giovedì 30 aprile 2009

Sputnik

È lo slancio. Propulsione non atomica di un razzo per la luna. Il conto alla rovescia. Tre due uno. Un piccolo passo per un uomo, un grande passo. Per un attimo. La pelle in tirare sulla faccia. I caschi, o mio dio i caschi, chiusi che diventano pesanti. E la gravità. E' la gravità: lascia che la gravità faccia il suo corso.
Forse sarebbe stato meglio usare delle scimmie. Ammaestrarle. Registrare tutto, e non viverlo. Guardarlo su tv ad alta definizione. E studiare un metodo più indolore. Ci saremmo evitati queste forze appese alle guance. Le braccia che pesano il quintuplo. Le mani che sudano di continuo. E questa sensazione da casa di riposo. Mi sento come un reduce di guerra. Reduce di patria. Le infermiere. L'infermiera che cura un vecchio, e malato. E' la compassione la mia cura? Accondiscendenza sterilizzata. In camere iperbariche. In camere separate. Mi sento già male. E quando parlo la mia voce è di rame.
Sarebbe stato davvero meglio inviarci delle scimmie. O dei leoni. Tigri. Elefanti. Coccielle. Oppure sbarcare su delle nuvole di legno. Non ci saremmo sbucciati il viso. Bruciati il naso. Ecchimosi sul mento. Io e tutti i miei compagni di viaggio. Anche se ora sono rimasto solo io. E forse lo sono sempre stato. Solo io.

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