C’è chi potrebbe definire questo film come una commedia, chi come un dramma, chi potrebbe sottolineare la scoperta da parte del personaggio di Clooney della relazione extraconiugale della moglie in coma, o chi potrebbe fare notare come corra male proprio il bel George. Nel film infatti l’attore corre in un paio di circostanze e in entrambe non è che abbia uno stile proprio pulito. La prima volta si può dare la colpa ai mocassini, e nella seconda alla sabbia della spiaggia, ma l’impressione è che siano solo delle scuse. Per il resto Clooney tira fuori un’interpretazione equilibrata tra la disperazione e il divertito, alternando delle scene simpatiche ad altre piuttosto toccanti. La verità è che questo film è un film sul perdono nonostante tutto, di come superare i dissidi più recenti per ricordare i momenti migliori senza che questi siano inquinati da situazioni scomode.
Paradiso amaro si lascia vedere tranquillamente, senza affondare troppo il piede nel pedale della commozione, ma non per questo è privo di alcune pecche. La carne al fuoco è tanta che molto probabilmente è stato necessario decidere quale cuocere meglio e su quale mantenere la propria attenzione in fase di scrittura della sceneggiatura. Due aspetti qui solo accennati e che invece avrebbero potuto avere uno spazio maggiore sono l’amico della figlia e la storia della vendita del terreno. Niente di particolarmente grave, il film è soffice e comunque toccane nonostante queste due mancanze, e Clooney regge sulle proprie spalle le quasi due ore di durata.
Buono George, vediamo cosa riesci a combinare con il prossimo.
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