l’altro giorno qualcuno accennava a qualcosa che costa come il bianco degli occhi, e hai già capito che sto per dirti che ho pensato a te dopo neanche un secondo, e che ormai ho le braccia pesanti per gli abbracci che non posso darti e che mi restano appiccicati addosso, e porca miseria c’è sempre troppa europa tra i piedi e tra i parchi e sui letti su cui sdraiamo la notte, e se sapessi scriverti una storia fatta come si deve, una con anche una fine e non solo passaggi a livello aperti e gole arrossate dal troppo volere, ecco allora che ti chiamerei e ti verserei la mia voce roca dentro alla cornetta, e ti porterei per mano dentro a un sonno di prime persone singolari e tempi verbali semplici, ti massaggerei e mescolerei e ti rimonterei a forma di sorriso.
la costa lungo l’azzurro dei tuoi occhi è il posto in cui vorrei mettere radici, e non è mica lo stesso colore del cielo o del lago e comunque, non ho ben capito, un bel giorno c’ho arenato il cuore contro e adesso son qui che spero nessuno mi trovi o mi venga a cercare, e butto a mare le parole perché non sanno disegnarti un contorno o darti un confine, e riempio i vuoti come mi viene o come mi riesce, disordinata com’è mio solito, e sorrido fuori fuoco come la bambina nella foto,
chiamandoti per nome
voltandomi a guardarti
e accelerando il giro di giostra col pensiero
per tornare a vederti
di nuovo
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