La strana storia dell’invenzione del vibratore passa inevitabilmente in secondo piano, offuscata dalla scoperta di come venisse curata l’isteria nel 1800, questa sì cosa assai strana. Per il resto tutto è nelle mani del ricco qui Rupert Everett, appassionato di innovazioni, che si diletta a essere pure un inventore per passione. Ovviamente ciò che verrà ricordato nel film non sarà la sua idea iniziale, ma da quest’ultima nascerà, o magari risorgerà come l’araba fenice dalle sue ceneri.
Si sorride in più di un’occasione e il film è godibile in modo assai piacevole, complice forse anche la durata che sfora di poco l’ora e mezza. Buone le prove del già citato Rupert Everett, molto british e distaccato, e di una vulcanica Maggie Gyllenhaal. Peccato per la storia di contorno, ovvero quella d’amore del protagonista, che poteva essere approfondita in modo migliore: di punto in bianco il nostro si trova a cambiare radicalmente i propri sentimenti senza una chiara ragione dichiarata (nemmeno a se stesso), anche se questa ragione era chiara ed evidente sotto gli occhi di tutti.
Bellino, divertente, e chi pensa da sporcaccione rimarrà deluso: niente scene di nudo, ma solo recitazione facciale e verbale.
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