lunedì 30 aprile 2012

Musica per un incendio

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Se tutti i nostri amici sono disgustosi vuol dire che lo siamo anche noi?

Quando uno degli amici cambia, quando qualcosa è diverso, si innervosiscono tutti, come se fosse contagioso, come se quella botta di malasorte o di sfortuna dovesse toccare automaticamente a tutti loro.

Sabato sera al barbecue grandi scende di felicità nel rivedersi, malgrado siano già stati tutti insieme la sera prima. E forse non sono nemmeno scene. Forse sono davvero felici di rivedersi. Forse è stata davvero dura essere abbandonati a se stessi per ventiquattr’ore.

La loro nudità sembra uno scherzo studiato a bella posta per farli apparire più esposti, ma non funziona, la loro pelle è solo un ennesimo strato male assortito, come i vestiti. Ha perso la memoria; il paesaggio del corpo è sbrindellato, informe. Non si sforzano di coprirsi, di nascondersi, e in fondo bisogna riconoscere l’onestà, l’estrema umanità di tutta quella carne debole. È straziante.

“Non si può collezionare tutto,” dice Pat buttando il vestito sul mucchio dei regali. “La vita non è un hobby.”

“Chi ci dà il permesso di odiare? Chi può permettersi di pensare cose tanto orribili? Credi di essere tenuta ad avere sentimenti su qualsiasi cosa? Non hai nessun bisogno di tutti questi sentimenti.” Sospira. “Tu ti fai delle fantasie su come dovrebbero andare le cose. Smettila di sognare a occhi aperti. Chiediti che cos’è che vuoi, e vai a prendertelo. Ma devi farlo da sola; nessuno lo farà per te. Tu devi farti la tua vita.”

Sono soli, sulla strada che porta da Pat e George. Procedono in silenzio. Non il silenzio metallico della collera, né quel censurato della frustrazione, ma il semplice silenzio di una pausa, di un momento da soli, della calma tranquilla.

Il bacio, di una fragilità insostenibile, una fitta di sensazioni, la scuote dalle fondamenta. Tutto quel che Elaine pensa su di sé, su chi è, su che cosa è, diventa irrilevante. Non ci sono parole, soltanto una sensazione, una sensazione di morbidezza. Di tenerezza, come il solletico della lingua di un gattino. Elaine si sente debolissima e improvvisamente stordita. Pat la sta baciando. Lei sta baciando Pat. Sono in piedi in mezzo alla cucina, dando e ricevendo ogni bacio che hanno mai dato e ricevuto; baciano a memoria. Il bacio: rapido, intenso, profondo, frenetico, lungo e lento. Assaporano le labbra, la bocca, la lingua. Elaine porta le mani al viso di Pat, sente la morbidezza della sua pelle; l’assenza della ruvidezza scabrosa di guance mal rasate è talmente poco familiare da sembrarle impossibile. Pat struscia il viso contro quello di Elaine carezzandole la guancia, gli zigomi alti e luminosi, stuzzicandole l’orecchio, la linea sottile delle sopracciglia e concludendo con uno sbattere di ciglia come un battito d’ali di farfalla.

La vista di Pat provoca in Elaine una violenta vampata che l’aggredisce all’inguine.

Si baciano. Condividono il sapore dello scotch, la lingua ispessita. Lui la bacia come non può più baciare Elaine, un bacio profondo, pieno di bisogno e di desiderio.

“Se dovessi avere un altro figlio, sarà meglio che sia femmina.”
“Ci stai pensando?”
“A volte.” Dice lei.
“E di chi vorresti che fosse?” chiede lui, geloso e possessivo.
“Smettila.” Dice lei alzandosi. Va in bagno, e chiude la porta. È da questo che si capisce che sono amanti: chiudono la porta.

“Sei depresso?” chiede Elaine a suo padre sottovoce, per non farsi sentire dalla madre.
Lui le si accosta. “Come faccio a saperlo?” Sussurra a sua volta.

Si chiede perché tutto le sembri catastrofico, perché sia sempre con il fiato sospeso, in attesa di qualcosa che le cambi la vita.

Sono sospesi in un’insolita luce dorata, quello strano dilagare del tempo all’inizio dell’estate, quando i pomeriggi si allungano tenendo a distanza il crepuscolo.

A. M. Homes

1 commento:

Anonimo ha detto...

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