mercoledì 9 settembre 2009

Quando

Sono sveglie che suonano a vuoto, quando chiami e non rispondi, quando cambi idea senza avvertire, per poi perderti nel vuoto, nelle mille diramazioni delle scelte che non vorrei. Appari e spari, compari e sparisci, con la stessa facilità di un cambiamento d'opinione. Quando respiri male con il naso, e l'aria si incastra nelle cavità senza poi riprendere il percorso; decidi quindi di respirare con la bocca, ingoiare l'ossigeno e spingerlo nei polmoni. Ma non siamo più bambini, nessuno ad insegnarci bene il modo giusto: inspirare, espirare; il sangue blu e quello rosso. Lanci un sasso nello stagno che si increspa come carta stagnola stretta in pugno, aspetti di vedere il risultato tornare come prima, con le piccole onde accucciate sulla superficie liscia dell'acqua. E mentre lo fai parli, quando siamo seduti a riva, uno accanto all'altra, su delle sedie leggermente reclinate di ferro verde. Dici quello che pensi, quello che ti passa per la testa: catturiamo gli aquiloni e costruiamo un aereo abbastanza grande solo per noi due; attraversiamo in volo l'oceano atlantico e perdiamoci in un'isola deserta, viviamo di bacche velenose fino a quando non diventeremo immuni, urliamo a pieni polmoni fino a riempire tutta questa stanza.
Così dici, fino a ieri. Poi ti volti, io ti chiamo, ma tu continui a camminare.

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