Per perderci di nuovo. Per le strade. Di Prato. Senza luci. Senza bandiere. Senza cartine o indicazioni. Senza ragazze da spogliare. Solo tu. Tu ed io. E le tue gambe. I jeans. Le sigarette. Perdevo i capelli. Sopra i cuscini vuoti. I fari spenti. I tubi sconclusionati. Le targhe alterne e i freni rotti. L'inclinazione perfetta dei sedili. Dormire in orrizzontale. In modo non naturale. Guardare il sole. Il mare. Il bagnino drenare la spiaggia alle sei di mattina. E fare il bagno. Al largo. Un chilometro dalla riva. L'acqua alle caviglie. Fare il morto. Con la schiena sul fondale. E dormire sdraiati sulle panchine di Rimini centro. E dormire seduti sui marciapiedi. E dormire e basta nel pomeriggio grigio. Chiedere l'elemosina per farsi lasciare in pace. Farsi prendere per bugiardi. Farsi insultare. E gridare. FANCULO GLI ALBERGATORI. FANCULO I RISTORATORI. E io portavo a casa una collana. Un braccialetto. Un fermaglio. Mi chiamavo femmina quando la mattina mi facevo la barba. E la tua barba che non cresceva. I baffi timidi e radi. L. che giocava a fare la mamma. Le telefonate che non abbiamo fatto. E i guard-rail che non abbiamo preso.
Ed io portavo a casa una collana. Solo una collana. La tua collana.
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