lunedì 12 maggio 2014

Verdi colline d'Africa

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Ora, è piacevole cacciare qualcosa di cui si ha molto desiderio, per un lungo periodo di tempo, e sentirsi giocati e messi nel sacco e alla fine di ogni giorno aver fallito lo scopo, continuando però sempre a cacciare con la sensazione che presto o tardi la fortuna cambierà e che si presenterà l’occasione tanto attesa.

La maniera di andare alla caccia è di poter cacciare tutta la vita, fino a che c’è questo o quell’animale, come se la maniere di dipingere è di dipingere sino a che tu esista ed esistano tela e colore, e quella di scrivere, di scrivere sin che tu riesci a vivere e vi siano lapis e penna e carta e inchiostro o qualsiasi altro strumento per farlo, e qualcosa di cui t’importi scrivere, e tu senta che sarebbe stupido, che è stupido fare in qualsiasi altro modo.

Ho sempre amato i paesi, i paesi son molto migliori della gente che li abita. Mi son potuto interessare solo di pochissime persone alla volta.

Ebbi un sentimento d’orrore al quale era solo comparabile quello che sentii una volta all’ospedale col braccio destro rotto fra il gomito e la spalla, col dorso della mano che pendeva contro la schiena, e avendomi le punte dell’osso forato la carne del bicipite che finì per marcire, gonfiarsi e scoppiare in un flusso di pus. Solo col mio dolore, quella notte, dopo cinque settimane d’insonnia pensai improvvisamente a quel che deve sentire un alce che fugge con al spalla spezzata; quella notte giacqui e provai tutto, tuto quanto dal colpo della pallottola sino alla fine della faccenda, e forse delirando un po’ pensai che quello che stavo provando doveva essere la punizione di tutti i cacciatori.

Se vi tocca di venir arruolati, quando siete molto giovani, al servizio della società, della democrazia del resto, e declinando qualsiasi altro richiamo vi tenete responsabili di quanto fate solo a voi stessi, finirete per scambiare il piacevole e confortante puzzo di camerati per qualcosa che non potrete sentire in altro modo che da soli. Questo qualcosa non so definirlo appieno ma è un sentimento che nasce quando si scrive bene e con sincerità di un argomento e si sa, obbiettivamente, d’aver scritto in tal maniera; ma a quelli che sono pagati per leggere e riferire il soggetto non garba, così dicono che è tutta un’impostura, eppure voi ne conoscete il valore in senso assoluto; o quando vi dedicate a qualche occupazione che la gente considera poco seria e invece voi intimamente sapete che è de è sempre stata non meno importante di tutte quelle belle cose che sono alla moda, e quando, sul mare, vi sentite solo con lui e sapete che questa Corrente del Golfo con la quale vivete e che conoscete, studiate, amate, scorreva come ora , prima dell’uomo, e bagnava la riva di questa bella, lunga e infelice isola prima che Colombo la scoprisse, e le cose che andate scoprendo su di essa e quelle che vi sono sempre state, sono permanenti e hanno valore perché la Corrente scorrerà come sempre ha scorso, dopo che pellirosse, spagnuoli, inglesi, americani e cubani e tutti i sistemi di governo e ricchezza e povertà e martirio e sacrificio e venalità e crudeltà saranno scomparsi come la chiatta carica di rifiuti variopinti e maleodoranti, piegata sul fianco, rovescia il suo contenuto sull’acqua azzurra che si fa verde pallido sino alla profondità di quattro o cinque tese, mentre il carico si stende sulla superficie e la parte più pesante va a fondo: resti galleggianti, fronde di palma, tappi, bottiglie, lampadine usate, con contorni di preservativi, busti di donna, fogli strappati dal quaderno di uno scolare, un cane ben gonfio , un topo, un gatto irriconoscibile, tutto questo ben tenuto d’occhio dai battelli dei raccoglitori d’immondizie che raccolgono la loro preda con lunghe pertiche, attenti, intelligenti e precisi come storici, dei quali hanno anche la larghezza di vedute; e la Corrente, senza visibile flusso, accoglie cinque carichi ogni giorno, quando all’Avana le cose vanno bene. Ma dieci miglia dopo, lungo la costa l’acqua è chiara e azzurra e intatta come prima che il rimorchiatore facesse uscire la chiatta: e le palme delle nostre vittorie, le lampadine logore delle nostre scoperte, i preservativi usati dai nostri grandi amori, galleggiano, privi di significato sullo sfondo di un’unica, durevole cosa, la Corrente.

Pensavo a quella cosa che è la birra e tornavo con la memoria a quella primavera che camminavo per la strada montana verso Bains de Alliez, a quel concorso di bevitori di birra ne quale non siamo riusciti a vincere il vitello, ed eravamo tornati a casa di notte per i monti, col chiari di luna sui campi di narcisi che crescevano nei prati, e ubriachi avevamo discusso come si potesse scrivendo rendere quella luce su quel pallore; e ricordavo la birra bruna, seduti ai tavoli di legno sotto le glicine di Aigle, dove eravamo arrivati, attraversando la valle del Rodano dopo aver pescato nello Stockalper fra gl’ippocastani in fiore: e io e Chink di nuovo a discutere sullo scrivere e sulla possibilità di chiamare qui fiori candelabri di cera. Dio, quanto maledette discussioni letterarie: eravamo ben intellettuali subito dopo la guerra.

E invece d’inseguire tutto il giorno quell’antilope dannatamente ferita all’addome mi stenderei dietro una roccia e le guarderei abbastanza a lungo, là sul costone, perché appartenessero a me per sempre.

È più facile mantenersi in salute in un buon paese usando delle precauzioni che pretendere che un paese finito sia ancora buono a qualcosa.

I nostri vecchi vennero in America perché allora quello era il luogo nel quale bisognava andare. Era stata una buona terra, ma noi ne avevamo fatto un enorme pasticcio; io adesso me ne sarei andato altrove, come sempre si è avuto il diritto d’andare, e come sempre siamo andati. Si faceva sempre in tempo a tornare. Vengano in America gli altri, che non sanno di arrivare ormai troppo tardi. I nostri vecchi l’avevano vista nel suo splendore e si erano battuti per essa quando ne valeva la pena. Adesso io volevo andarmene da qualche altra parte. L’avevamo sempre fatto nel buon tempo andato, e c’erano ancora dei luoghi dove valeva la pena di recarsi.

Ernest Hemingway