Stamattina, quando mi sveglio, sento Marta che bussa insistentemente alla porta della mia campera. Vado ad aprirle esatamente com esono, ovvero in mutande, magliette e molto molto assonnato. Lei non ci fa caso e si fionda dentro la camera bleterando che è tardi, che dobbiamo fare colazione e prendere la macchina per andare verso la scuola.
Mi metto i jeans e le scarpe senza allacciarle. Poi chedo amarta se per caso ha un maglione che potrebbe starmi. Lei mi guarda un po' storata e mi chiede se non me ne sono portati di miei. No, certo me li sono portati, o meglio: certo cme me lo sono ortat un maglione, ma oggi mi è presa così.
Andiamo in camera sua e me ne da uno di lana grigio a maglie larghe. Lo metto su direttamente sopra la maglietta con cui ho dormito la notte. E' uno di quei modelli che dovrebbe essere un po' larghi sulle spalle, stringersi al seno e poi riallargarsi sui fianchi; con il collo aperto un po' slabbrato che si affloscia con eleganza sul petto.
Facciamo un salto, proprio un salto, nella stanza della colazione. Giusto il tempo per un caffè e di lavarsi i denti, prendere la tracolla militare e siamo già in macchina. E siamo già in ritardo.
Sorrido quando Marta impreca guidando nel traffico. Mi domando se davvero si prenda così maledettamente sul serio da pensare che a qualche studentello sbarbato posso interessare del fatto che noi siamo in ritardo.
"Rilassati - le dico. - Per loro non siamo che un pretesto qualsiasi per perdere una giornata di lezioni. Esattamente come sono state per noi tutte le assemblee di sitituto della nostra vita scolastica."
Quando parcheggiamo davanti alla scuola Marta si ferma un po' per sistemarsi il trucco. Apre la borsa che le fa da beauty case e si mette a dipingersi la faccia guardandosi nello specchietto retrovisore. Io le rubo il rossetto, di un rosso pallido, e me lo metto. Poi con il dorso di una mano me lo tolgo dalle labbra, in modo che il colore ne venga un po' stemperato. Poi le tolgo gli occhiali da sole che ha appoggiato sopra la testa: un modello a mosca, con tre brillantini per parte ai lati delle grandi lenti nere. Me li metto e uscendo dall'auto prendendo la obrsa le chiedo se possiamo entrare o se dobbiamo ancora aspettare ceh il suo restauro finisca.
Lei esce dalla macchina e sorridendo mi guarda divertita e stupita. Drvo essere uno spettacolo surreale, lo ammetto, perché ho una maglia da donna che grazie al mio fisico non certo mascolino mi sta più o meno come dovrebbe stare; traccce visibili di rossetto sulle labbra; capelli lunghi che mi arrivano fino alle spalle; un paio di occhiali da donna che mi coprano quasi tutta la faccia fio a metà guancia; ma anche la barba di una settimana che campeggia qua e là sul visto.
"A volte mi stupisci proprio." Mi dice Marta.
"Se non ti stupissi - le rispondo io - rimarrebbe ben poco di me nella tua testa."
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