che non si
capiva se fossero nubi o soltanto nebbia al di là della quale il sole,
forse.
Dino Buzzati
mercoledì 5 novembre 2014
X-Men: Giorni di un futuro passato o delle difficoltà nella trasposizione cinematografica di un’opera Marvel
Una delle critiche più frequenti del pubblico degli appassionati di
fumetti, nei confronti delle trasposizioni cinematografiche di
narrazioni provenienti dai comics, è la mancata aderenza alla trama
originale. Non fa eccezione la sceneggiatura di X-Men: Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past,
2014, Bryan Singer), tratta dal breve ciclo narrativo omonimo ideato da
Chris Claremont e pubblicato da Marvel Comics sulle pagine delle
collane «X-Men» e «The Uncanny X-Men», fra gennaio e febbraio del 1981.
È indubbio che della storia di Claremont sia rimasto solo il
soggetto: in una distopia futura il mondo è dominato dalle Sentinelle,
biodroidi programmati per sterminare i mutanti, e in grado di
riconoscere le alterazioni del genoma umano. L’umanità intera è sotto
scacco: le Sentinelle attaccano anche gli umani, perché le anomalie
genomiche si sono diffuse nella stragrande maggioranza della popolazione
e l’unica speranza è costituita dagli X-Men, che devono modificare il
passato per alterare e salvare il presente. Tutto il resto è stato
cambiato (qui un’interessante
lista di differenze). Nella versione a fumetti Kitty Pryde (Shadowcat),
la mutante col potere di diventare immateriale, deve salvare il
senatore Robert Kelly nel passato, mentre nel film di Singer è Wolverine
che deve modificare gli eventi, impedendo che Mystica uccida lo
scienziato Bolivar Trask. Nel mondo Marvel, Trask è un antropologo: è
lui a creare le prime Sentinelle, ma non compare affatto nell’arco
narrativo di Giorni da un futuro passato. Anche il design delle
Sentinelle è profondamente modificato: nei comics somigliano a dei
Galactus in miniatura (con un diverso copricapo), mentre nel film sono
più simili ai cylon di Battlestar Galactica o al modello T70 del ciclo
Terminator.
Ma perché le due storie sono tanto diverse? Per rispondere è
necessario esaminare il contesto narrativo e il materiale a disposizione
degli sceneggiatori che si cimentano in un adattamento cinematografico
di una storia a fumetti della Casa delle idee. Il multiverso Marvel è un
intreccio di una complessità probabilmente senza precedenti nella
storia dell’umanità – superiore per quantità di materiale alla mitologia
norrena o a quella greca – nel quale coesistono supereroi, mutanti,
divinità, entità cosmiche, alieni, abitanti di Atlantide, non umani, ed è
incredibilmente difficile approfondirne ogni aspetto, ed essere a
conoscenza di tutto ciò che è accaduto dalla Silver Age a oggi. Una
moltitudine di collane editoriali, che seguono le vicende di uno o più
protagonisti, di crossover e team-up – storie nelle quali si incrociano
le vicende dei protagonisti delle singole collane – di cicli e saghe
(per non parlare dei reboot: azzeramenti e ripartenze) si sono
sovrapposti e mischiati indefinitamente negli ultimi decenni. Nel tempo
gli autori Marvel hanno creato e codificato svariati piani di esistenza
(Terra-616 è quello principale): universi alternativi, nel
presente, ma anche nel futuro e nel passato nei quali alcune vicende di
importanza determinante hanno avuto sviluppi diversi (per un approfondimento).
Esiste una Terra (Terra-597) dove i nazisti hanno vinto la seconda
Guerra mondiale, e c’è un altro mondo (Terra-12591) nel quale a dominare
sono sempre i nazisti, ma, in questo caso, zombi. Su Terra Larval
(8311) non esistono umani, ma solo animali antropomorfi, e al posto di
Spider-Man c’è Spider-Ham, maialino con superpoteri. E, ovviamente,
esiste anche la sua versione zombi, su Terra-7044. In particolare le
vicende di Giorni di un futuro passato si svolgono su Terra-811, ma
questa realtà (futura) alternativa non è l’unica coinvolta dalle vicende
della narrazione.
Avendo in mente la quantità di materiale mitico prodotta da Marvel,
comincia a essere evidente la complessità dell’operazione di ricodifica
cinematografica di una trama nella quale futuro, passato e presente si
mischiano fra loro e con centinaia di altre storie successive. Come sarà
Wolverine, nel mondo futuro di Terra-811? Esattamente simile a come
viene descritto nell’arco narrativo creato nel 1981 da Claremont, o
invece è necessario tener conto di tutto quanto è accaduto – in diversi
piani di esistenza, peraltro – negli anni e nelle narrazioni successive
di altri autori della Casa delle idee? Stessa discorso per le
Sentinelle, un artificio narrativo che compare spesso nelle vicende
degli X-Men: sono la risposta tecnologica degli uomini alla paura che i
mutanti generano, l’arma principe che l’umanità, priva degli incredibili
poteri di Magneto o di Tempesta, ha a disposizione per combattere i
mutanti. Le Sentinelle sono un’idea di Stan Lee, sono apparse per la
prima volta nel 1965 e quindi sono precedenti allo stesso Wolverine, e
alla maggior parte degli X-Men. Ce ne sono una decina di versioni
differenti. Quale di queste versioni è corretto impiegare nella
trasposizione cinematografica? Considerando la timeline complessiva
Marvel come dovrebbero essere le Sentinelle del film?
Un’altra questione da tener presente è quella legata ai diritti
cinematografici sui più noti personaggi Marvel, ceduti nel tempo a
diverse case di produzione. I diritti di X-Men e Fantastici quattro sono
al momento di proprietà di 20th Century Fox, quelli di Spider-Man
appartengono a Sony-Columbia Pictures, mentre gli altri personaggi
principali sono in mano ai Marvel Studios. Tutto questo ha conseguenze
dirette sulla sceneggiatura di Giorni di un futuro passato: Fox
non può far passare più di sette anni tra un film sugli X-Men e il
successivo, altrimenti i diritti torneranno automaticamente in mano alla
casa madre (che in pratica, oggi, è la Disney); e non è possibile
produrre un film nel quale siano presenti contemporaneamente, o anche
solo citati insieme, l’Uomo ragno e I Fantastici quattro, o Wolverine e i
Vendicatori, eliminando così dal novero delle trasposizioni possibili
molte storie recenti e popolarissime, che hanno stravolto l’universo
narrativo di Terra-616, come Civil War o World War Hulk. Inoltre le
varie saghe cinematografiche sono andate via via componendo delle
continuity in qualche modo indipendenti dal resto del multiverso Marvel.
I film L’incredibile Hulk, Iron Man e 2, Thor, Captain America – Il primo Vendicatore e The Avengers sono
tutti collegati fra loro e formano un’unica linea narrativa. Allo
stesso modo i sette film sugli X-Men prodotti da 20th Century Fox
formano una continuity che, prima ancora di essere coerente con gli
altri mondi della Casa delle idee, deve essere coerente soprattutto con
le vicende che compongono l’unita narrativa della saga cinematografica.
Ovvero è come se l’universo dei film sugli X-Men fosse solo una piccola
porzione del multiverso Marvel, una “Terra-Fox” nella quale Wolverine ha
il viso di Hugh Jackman e Tempesta quello di Halle Berry, un mondo
ambientato negli anni zero e dieci del Duemila, nel quale Shadowcat,
popolare nel 1981, non gode più dei favori del pubblico.
Gli sceneggiatori di X-Men: Giorni di un futuro passato hanno
affrontato quindi questa vasta complessità nella quale coesistono decine
di mondi e migliaia di personaggi (qualcuno ha provato a contare tutti i
personaggi della Casa delle idee, ma si è fermato a quota 8.000. Qui c’è
un elenco, incompleto, di circa 2.000 fra supereroi, villain e
mutanti), dovendo svilupparne solo una piccola parte, nello spazio di
131 minuti, in relazione a quanto accaduto nei precendenti film della
serie, e avendo bene a mente cosa può accadere nei prossimi. Esemplare
il caso del senatore Kelly, già utilizzato nella continuity
cinematografica e che per ovvie ragioni (gli spettatori della saga sanno
già che non morirà per mano di Mystica) non può più avere il ruolo
chiave che recita nel fumetto di Cleremont, e quindi viene sostituito da
un altro personaggio del mondo Marvel, Bolivar Trask.
Per tutti questi motivi “Terra-Fox”, la saga cinematografica degli
X-Men, scostandosi dalle trame originali dei comics, contribuisce a
creare e rinnovare lo stupefacente multiverso Marvel, mostrando una
delle principali caratteristiche della narrazione mitologica: la
parabola dell’eroe che salva il mondo deve essere continuamente
riadattata, modificata, modernizzata, per continuare ad affascinare
l’umanità.
Enrico Piscitelli
Trovato su Minima et Moralia
lunedì 3 novembre 2014
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