Ci siamo scritti tanto e tanto addosso, a volte neppure quello, soltanto scritti diversi in diversi posti, provincie lontane. Le tue montagne, così come il tuo lago. Ci siamo scritti dentro usando l'inchiostro come il sangue e non soltanto viceversa. Ci siamo scritti per disegnarci, ci siamo riempiti di parole, e con le parole abbiamo tracciato i nostri contorni. Gli aggettivi i nostri valichi, le frontiere sul mondo esterno, mentre i malumori o le voglie strane, pazze idee senza senso, o guerre fantomatiche, trincee infinite, sporchi lezzi e sudici, dentro ospedali pronti a curare ogni possibile malattia inventata - la mia mente è malata - sono i nostri intestini aggrovigliati tutti quanti attorno a loro stessi, sopra sotto di traverso, ammassati convulsi e confusi. Le parole ce le siamo tatuate sulla pelle, così tanto da non lasciare nessuno spazio libero e tutte le volte doversi riscrivere sopra. Ricordo ancora quando entrai piano in quella stanza virtuale, senza fare rumore, con la paura di rompere qualcosa, delicato, dissi: permesso, posso? Quante parole ancora avevamo da passarci, uno all'altra, scambio dare avere, un baratto - anche se tutte le volte penso sempre io sia in eterno debito, come mai potrei avvicinarmi?
Quante parole ancora da scambiarci, da qui e per giorni e giorni e giorni interi. Non mi stanco mai. Sperando sempre di non disturbare. A cominciare da queste, che con un filo di voce, ti dico piano: buon compleanno.
1 commento:
grazie :*
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