Un uomo su un cornicione per dimostrare la propria innocenza: ha un piano. Piuttosto contorto e intricato, magari pure esile se lo volessimo trasportare nel mondo totalmente reale, ma ha un piano. L’uomo viene prima incolpato di un crimine che lui dichiara di non avere commesso e poi evade, sparisce. Si ritrova in piedi sul cornicione dell’albergo che sta accanto alla sede della società appartenente al grande uomo d’affari che lo ha incastrato. Geniale, no?
Insomma. Il suo è solo un diversivo. L’azione vera viene svolta dal fratello, con il quale si era lasciato piuttosto malino, e la ragazza di quest’ultimo. Il loro compito è quello di intrufolarsi nella sede della società del grande uomo d’affari di cui sopra e…
Non voglio svelare niente e forse magari ho già detto pure troppo. Il film sventaglia un cast di tutto rispetto, con il prezzemolino Worthington che se ne sta tranquillo sul cornicione, la bella Elizabeth Banks a parlargli, Edward Burns a portare il caffè alla Banks, Ed Harris a fare il cattivo, e Kyra Sedgwick a fare l’inutile reporter televisiva in strada.
Il film si snoda tra legami quantomeno loschi, colpi di scena, e scene d’azione (nonostante il suo protagonista sia relegato in cima a un palazzo), ma tutto quanto perde il suo fascino non appena si capisce il trucco, o il senso, e una volta arrivati a quel punto ti rimane davvero poco e non hai la minima voglia di rivederlo.
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