mercoledì 7 marzo 2012
5 Giorni fuori
Cinque giorni fuori, o cinque giorni dentro, dipende da come li si vuole interpretare questi giorni. In realtà sono cinque giorni per cercare di rientrare, o per lo meno non tanto di ritrovarsi quanto piuttosto di ritrovare qualcosa, un qualcosa di importante che a volte la maggior parte delle persone danno per scontato ma che scontato in realtà non è, soprattutto in un’età, l’adolescenza, durante la quale ogni cosa si sovrappone per creare quanta più confusione possibile e ogni problema pare essere non grande ma di più, enormi. Quando ti rendi conto di avere esagerato, di avere ingigantito i tuoi problemi e che la soluzione che pensavi ti avrebbe aiutato è una medicina talmente disgustosa da fare più paura della paura per la quale si prende, è ormai troppo tardi, indietro non si torna, almeno non per i cinque giorni di cui sopra.
Cinque giorni possono essere pochi ma allo stesso tempo possono essere una vita intera, compressa nel tempo, durante cui incontri un nuovo mentore (per quanto strano possa essere e pieno di problemi e incasinato e a tratti pure pericoloso), o padre in sostituzione di uno che non sembra esserci stato mai, nuovi cosiddetti amici, nuovi compagni, e una nuova ragazza capace di togliere dalla testa l’idea fissa che ci si è costruiti attorno a noi stessi e un’altra ragazza ancora. Cinque giorni per capire davvero dove sta la sensazione giusta, quale sia la persona a cui tenere di più.
Facciamo un gioco: parliamo, ma dobbiamo concludere ogni volta la frase con una domanda? Ci stai?
Fa già parte del gioco?
(a te decidere)
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