Lo ammetto: non avevo mai pensato a quante cose bisogna tener conto per tirare su una casa. Certo, sapevo di dover comprare una cucina, di dover decidere le mattonelle, e poi il bagno, e la camera da letto; ma essenzialmente una casa nuova per me rappresentava un luogo mio, già fatto, già pronto, dove poter stare per conto mio, senza mia mamma che entra in stanza ogni cinque minuti per raccontarmi un fatto accadutole in giornata, e partendo sempre e comunque dalla sera in cui lei e mio padre si sono conosciuti. Oppure un posto dove le cose potessero stare al loro posto: le lamette da barba in bagno, e non in camera per paura che mio padre usasse le mie; la carta igienica, può sembrare strano, in bagno, e non come ora per imperscrutabili ragioni in soffitta, ad una rampa di scale dal cesso, dove fino a prova contraria si dovrebbe usare.
Ma ora che vivo tra la polvere escono fuori cose del tutto inaspettate. Mi trovo a dover giudicare, utilizzando solo la fantasia, se ci sarà abbastanza luce in cucina. In bagno, dove lo spazio è ottimizzato al millimetro e che mi impedirà di ingrassare di un solo chilo per il resto della mia vita se voglio continuare ad entrarci, spunta fuori il quesito su dove tenere gli accappatoi. E poi, il vero dilemma che in questi ultimi giorni mi sta bloccando: come far aprire il portone? Verso destra, aprendosi sulla cucina e nascondendo un po’ il salotto; o verso sinistra, indirizzando chi entra un po’ più verso la sala e un po’ meno verso la cucina?
Queste si che sono belle domande.
1 commento:
sono domande degne di questo nome, le tue.
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