mercoledì 3 agosto 2011
Bugiardi e innamorati
Avevo scoperto, o riscoperto, che il pianto è un piacere: che può essere un piacere al di là di ogni immaginazione se hai la testa premuta contro la cintola di tua madre e lei ti tiene le mani sulla schiena e, guarda caso, indossa abiti puliti.
Ma nostra madre era nostra; noi eravamo suoi; e ci adattammo a questa consapevolezza mentre rimanevamo lì sdraiati ad ascoltare il rumore debole, debolissimo, di milioni di persone.
A vent’anni, durante la primavera del suo secondo anno di collage, Susan Andrews disse con grande calma a suo padre che non gli voleva più vene. Quasi subito rimpianse di averlo detto, almeno di aver usato quel tono, ma era troppo tardi: lui rimase seduto con aria sbalordita per qualche istante e poi cominciò a piangere, tutto ingobbito per non farle vedere la faccia, mentre con mano tremante cercava di tirar fuori il fazzoletto dalla tasca della giacca scura. Era uno dei cinque o sei ematologi più rispettati d’America, e una cosa del genere non gli succedeva più da moltissimi anni.
se si affrontava il mondo con chiarezza non c’era mai niente da ritrattare.
“Non c’è un perché”, rispose Susan, contenta del fatto che la sua voce le fosse venuta fuori normale. “Non si smette di amare per un motivo, proprio come non si ama per un motivo. Direi che questo lo capiscono quasi tutte le persone intelligenti.”
“Va bene, magari hai ragione”, rispose lui mentre la sorella riponeva il portafogli, e la fissò negli occhi. “Però senti: sei innamorata di qualcuno di questi tizi?”
“Oh, be’, certo, immagino di si”, rispose lei. “Ma del resto è facile, no?”
“Cosa è facile?”
“Innamorarsi di qualcuno, se è simpatico e ti piace.”
E questo gli diede parecchio da pensare, per tutto il giorno dopo.
Fu una litigata di quelle grosse, altroché. Andò avanti fino a svegliare i vicini, e non si risolse mai, come non si risolvevano mai le nostre liti peggiori. Le nostre vite, ormai, sembravano tutte nervi lacerati e ferite aperte
“Come puoi fare il padre”, chiese, “se sembri ancora un figlio?”
“Ok, allora”, disse lei. “Addio. Lo sai una cosa buffa? Abbiamo continuato a dirci addio da sempre, fin dalla prima volta che sono uscita con te, perché, insomma, l’abbiamo sempre saputo che non avevamo molto tempo, perciò è come se la nostra storia abbia girato fin dall’inizio intorno al dirsi addio, no?”
Poi si accesero altre luci e altre ancora, stanze su stanze, mentre Sally si addentrava sempre più nella casa che aveva sempre adorato e che probabilmente avrebbe adorato per sempre.
Richard Yates
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