martedì 20 ottobre 2009
Sia testa che croce
Mi descrivi con letti sfatti lenzula scalzate e materassi a vista bucati tra una coperta a terra e l'altra, usando parole non stirate che cerchi di rendere aderenti alla mia figura. Dici che non si può rendere la complessità di una persona con solo l'immagine esteriore o solo la confusione interiore, ma si devono usare entrambe per rispecchiare al meglio ciò che si vede, ed è palese, e ciò che non si vede, ma è molto più prezioso. Per questo cerchi di penetrarmi, unendo le mani e affilando le unghie, in un tuffo che ferisce il petto e poi lo apre allargando le braccia in un primo accenno di nuotata, nei fondali degli abissi dove mille navi con tesori si sono perse, e i galeoni dei pirati affondati sotto cannonate burrascose tengono ancora i loro dobloni d'oro intrisi di leggende e maledizioni. Perchè mai tutto questo dovrebbe rimanere nascosto tra i pesci nuotanti in fondo al mare? gli oceani tutti e le profondità degli abissi, testa e cuore, cervello e cassa toracica, dici tra un respiro e l'altro, alternando l'apnea dell'immersione a ricchi fiati e fiotti di sorrisi che non riesco mai a domare. Voglio esplorare sia la superficie che quello che c'è sotto, fosse acqua mare o lava, la terra cosparsa di verdi prati quando sei felice, o di foglie gialle cadute dai rami soffiate dal vento al suolo quando l'umore è grigio e il tempo rannuvola all'orizzonte masse di sensazioni e albe e tramonti che non riescono ad illuminare abbastanza; o il terreno secco duro che non puoi proprio scavare tanto è arrabbiato o deluso che non puoi neppure farci un buco piccolo, minuscolo, piccolo, per entrarci quel tanto che basta per sentire un po' di tepore e rannicchiarcisi come un figlio o un foglio accartocciato, sentirsi al riparo quando invece fuori e dentro insorge la tempesta. Questo voglio, dici, non fermarmi all'apparenza, non solo quella ma di più. Voglio sia l'apparenza che l'inganno, voglio le bugie di cui ti vesti e ti travesti, voglio vedere come la tua pelle diventa vetro trasparente, le vene blu e quelle rosse voglio vedere attraverso te per scoprire un nuovo mondo, quello dentro come quello fuori, decifrare i simboli e i nei, le macchie della pelle per capire come sei fatto e perchè sei fatto in questo modo. Voglio sia l'erba che il fumo, voglio sia la felicità che la rabbia, voglio il sereno e il cattivo tempo, la siccità e l'alluvione, i terremoti e l'instabilità sismisca così come l'innaturale staticità di certi tuoi momenti, sia fisica che emotiva. Voglio tutto di te per poter dire finalmente di conoscerti, dici; io ti ascolto attento a non sbagliare un solo singolo respiro, incrocio le dita e spero con tutto il mio che tu non finisca mai. Davvero.
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