L'altro giorno ero invitato ad una assemblea di istituto di una scuola superiore delle Marche. Gli studenti, o i professori visto che la cosa mi puzza un po' che un branco di ragazzi non ancora maggiorenni decida di invitare degli scrittori ad una assemblea, avevano deciso di metter su una specie di conferenza sulla nuova scrittura italiana. Insieme a me c'erano altri tre scrittori emergenti, più Marta, con la quale ormai ho già fatto amicizia dopo poche volte che l'ho vista a spasso per l'Italia, tra festival, presentazioni varie, ed interviste.
Mi ha chiamto il giorno prima, nel primissimo pomeriggio, chiedendomi cosa avessi da fare e se mi andasse di partire con lei un po' prima per andare nelle Marche. Io le ho risposto che non avevo niente di particolare da far, ma che ero talmente pigro che non mi andava di sbattermi per cercare un posto dove dormire una notte, con così poco preavviso.
"Non ti preoccupare, a quello ci penso io. - Ha risposto sorridendo tranquilla e beata. - Allora, ti va?"
Abbiamo fissato un'ora e un posto dove trovarci, e gia me la immaginavo che scendeva giù da Bergamo con la sua macchina e con il cellulare telefonava a tutti gli alberghi delle Marche che conosceva.
Io mi sono messo a preparare la roba, mettendo nella borsa le prime cose che mi capitavano per le mani, e senza pensarci troppo (infatti una volta arrivati mi sono accorto di non aver portato lo spazzolino da denti, e se non fosse stato per Marta che mi ha prestato il suo sarei stato per due giorni di fila con un alito da morto in decomposizione).
Alla fine, quando marta è passata a prendermi all'autogrill di Bologna, avevo portato con me solo la mia vecchia cartella di scuola, e la borsa militare a tracolla. Lei invece aveva portato una valigia enorme e scherzando le ho chiesto quanto aveva intenzione di rimanerci nell'albergo che aveva prenotato.
Lei ha riso. Era solare come sempre e sembrava non le scocciasse se la prendevo un po' in giro. Di tanto in tanto, durante il biaggio, faceva la finta offesa, oppure mi diceva di smetterla, ma poi quando me ne stavo zitto a guardare fuori dal finestrino, mi tirava una piccola pacca sulla spalla e mi diceva che stava solo scherzando.
E' stato un viaggio tranquillo, pieno di quelle chiacchierate piene e scorrevoli, di quelle che ti fanno sperare di avere tutto il tempo dell'universo per andare avanti all'infinito.
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