È necessario fare fin dall'inizio una precisazione. Gli squali sono pericolosi, ma solo cinque uomini all'anno muoiono a causa di un attacco di questi animali. Il motivo principale è che per gli squali la carne umana non è molto appetitosa. Gli uomini vengono attaccati solo perché, dalla prospettiva del predatore, la figura che si intravede dall'acqua dal basso verso l'alto somiglia molto a quella della sua preda preferita, ovvero il leone marino. I surfisti sono i soggetti attaccati con più frequenza dagli squali, ma non vengono mai mangiati per intero. Gli squali infatti per prima cosa assaggiano sempre la propria preda, e il primo boccone, nel caso dei surfisti, suggerisce loro che quello che loro pensavano fosse un leone marino non è in realtà un leone marino. Appurato questo smettono di attaccare la prede e nuotano via. Purtroppo per i surfisti ricevere un morso da uno squalo non è come riceverlo da un gatto.
A livello statistico, nell'arco di un anno, sono molto di più le morti causate dagli ippopotami. Questi animali hanno la fama di essere una delle specie più violente attualmente in circolazione sulla terra, ma anche in questo caso è necessario fare una precisazione. È vero: le morti causate dagli ippopotami sono assai numerose, ma nessuna delle vittime viene uccisa direttamente dall'ippopotamo. Le morti in questione sono infatti causate dall'ippopotamo, ma non sono mai eseguite dallo stesso. Il motivo di questa discordanza è abbastanza semplice da spiegare. Gli ippopotami sono in effetti una specie assai cattiva, ma non come si intende solitamente. Le loro armi non sono la ferocia, i denti aguzzi e la rapidità nei movimenti (quale rapidità? direte voi). Le armi degli ippopotami sono molto più subdole e altrettanto letali.
La vittima degli ippopotami non è mai esente da colpe. Tutto il processo che lo porterà a perire a causa di un ippopotamo ha inizio sempre a causa sua. È lui infatti che comincia deridendo pesantemente un animale altrimenti abbastanza tranquillo come l'ippopotamo. Lo indica scherzando dal finestrino della macchina, prendendolo in giro per il suo aspetto o per l'aria leggermente assonnata che lo contraddistinguono, per poi andarsene senza neppure sentirsi minimamente in colpa. L'ippopotamo è però un animale molto sensibile e allo stesso tempo assai vendicativo. In un primo tempo rimane profondamente scosso per le derisioni subite, ma poi decide in modo alquanto rapido di passare al contrattacco. Comincia così una costante azione di disturbo ai danni di colui che inizialmente lo aveva preso in giro. Lo segue ovunque (luogo di lavoro, campi di calcetto, docce degli spogliatoi dei campi di calcetto), infliggendo al malcapitato una lenta agonia ossessiva. È un tormento difficile da capire per chi non lo ha subito, ma essere perseguitato da un ippopotamo e vederlo ovunque capendo di essere pedinato giorno e notte da questo animale è una delle più atroci torture psicologiche che la natura abbia mai messo in scena. Alla fine, il soggetto oggetto del tallonamento da parte dell'ippopotamo, non ce la fa più e, stremato dai nervi logori, decide di togliersi la vita pur di porre fine a un supplizio altrimenti apparentemente eterno.
Ecco quindi la morte. È causata dall'ippopotamo, ma lui non si è macchiato le mani, o le zampe, per uccidere nessuno.
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