lunedì 9 luglio 2012
La prima persona
Franz Kafka dice che il racconto è una gabbia in cerca di un uccello. (Kafka è morto da più di ottant’anni ormai, ma posso ancora dire Kafka dice. È solo uno dei tanti modi con cui l’arte affronta la mortalità umana.)
Walter Benjamin dice che i racconti sono più intensi del momento realmente vissuto, perché hanno la capacità di continuare a riproporre il momento realmente vissuto anche dopo che questo momento è morto.
Di tutte le condanne che avrei potuto immaginare per me, mai avrei penato a quella dell’imborghesimento. Io e te, che ci teniamo per mano sotto i sedili al Fidelio, un’opera che hai già visto, alla quale hai già portato la tua compagna; e tutto era cominciato in modo così anarchico, così felice, quei baci temerari dati in pubblico alla stazione di King’s Kross.
Io ho chiuso gli occhi dentro quel bacio. Mi piace il tuo bacio. Il tuo bacio dice: è tutto a posto, evidente, chiaro e garbato. È un amorevole inganno, lo so, perché la musica che non conoscevo prima di conoscere te mi fa aprire gli occhi su un posto privo di sentimentalismi, dove la luce stessa è una specie di ombra, dove ogni cosa è vista in sezione.
A volte un matrimonio ha bisogno di tre cuori che battono all’unisono.
Si comportava come se non ci fossi. e questo faceva sì che anch’io mi comportassi come se non ci fossi.
Tu non sei la prima persona che è stata ferita dall’amore. Non sei la prima persona che ha bussato alla mia porta. Non sei la prima persona per la quale mi sono giocata un braccio. Non sei la prima persona che ho cercato di impressionare recitando brillantemente la parte di quella che non si lascia impressionare. Non sei la prima persona che mi fa ridere. Non sei la prima persona che ho fatto ridere. Non sei la prima persona punto. Ma sei la persona in questo momento. E io sono la persona in questo momento. Noi siamo le persone in questo momento. E questo basta, no?
Ali Smith
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