martedì 15 febbraio 2011
L'arcobaleno della gravità
Si sente all’improvviso lontano un centinaio di chilometri. Persino fra le maglie di quella guerra, la solitudine, quando vuole, può attanagliarti l’intestino cieco, renderlo insensibile, come in quel momento.
gli agenti segreti si facevano tatuare i messaggi in codice, in una decina di lingue slave, sopra il labbro superiore, si facevano crescere i baffi per poi lasciarseli radere solo da crittografi autorizzati
I due tenenti si osservavano attraverso quelle ombre gravide di birra
Più o meno nello stesso periodo, Tantivy aveva cominciato a capire quanto Slothrop fosse solo. A parte quella moltitudine di ragazze che raramente vedeva una seconda volta, sembrava che a Londra non avesse nessun altro con cui scambiare quattro chiacchiere.
Nel 1931, l’anno del Grande Incedio dell’Aspinwall Hotel, il giovane Tyrone era andata a trovare i suoi zii a Lenox. Era aprile ma, mentre si stava svegliando in quella stanza a lui poco familiare per il fracasso dei vari cugini e cuginetti che scendevano le scale, per qualche attimo aveva pensato fosse inverno, poiché spesso, più o meno a quell’ora, papà o Hogan lo svegliavano e, mentre lui sbatteva le palpebre, ancora imbacuccato nelle coperte dei sogni, lo spingevano fuori al freddo a osservare l’aurora boreale.
Immaginate un missile che si sente arrivare solo dopo che è esploso. Alla rovescia! Un frammento di tempo reciso con precisione… qualche metro di pellicola fatta scorrere al contrario… il razzo, arrivato più veloce del suono, scoppia – poi, dalla sua stessa esplosione scaturisce il rombo della sua discesa, ricongiungendosi alla morte e al fuoco che ha già causato… un fantasma nel cielo…
in quel posto non hanno la sensazione di essere in pericolo, Jessica però vorrebbe che ci fossero altre persone in giro, vorrebbe che fosse veramente come un piccolo borgo di paese, il suo paese. I proiettori dell’antiaerea potevano anche restare a illuminare la notte, e i palloni di sbarramento, con la loro aria pingue e amichevole, potevano restare a salutare l’alba; poteva restare tutto, perfino le esplosioni in lontananza, finché risultavano inutili… finché nessuno doveva morire… Perché non poteva essere così? Solo uno spettacolo emozionante di suoni e luci (oh, poter vivere in un mondo dove era quella l’unica emozione della giornata…), solo un temporale estivo che si avvicinava, un rombo benevolo…
Finché non cade qualche bomba abbastanza vicina, in grado di toccarli personalmente, lei e Roger continueranno a essere al sicuro: i loro boschetti di steli blu argento che si allungano al calar della notte a sfiorare le nuvole o a spingerle via, le masse di soldati in uniforme verde e marrone, nel tardo pomeriggio, il loro sguardo perso in lontananza, convogliati verso il fronte, verso un grande destino che, stranamente, ha poco a che vedere con la loro vita, lì dentro… Non lo sapevi che c’era la guarra, stupida? Si, però… qui c’è Jessica nel pigiama smesso di sua sorella, e Roger addormentato senza nulla addosso – insomma, dov’è questa guerra?
L’ago scivola indolore nella vena, vicino alla concavità nella piega del gomito
“Rosie, esiste forse una scala in grado di misurare i ‘tratti’ interpersonali di un individuo?” gli chiede, sondando l’aria con il suo naso da falco, lo sguardo scaltramente abbassato. “I valori umani, come la fiducia, l’onestà, l’amore? Esiste per caso – perdona la mia insistenza – una scala in grado di misurare la religiosità?”
In quel momento, mentre scende la sera, comincia a cadere qualche amaro fiocco di neve.
Stimolo incondizionato = strofinare leggermente il pene con un tampone di cotone sterilizzato.
Riflesso incondizionato = erezione.
Stimolo condizionato = x.
Riflesso condizionato = erezione ogniqualvolta sia presente x; non è più necessario passare il tampone, tutto ciò di cui si ha bisogno è lo stimolo x.
Mmm… x? Insomma, che cos’è questo stimolo x? Ebbene, è il famoso ‘Stimolo Misterioso’ che affascina intere generazioni di studiosi di psicologia comportamentale, ecco cos’è.
“Non è il mio campo, ovviamente”, Mexico non desidera davvero offenderlo, però… “tuttavia ho l’impressione che questa storia della causa-effetto sia stata portata al limite estremo, che la scienza, per poter andare avanti, debba partire da una serie di premesse meno anguste, meno… sterili. La prossima grande conquista della scienza potrà arrivare quando avremo il coraggio di scartare completamente il concetto di causa-effetto, cercando di procedere da un’altra angolazione.”
Nascosta alla sua vista, la macchina da presa segue silenziosa i lenti movimenti della ragazza, mentre questa vaga da una stanza all’altra con fare volutamente ozioso, le gambe lunghe, le spalle ampie e inarcate da adolescente, i capelli biondissimi non tagliati all’olandese (come ci si potrebbe aspettare), ma acconciati modernamente, fermati all’insù con un vecchio diadema d’argento ossidato. La permanete del giorno prima le ha bloccato i capelli biondi in un centinaio di vortici che ora brillano attraverso la filigrana scura. Anche se è pomeriggio , la scena è illuminata da una luce supplementare al tungsteno e la lente è aperta al massimo. È il giorno più piovoso del recente passato. Le esplosioni dei razzi in lontananza, verso sud e verso est, ogni tanto vengono a visitare il villino, scuotendo non le finestre rigate di pioggia, ma solo le porte, attraevate da una serie di tremori lenti, tre o quattro di seguito, come se fuori ci fossero dei poveri spiriti che stessero bussando, che avessero un bisogno disperato di compagnia, chiedendo di entrare solo per un attimo, per una carezza…
La casa è situata a ovest dell’ippodromo di Duindigt, in direzione decisamente opposta rispetto a Londra, tuttavia nessun angolo di direzione può essere considerato sicuro – spesso i razzi si mettono a girare su se stessi in cielo, nitrendo impazziti, e poi cadono, guidati solo dalla propria follia, ormai incrollabili e, ahimè, incurabili. Quando c’è tempo, i loro proprietari provvedono a sopprimerli via radio, mentre sono ancora in preda alle loro convulsioni, fra cielo e terra.
Jessica portava una maglia rossa con le maniche corte, e le sue braccia nude lungo i fianchi avevano un riflesso rosso. Non si era truccata: era la prima volta che Roger Mexico la vedeva così. Mentre si stravano dirigendo verso la macchina, lei aveva preso la mano di Roger e se l’era infilata delicatamente tra le cosce. Il cuore di Roger aveva avuto un’erezione, ed era venuto. Si, era stata proprio quella la sensazione che aveva provato: un grande fremito a livello epidermico era salito dalla linea mediana aprendosi a V, fino a inondargli i capezzoli… è l’amore, è una cosa sorprendente. Perfino quando lei non c’è, quando lui si risveglia da un sogno, quando vede una faccia per strada che potrebbe essere, per qualche probabilità remoto, quella di Jessica, non riesce a controllarlo, l’amore lo tiene in pugno.
Fuori, dalla finestra, si stava affacciando il mattino.
Quando, nelle loro notti folli, monta su di lui per cavalcarlo – la pertica rigida di Roger divenuta il suo asse – cercando di essere anche lei dura per non liquefarsi completamente come un’esile candela e spandersi sul copriletto quando viene, tutto quello che riesce a fare è ripetere Roger, Roger, amore mio, con un esile filo di voce.
Di fatto, però, chi può sapere che cosa vuole davvero la Guerra, così grande, così fredda, così… assente. forse la Guerra non è nemmeno una consapevolezza, una forma di vita, ma solo qualche cosa che assomiglia, in modo crudele accidentale, alla vita. Alla Withe Visitation c’è un lungodegente, un vecchio paziente schizofrenico il quale crede d’essere la seconda guerra mondiale. Non vuole leggere i giornali, si rifiuta d’ascoltare la radio, eppure, per qualche ragione, il giorno dello sbarco in Normandia già venuta la febbre a quaranta. Adesso, mentre le forza alleata continuano a stringere d’assedio il nemico, da est e da ovest, in una lenta manovra a tenaglia e si contraggono lentamente come per riflesso naturale, lui parla dell’oscurità che invade la sua mente, dell’attrito dell’io…
Deve basare la parte più importante della propria vita sull’onestà delle persone incaricata di agire come interfaccia fra ciò che lui dovrebbe essere e ciò che è realmente.
gli rivolge un sorriso che disegna delle fossette nelle sue guance
Se ne stanno lì ad ascoltare le raffiche di pioggia, ora diventata quasi nevischio. L’inverno si addensa, si diffonde, si incupisce. In fondo a una sala, da qualche altra parte, si sente il rumore secco della pallina della roulette. Ketje sta fuggendo da lui. Perché? Si è forse avvicinato di nuovo troppo? Slothrop cerca di ricordare se Katje abbia sempre avuto bisogno di esprimersi così, giocando di sponda, rimbalzando prima di poterlo toccare.
I roditori hanno avuto il loro momento di libertà. Webley è stato solo il loro ospite d’onore. Adesso si ritorna tutti quanti alle gabbie e alla morte razionalizzata – la morte al servizio della sola specie afflitta dalla consapevolezza di dover morire…
Proverbi per i Paranoici, 3: Se loro riescono a farvi fare la domanda sbagliata, non dovranno preoccuparsi della risposta.
La pelle d’oca decora i suoi piccoli seni.
sembra quasi che cerchi di convincerci che la malattia del cristianesimo non ci abbia mai sfiorato, quando è risaputo che ci ha infettato tutti, in alcuni casi mortalmente.
Slothrop riesce a trascinarsi fino a una cantina vuota, in una casa situata di fronte a una chiesa in rovina, si raggomitola a terra e se ne sta lì, per giorni, tremante di febbre, a grondare una merda che brucia come l’acido – indifeso, solo con quella mano potente che gli serra le budella, la quale sembra uno di quei nazisti cattivi che si vedono al cinema
che cosa succede quando due paranoici s’incontrano? Un incrocio di due solipsismi, è chiaro. I disegni della loro paranoia ne formano un terzo: un moiré, un nuovo mondo di ombre sfuggenti, di interferenze… “Mi vogliono qui? E per che cosa?”
non si tratta solo di recitare una parte, ma di viverla.
Gustav vorrebbe mettersi a sghignazzare, però si scopre che Saure in realtà è un esperto nella difficile arte della papiromanzia – ovvero la capacità di profetizzare il futuro osservando il modo in cui la gente s’arruola gli spinelli: la forma, i segni lasciati dalla lingua nel leccarli, le grinze e le pieghe presenti sulla cartina o la loro relativa assenza. “Presto ti innamorerai”, dice Saure, “guarda, lo dice questa linea qua.”
“È lunga, eh? Vuol dire forse che…”
“La lunghezza di solito indica l’intensità, non la durata.”
“Breve ma dolce”, sospira Magda.
Le guerre hanno un modo tutto loro di annullare i giorni che le precedono. Nel guardare al passato, c’è un tale rumore, una tale gravità… Il condizionamento a cui siamo sottoposti, però, ci fa dimenticare tutto. Affinché la guerra possa avere più importanza… si, eppure… non è forse più facile vedere il meccanismo segreto nei giorni che precedono l’evento? Ci sono preparativi, cose da sbrigare… e spesso i margini si sollevano brevemente, e vediamo cose che non avemmo dovuto vedere…
“Penso che adesso esista nel Mondo una possibilità terribile. Non possiamo ignorarla, dobbiamo affrontarla. È possibile che Loro non muoiano. Adesso come adesso, Loro hanno i mezzi per andare avanti all’infinito – noi, tuttavia, continueremo a morire come abbiamo sempre fatto. La Morte è stata la fronte del Loro potere. Non è stato difficile per noi vederlo. Se siamo qui, su questa Terra, una volta, una volta soltanto, allora siamo qui direttamente per prendere tutto quello che possiamo, finché possiamo. Se Loro hanno preso molto di più, non soltanto alla Terra ma anche a noi – ebbene, perché volergliene, in fondo, visto che Loro sono condannati a morire così come lo siamo noi? Siamo tutti sulla stessa barca, sotto la stessa ombra… si… si. Ma sarà poi vero? Oppure si tratta della Loro menzogna più raffinata, della Loro menzogna diffusa con più cura, fra tutte quelle note e meno note?
Dobbiamo andare avanti, pur sapendo che forse moriamo solo perché lo vogliono Loro: perché Loro hanno bisogno del nostro terrore per sopravvivere. Noi siamo il Loro raccolto…”
“Forse Loro non moriranno più nel Loro letto – ma almeno possono morire di mote violenta. E anche se non è così, possiamo almeno imparare a negare Loro la nostra paura della Morte. Esiste un tipo di croce per ogni tipo di vampiro.”
“Lei crede di potermi… ehm… stilare un rapporto immediato della situazione?”
“Oh, Geoffrey, su, andiamo…” Ecco arrivare Sammy Hilbert-Spaess, di ritorno dalla sola docce dove ha appena assistito a quell’allegro sollazzo, il quale scuote la testa, mentre i suoi occhi sporgenti, levantini, continuano a fissare gli altri dall’alto in basso. “Geoffrey, anche se riceverai un resoconto, a quel punto la situazione sarà cambiata completamente. Certo, potremmo dartene un quadro generale, riassumerla finché vuoi, però si perderebbe così tanta precisione, in definizione, che non ne varrebbe più la pena, ti pare? Accontentati di guardarti attorno, Geoffrey. Guardati bene attorno, per vedere chi c’è.”
E quando sospirate beati nel vostro agio,
Chiedetevi come se la stia passando –
Poiché, secondo voi esiste più decoro
Nel vendersi per una manciata d’oro,
O rinunciare alla vita vera sospirando?
“Ma non pensi alla libertà che questo comporta?” chiede Evans il Misericordioso. “Io non posso neppure fidarmi di me stesso… Si può forse essere più liberi di così? Se un uomo può essere venduto da chiunque, perfino da se stesso… capisci?”
Più o meno in quel momento, come se fosse bastato il desiderio di qualcuno a farlo apparire, nel cielo si vede un punto d’ago: la prima stella.
“Tu come paranoico sei un principiante… Roger.” È la prima volta che Pirata lo chiama per nome e Roger ne è commosso, quanto basta per farlo frenare nella sua invettiva. “Naturalmente, la paranoia presuppone un ‘sistema Loro’ ben articolato – ma questo rappresenta solo la metà della questione. Per ogni ‘Loro’ dovrebbe esserci anche un ‘Noi’. Nel nostro caso c’è. La paranoia creativa vuol dire sviluppare un ‘sistema Noi’ minuzioso per lo meno quanto il ‘sistema Loro’…”
“Ma da quando è diventato impossibile morire per la morte, abbiamo avuto una versione secolare: quella che sostiene lei, Vaslav. Morire per aiutare la Storia a svilupparsi, per aiutarla a raggiungere la sua forma predestinata. Morire sapendo che l’atto che si compie permetterà di avvicinarsi ancora un poco al buon fine a cui si tende. Il suicidio rivoluzionario. Perfetto. Però, attenzione, Vaslav: se i cambiamenti della Storia sono davvero inevitabili, allora perché non si può scegliere invece di non morire? Se il cambiamento avverrà comunque, a che serve morire?”
Se c’è ancora speranza per Gottfried, lì, in quel momento sferzato dal vento, allora deve esserci speranza anche altrove. La scena in sé deve essere interpretata come una carta dei tarocchi: quello che accadrà. Tutto quello che è accaduto finora alle figure rappresentate nella scena (disegnata in modo grossolano, di un colore bianco sporco, grigio militare, dai tratti essenziali come uno schizzo su un muro in rovina) sarà conservato anche se non ha un nome e, come il Matto, non ha un posto fisso nel mazzo.
Ludwig ha incontrato un destino peggiore della morte, e ha scoperto che ci si può venire a patti.
Il vino sortirà il suo effetto su qualsiasi cosa accada. Non ti è mai capitato di svegliarti, ritrovandoti con un coltello in mano, con la testa infilata nel gabinetto, con l’immagine sfocata di uno sfollagente che sta per spaccarti il labbro superiore, e hai deciso di ripiombare nel tuo pisolino rosso e capillarizzato, dove niente di tutto questo sarebbe mai potuto accadere? E poi ti sei svegliato ancora una volta sentendo una donna gridare, e poi ancora una volta sentendo l’acqua del canale gelarti gli occhi e le orecchie, e poi ancora una volta sentendo il rombo di un’infinità di Fortezze Volanti, e poi ancora, e ancora… Ma no, niente di tutto questo è mai stato reale.
Lo sballo da vino: lo sballo da vino sfida la legge di gravità, ti ritrovi sul tetto dell’ascensore mentre questo sale come un razzo, e non c’è modo di scendere. Ti separi in due, in Due Parti fondamentali, e ogni ‘io’ è consapevole dell’altro.
Thomas Pynchon
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1 commento:
Amo questo libro.
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