Avete presente quando vi trovate in
gruppo, magari a chiacchierare a un tavolo di una caffetteria, o in un
pub, e la conversazione comincia a diramarsi in strade sempre più
distanti senza però suddividere equamente l’attenzione dei presenti? In
modo del tutto spontaneo si vengono a creare dei piccoli nuclei di
gruppi d’ascolto, persone della compagnia che ascoltano un’altra persona
della stessa compagnia che ha preso/conquistato la parola. Questi
gruppi tendono poi a riunirsi, è inevitabile, mentre i vari oratori
cedono la concentrazione a loro rivolta a un oratore più
interessante che svolge il ruolo di collettore. Questo sarà colui che
riunirà il gruppo su di un unico argomento. È un processo a volte lento a
volte velocissimo (dipende dal grado di interesse che i vari argomenti
succedanei riescono a suscitare) nel quale si ha un momento di
espansione e dispersione, e successivamente un momento di contrazione e
raccolta. All’inizio del movimento di recupero, ovvero quando si ha
l’inversione di tendenza e invece di spingersi sempre più ai confini del
gruppo originario si tende a concentrarsi attorno a un unico centro
[1], si può studiare l'imbarazzo di chi ha iniziato una conversazione
nata con l’intento di essere rivolta a terzi mentre nella realtà viene
ascoltata solo da chi parla e che si è trasformata improvvisamente,
senza possibilità di opporsi, in un monologo. Nel momento in cui la
risacca comincia ad attrarre di nuovo i componenti del gruppo verso il
suo centro, può esserci qualcuno, distratto, che non si è ancora accorto
di cosa sia invece iniziato, ovvero una specie di viaggio di ritorno.
Non è insolito che in questo intervallo di tempo, breve ma durante il
quale per assurdo la conversazione può apparire come immobile (non in
espansione, non in contrazione), se si tende un poco l’orecchio a suoni
di sottofondo, si possa sentire una voce perdersi nell’indifferenza e
spegnersi piano piano. È la voce di chi chiede attenzione senza
riceverla, e che non si è accorto del controesodo del gruppo appena
iniziato.
[1]
La decisione di interrompere, a volte pure bruscamente, un’attività di
esplorazione verso i limiti estremi di un gruppo per tornare invece in
seno al gruppo stesso, è una scelta presa in totale autonomia dai membri
che si trovano ai margini del nucleo originario. Più ci si allontana
dal centro e più i gruppi secondari, o terziari, si suddividono in
sempre meno componenti, raggiungendo alla fine il minimo numero per
definire una conversazione, ovvero: due.
In
due si sente molto più freddo, c’è meno calore rispetto a una
discussione nella quale ci sono più soggetti. (Si può definire una
discussione, in generale, come una stanza di due metri per due metri,
senza finestre, né radiatori o condizionatori per alterarne il clima
interno, e virtualmente anche senza una porta di ingresso e/o di uscita:
un luogo neutro ben delimitato, non alterato da fattori esterni che non
siano le persone che vi sono dentro. Se metti dieci persone in un
ambiente di quattro metri quadrati, quest’ultime finiranno per
riscaldarsi a vicenda, vuoi per la vicinanza, vuoi per il continuo
respirarsi addosso. La loro temperatura corporea riscalderà più
velocemente la stanza rispetto al caso in cui nella stessa stanza – la
stessa discussione – fossero chiuse solo due persone. Se si potesse fare
un test comparativo, con due camere della stessa identica grandezza,
con in una dieci persone dentro, mentre nell’altra soltanto due,
quest’ultime patiranno più freddo rispetto alle loro corrispettive cavie
capitate nella stanza più affollata.) Per questo i componenti di un
gruppo che si spingono più ai margini, e che inevitabilmente andranno a
formare una subconversazione con solo due attori – un oratore e un
ascoltatore – a causa del freddo e della ricerca di calore-attenzione
tenderanno in modo assai naturale a cercare di aggregarsi di nuovo al
gruppo originario, o al nuovo nucleo che si è formato.
Così
come nei movimenti universali, dove all’inizio dei tempi una grande
singolarità concentrava tutto quanto il calore presente per poi
esplodere espandendosi a macchia d’olio e distribuire il calore, anche
la frammentazione di un gruppo subirà lo stesso processo di espansione –
big bang – e, secondo alcune teorie, implosione – big crunch.
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