martedì 19 luglio 2011
Diario di un fumatore
La donna aveva un paio di sandali, che sono sempre indizio sicuro di guai.
Personalmente non ho mai pensato che mia madre potesse smettere di fumare. Immaginarsela senza sigaretta era come cercare di visualizzarla su un paio di sci d’acqua. Ciascuno è libero di scegliere da sé la qualità della propria vita, e di procurarsi il piacere come meglio crede, ma sempre con la consapevolezza che, come diceva la mamma: “Prima o poi qualcosa ti frega”.
Se uno ha un minimo di perseveranza e qualcosa da dire, il modo per esprimere la sua opinione alla fine lo trova.
“Voi due siete in gamba” avrebbe forse detto il discografico, affettando una patata al forno ripiena. “Ma vostro padre, Cristo, che razza di…”
A quel punto io e Vicki ci saremmo sfiorati le mani sotto il tavolo, sperando che riuscisse a trovare la parola perfetta. Avevamo già in mente tutto.
Ero convinta che avesse i capelli argentati, ma da vicino ho visto che è piuttosto un grigio spento, un colore che mi piace molto di più.
Il destino, e forse il caso, aveva fatto lo sgambetto a quelle persone, mandandole in mille pezzi. Avevo la sensazione che una cosa simile potesse succedere a tutti, a prescindere dal fatto di avere una bella casa o aver ricevuto una buona istruzione. Uno scatto di troppo, troppo tempo passato a spazzolarsi i capelli: poteva già essere un primo segno. Nel cervello di chiunque poteva nascondersi qualcosa, annidato nell’ombra. In attesa.
Capisci di vivere in una città piccola quando riesci a finire le scuole medie senza aver mai visto un mimo in vita tua.
Le sue lettere facevano sembrare la mia vita irrimediabilmente opaca e prevedibile.
Nel tentativo incessante di essere tutto per tutti, Dupont ere riuscito a diventare una delle persone più misteriose che avessi mai incontrato. Conoscevo gente in coma che rivelava su di sé più cose di lui.
È sempre piacevole quando per puro caso puoi affidarti alla verità per cavarti da una situazione imbarazzante.
David Sedaris
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