martedì 28 dicembre 2010

Oceani di rapporti

i rapporti sono così. strani. almeno quelli veri, non quelli di facciata, superficiali. iniziano con qualche timore, ti ci avvicini con dubbi e paure, titubante come quando al mare sembri assaggiare l'acqua con la punta del piede per sentire quanto sia calda prima di tuffarti. è un momento che può durare un'eternità, in una danza durante la quale ripeti questo gesto più e più volte, fino a quando non ti senti sicuro, così come fa allo stesso modo l'altra persona; perché i rapporti sono quelli che leghi, non quelli che ti fai nella testa. così nel ballo siete sempre in due, e alla stessa stregua dei principianti le prime volte vi pestate i piedi, sbattete la testa l'uno contro l'altra, e sembrate goffi, impacciati, sempre insicuri se quello che state facendo sia giusto oppure sbagliato. contate i passi a fior di labbra, quando invece bisognerebbe dimenticare tutto e farsi guidare dalla musica. poco male, verrebbe da dire: si tratta solo del primo rapporto, una volta legato con la prima persona i passi li conosciamo e non saremmo più così imbranati. invece cambia tutto, ogni nuovo partner è sempre una nuova sfida, legami da riallacciare, accordi da regolare, sicurezze da accettare. nei rapporti funziona in questo modo: siamo principianti in eterno.
superato il primo periodo si apre una diga. l'acqua scende a valanga, con violenza, senza ordine. entrambi non conoscete niente dell'altro, siete territori da esplorare nella loro totalità. per questo vi chiedete addosso, vi raccontate il più possibile, vicende, persone, fatti, aneddoti, ricordi, in modo da fornire o avere un quadro completo. c'è sempre quest'urgenza viscerale di farlo nel più breve tempo possibile, perché tutti vogliono smettere di essere per l'altro solo un'idea, la forma di una possibile persona, solo la faccio e il corpo, l'aspetto fisico, e trasformarsi in quello che sono davvero, o che vorrebbero essere. perché a volte conoscere qualcuno è una buona occasione per potersi reinventare, fare tabula rasa, partire da zero, mettere sul piatto il meglio e dimenticare il peggio. fare finta che non ci sia è impossibile, ma almeno non renderlo pubblico, perché fino a quando i propri peccati non sono confessati è un po' più facile fingere.
insomma c'è questa tempesta imperterrita di informazioni, talmente fitta da non fare vedere niente oltre un metro di distanza. e magari tu sei seduto dentro una macchina spenta, parcheggiata ai bordi della strada, ad ascoltare il ticchettio della pioggia sul tettino trasformarsi nel suono più rotondo della grandine, quando l'altra persona inizia - è un'eventualità - a parlare dei proprio sogni, delle proprie aspettative, speranze, paure, illusioni. fino a quando il temporale non cessa, fuori torna sereno. niente più nuvole grigie, il cielo si riapre chiaro con i raggi del sole timido a farsi largo sopra le vostre teste. all'orizzonte si può scorgere pure un accenno di arcobaleno, quasi trasparente, impalpabile appoggiato leggero sopra l'aria. sono i momenti migliori, quelli durante i quali non avete più niente da dirvi e potete dirvi qualsiasi cosa.
l'importante in certi casi è non permettere all'oceano di gonfiarsi. quando si è arrivati a questo punto basta un nulla è tutto si gela. quando si è in acqua non ti accorgi della marea che sale; ma da fuori, una volta uscito, la profondità si nota di più, quando devi rientrarci dentro e il mare ti arriva subito al petto senza neppure accorgersene. quando succede significa che è già troppo tardi, tra te e l'altra persona c'è un oceano nel mezzo, e questo oceano sono tutte le informazioni che ti sei perso, che avete perso a vicenda, quelle che se tutto fosse stato normale, se fosse stati entrambi in acqua, vi sareste scambiati tranquillamente, senza pressioni, una notizia alla volta. invece avete deciso di uscire dall'acqua, uno in america, l'altra in europa, e vi siete fermati a guardare l'orizzonte senza riuscire a scorgere la sponda opposta. da quel momento avete iniziato ad accumulare racconti, mettere da parte storie, avvenimenti, ogni giorno qualcosa di nuovo, di speciale o anche solo di normale, da prendere e conservare in una scatola. forse ci si illude basti tenere a mente tutti i fatti avvenuti, tutti i giorni trascorsi, gli eventi eccezionali così come la quotidianità più noiosa, per potere raccontare poi tutto caso mai si rincontrasse quella persona, il tuo rapporto. si pensa, male che vada si tratta di prendere di nuovo a studiare i primi passi della danza, saltando i momenti d'imbarazzo, partendo non da zero ma almeno da cinque, dieci, non importa su quale scala, ma essere comunque un poco più avanti rispetto alla linea di partenza. invece non è così, perché quando si hanno talmente tante cose da raccontare a una persona che si conosce così bene, non sai mai da quale iniziare, la successione logica si perde, ti rendi conto di trovarti tu stesso in un labirinto di informazioni da cui non riesci a uscire: hai perso la bussola, e rimettere in fila tutta la storia, la tua storia, in modo da renderla comprensibile anche ad altri, a lui a lei, a chissà chi, non è affatto facile quanto credevi. salti da un capitolo all'altro, inizi a parlare da quando vi siete lasciati, poi riprendi da un fatto qualunque successo due anni dopo il vostro ultimo incontro, ci metti dentro persone sconosciute, amicizie non in comune, ti sposti al giorno prima, il giorno prima il vostro attuale incontro, per descrivere la sensazione provata all'idea di rivederla, per tornare ancora indietro, di giorni, mesi, anni, e raccontare qualcosa di cui non credevi di ricordare. scavi buche temporali tra una frase e l'altra, tra un respiro e l'altro, abbassi la testa, distogli lo sguardo. il tutto a intermittenza, spezzettato da attimi di silenzio, o intervallato dallo stesso tipo di racconto balbuziente fatto dall'altra persona.
i rapporti buoni, e interrotti, ripresi, sono congegni arrugginiti che fanno fatica a muoversi. se si è fortunati niente si romperà quando riprenderanno a ticchettare scandendo i minuti, e i fatti, i racconti, e tutto ritornerà come prima, basterà solo rimettere l'ora regolandola nel modo giusto. ma se c'è un consiglio, banale ma quanto mai vero, è quello di non far mai crescere gli oceani, di non farli mai arrugginire, i rapporti, almeno quelli veri.

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