Le amanti non sono mai molto amate, perché l’amore è una festa privata e non c’è lista degli invitati.
C’era un libro per bambini che leggevano
insieme, parlava di un duca malvagio che fermava tutti gli orologi del
castello con la sua mano gelida. Non le era mai venuto in mente che
quella fosse la morte.
Josie capì che si uccide per sbaglio.
Pensando di fare un’altra cosa. Come un vaso tanto amato che si rompe
mentre lo pulisci. Squilla il telefono e ti cade dalle mani. Si
frantuma, mentre tu volevi solo che fosse al sicuro.
“Anche da lei sono venuti a casa per una settimana?”
“La shivah. Certo che sono venuti.”
“L’ha aiutata?”
Lui si strinse nelle spalle. “Ti fa passare la settimana. Ma poi hai davanti il resto della vita.”
“La shivah. Certo che sono venuti.”
“L’ha aiutata?”
Lui si strinse nelle spalle. “Ti fa passare la settimana. Ma poi hai davanti il resto della vita.”
È pesante avere ambizioni, voler essere considerati speciali quando si è assolutamente comuni.
Le persone si rivelano attraverso quello che tralasciano.
È così che si domina la scena, controllando i silenzi.
Lui si era seduto in quella stanza e
aveva scritto le lettere, si era infilato la pistola in bocca. Da solo,
in quella squallida cella, disegnando cerchi sempre più piccoli intorno
a sé finché non era rimasto nessun posto in cui andare se non altrove.
Ma cosa succede quando sei l’idea di un
altro, quando la persona che ti ha creato con il pensiero esce di scena?
Che cosa succede a un sogno senza il sognatore?
Janet Fitch
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