Il pomeriggio in ufficio è lungo e lento. Si trascina come un rettile al sole, steso su una roccia calda. Non sembra aver punta voglia di passare. Qualsiasi cosa mi metta in testa di fare, Natalie mi cammina nel cervello come un’ombra.
L’immagine di lei appoggiata alla macchina l’ho inchiodata in testa, impressa negli occhi, e il contorno della sua figura si appoggia su qualsiasi cosa guardi. Il suo volto si disegna sullo schermo del pc che uso per registrare l’ennesima fattura; così come si delinea sulla parete bianca che sta di fronte alla mia scrivania.
Nulla sembra distrarmi, e la maggior parte del tempo la passo a camminare lungo il corridoio che dal mio ufficio porta alla macchinetta del caffè. Poi in realtà di caffè ne prendo solo due: uno poco dopo essere rientrato in ufficio e uno verso le quattro, ma questo non importa molto. Le altre volte vado verso la macchinetta solo per perdere tempo. Per camminare. Al massimo per bere un po’ d’acqua: prendere un bicchiere di plastica, riempirlo neppure per metà, bere, e poi buttarlo nel cestino.
2 commenti:
non sopporto gemelli diversi, tiziano ferro, e via dicendo (volevo aggiungere nomi ma, sinceramente - e fortunatamente - non ne so...): nel mio piccolo ho un'anima rock .
[e ora mi leggo il nuovo post...]
ridurre la propria esistenza a qualcosa di insipido, perchè non si riesce a dare sapore a niente, senza quella determinata persona...
quello che si suol dire un'ossessione.
e, t'assicuro, ti capisco.
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