mercoledì 11 aprile 2012
Real steel
Ogni generazione ha un film del genere, almeno per quanto riguarda l’ossatura della trama. Un padre molto assente, per motivi che possono variare, si riconcilia con il figlio in un momento critico, che può variare anch’esso. All’inizio i due non vanno d’accordo ma con il passare del tempo e grazie anche all’attività o hobby del padre i due si avvicinano e ristabiliscono un rapporto che, solitamente nell’ultima scena della pellicola, porterà il figlio a chiamare papà il genitore.
Real Steel non fa differenza, se non per adattare questo plot all’attuale sistema cinematografico che vuole a tutti i costi l’ostentazione degli effetti speciali. Per questo l’attività del babbo Hugh Jackman diventa il manipolatore (quale altro termino potrebbe essere corretto?) di giganteschi robot che hanno sostituito gli uomini negli incontri di boxe. La carriera non va certo a gonfie vele, ma alla fine riuscirà, grazie anche all’aiuto del figlio, a combattere per il titolo contro il campione imbattibile di turno.
La trama ricorda più di un film e non è un caso che sia proprio la boxe lo sport/lavoro del protagonista. Il film è un incrocio di due film di Stallone: Rocky, ovviamente, e il meno famoso Over the top. All’epoca noi, ragazzi della mia generazione, passavamo gli intervalli scolastici a giocare a braccio di ferro, i ragazzi di oggi dopo aver visto questo film cosa faranno?
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