Pensa a Irene e Paul, i suoi genitori, al loro bilocale, Cité des Bergeries, poco prima che traslocassero nel villino; a Loic, quando giocavano insieme e mamma cucinava, papà non era ancora tornato dal lavoro, i compiti erano fatti e la televisione era accesa per nessuno.
Mette su Manu Chao, le ricorda Loic, le feste, le notti a dormire in venti a casa di un amico, quando i genitori non c'erano.
Sulla scrivania di pino chiaro fogli sparsi, appunti. Sono leggibili, ma non contengono nulla che spieghi la fuga. O in ogni caso niente di più di quanto Loic diceva sempre a Claire, che bisognava partire, scappare, lasciare la Francia, che sapeva di chiuso, che ti soffocava, oppure al contrario immergercisi completamente, percorrerla in lungo e in largo, andare verso l'oceano, cercare delle radici là dove si sarebbe deciso di metterle, inventarsi una vita, andare ovunque o da nessuna parte, perchè quand ovenivi da liì, dalla periferia parigina, non venivi da nessuna parte, venivi da una no man's land e dovevi costruirti da zero.
Paul le dice che ha l'imbarazzo della scelta, adesso che è diplomata. Lei risponde che più che altro ha la scelta dell'imbarazzo.
Siamo dei mostri di nostalgia, diceva Loic.
Un giorno, nei suoi appunti, Claire ha trovato questa frase: "Quando ero piccolo avevo già nostalgia, ma di cosa?"
Claire se la prende con se stessa per aver pensato a Loic, per non aver intravisto il millantatore, il venditore di fumo, qullo che strafà. Eppure c'erano i suoi silenzi, quel modo sottile di parlare. Forse lo sta giudicando un po' troppo in fretta. Quel tizio ha il diritto di sentirsi solo, di fare il filo a una troia bionda se gli va, pur sapendo che non ne caverà nulla, pur vivendo in anticipo la brutalità del mattino dopo. In fondo abbiamo tutti il diritto di sbagliare, anche di proposito.
"Ti capita mai di finire una frase?"
"Ultimamente no..."
"Hai qualche problema?"
"E' solo che mi sembri un po' sordo, quindi ti ripeto quello che ti ha detto la signorina: ha detto che non vuole che l'accompagni."
Julien ha sfoderato una voce da camionista, un tono cinematografico, minaccioso, fuori forma. Lui, che è muscoloso quanto una spugna...
Olivier Adam
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