mercoledì 31 ottobre 2012

Prometheus

Si è fatto un gran parlare di questo ritorno alla fantascienza di Ridely Scott, regista che ha donato al genere pietre miliari del calibro di Alien e Blade Runner. Proprio al primo di questi il qui presente Prometheus si lega, inizialmente come prequel ufficiale in fase di produzione, poi come qualcosa di diverso, una specie di prequel non prequel che avrebbe dovuto soltanto toccare in una tangente il fanta-horror del 1979. Il risultato alla fine qual è? È che Prometheus non è il prequel di Alien, né Alien è un sequel di Prometheus, quanto piuttosto, per quanto possa sembrare strano, risulta assai normale guardare ad Alien come a uno spin-off di Prometheus.
Visivamente è una goduria per gli occhi, con una scenografia fantastica e una fotografia con i controcoglioni. A mancare, non del tutto ma almeno in parte, è la sceneggiatura. Se il suo predecessore aveva una storia assai lineare, dove nella prima parte veniva trovato il relitto di un’astronave aliena mentre nella seconda era una gara al sopravvivere, Prometheus parte un po’ con il piede sbagliato cercando di essere più complicato di Alien ma allo stesso tempo offrendo il fianco a fin troppo facili critiche. Sorvolando a tutta una serie di dettagli tecnici che potrebbero (e dovrebbero) essere giustificabili con la sola etichetta di fantascienza (non si può dire: eh ma questa cosa qui non può essere, mentre si osserva un film dove un gruppo di uomini, più un robot, si dirige verso un pianeta alieno lontano anni luce su di un’astronave capace di tenerli addormentati per tutta la durata del viaggio), socchiudendo pure un occhio sui mille interrogativi che vengono sollevati e a cui non vengono date opportune risposte esplicite (in fondo anche Alien nella sua prima parte era pieno zeppo di interrogativi simili: chi era l’enorme alieno ritrovato nell’astronave? Per quale motivo la suddetta astronave si era schiantata sul pianeta? Chi aveva deposto tutte quelle uova? E come mai l’astronave le stava trasportando? E verso dove le stava trasportando?), a fare storcere il naso sono alcune scelte esplicitamente riguardanti il film, tipo: gli scienziati stupidi e cretini e una degenza alquanto rapida e parzialmente indolore. E soprattutto, per quanto mi riguarda, il mancato approfondimento su due domande assai interessanti: perché voi avete creato me? Ha ritrovato la fede?
Per il resto chiunque potrebbe denigrare Prometheus, ma forse perché la maggior parte degli spettatori si aspettava da questo film delle risposte, mentre invece pone altre domande. Bisogna guardarlo con la mente sgombra, magari cercando di dimenticarsi di Alien. Alla fine è pur sempre un film di fantascienza, e si lascia vedere tranquillamente. Anzi.

martedì 30 ottobre 2012

La musica cos'è sul Mucchio

A novembre esce il numero 700 de Il Mucchio Selvaggio (mensile di musica, cinema, libri, politica e attualità).
All'interno della rubrica Musica&Vene è presente il racconto breve La musica cos'è, con il quale ho vinto il premio al M.E.I. di Faenza lo scorso 30 settembre.
Chi volesse leggerlo deve solo richiedere la rivista al proprio edicolante di fiducia.

Buona lettura!

lunedì 29 ottobre 2012

Le correzioni

More about Le correzioni 
Non avendo un temperamento istrionico, Chip si sentiva a disagio con quelli che l’avevano.

La tristezza che provò nel comperare i soliti Gruyère e Fourme d’Ambert nel solito negozio lo costrinse a riflettere sul complessivo fallimento del consumismo come approccio alla felicità umana.

Sto dicendo, Melissa, che i figli non dovrebbero andare d’accordo con i genitori. Tuo padre e tua madre non dovrebbero essere i tuoi migliori amici. Nel rapporto genitori-figli dovrebbe esserci qualche elemento di ribellione. È così che si definisce la propria identità individuale.

Mentre April correva già per il corridoio, Chip si chiese cosa si provasse a essere padre, ad avere qualcuno che avesse sempre bisogno di lui, invece di essere sempre lui ad avere bisogno degli altri.

Una comparsa che si era vista poco prima nella scena della conferenza, una donna le cui funzioni neurologiche erano evidentemente in condizioni perfette, trangugiò  un bicchierone gelato di elettrodi Corecktall con grande gusto e con una pulsazione sensuale dei muscoli della gola.

La mattina della gita in bicicletta, Gary era così distrutto dalla mancanza di sonno che la sua unica ambizione era quella di funzionare fisicamente.

Un anno prima, a pranzo, Gary aveva raccontato a Denise di un suo “amico” sposato (in realtà un collega, Jay Pascoe) che aveva una relazione con l’insegnante di piano delle figlie. Gary aveva detto di comprendere l’interesse ricreativo del suo amico per quella relazione (Pascoe non aveva intenzione di lasciare la moglie), ma non vedeva cosa trovasse in lui l’insegnante di piano.
“Quindi non riesci a immaginare, - aveva detto Denise, - che una donna possa desiderare una relazione con te?”
“Non sto parlando di me” aveva riposto Gary.
“Ma tu sei sposato e hai figli.”
“Sto dicendo che non capisco cosa trovi una donna in un individuo falso e bugiardo.”
“Forse disapprova i falsi e bugiardi in generale, - aveva detto Denise. – Ma fa un’eccezione per l’uomo di cui è innamorata.”
“Quindi è una specie di autoinganno.”
“No, Gary, è così che funziona l’amore.”

Quando Gary rientro in casa, lasciando al siepe potata a metà e la scala in un’aiuola d’edera, il sangue aveva inzuppato tre strati d’asciugamano ed era sbocciato in una superficie come una chiazza di plasma roseo filtrato dei globuli.

Per un po’ dormì sodo, poi venne svegliato nella stanza buia dal dolore martellante alla mano. La carne ai lati della ferita pulsava come se fosse piena di vermi, il dolore si allargava a ventaglio lungo i cinque carpi.

La terraferma non aveva la dimensione della profondità. La terraferma era come essere svegli. Persino in un deserto senza mappa ci si poteva inginocchiare e prendere a pugni la terra senza che quella cedesse. Naturalmente anche l’oceano aveva una superficie di veglia. Ma in ogni punto di quella superficie si poteva affondare e scomparire.

Se si azzardava a uscire dal bagno nuda, Alfred distoglieva lo sguardo, come imponeva la Regola Aurea di chi per primo odiava farsi vedere senza vestiti.

Ma Al la faceva almeno sentire super-speciale in quel modo speciale?

Quanto poteva apparire modesto – in confronto alla furia della locomotiva – un binario infestato di erbacce che costeggiava un campo di sorgo tardivo. Ma senza quel binario un treno era soltanto diecimila tonnellata di ingovernabile nulla. La volontà era nei binari.

Si rifiutò di piangere. Pensò che se avesse sentito il proprio pianto, alle due di notte in una stanza di motel puzzolente di fumo, forse il mondo avrebbe cessato di esistere. Se non altro, aveva disciplina. Questo aveva: il potere di dire no.

In quel letto c’erano un sacco di respiri. Un sacco di respiri ma nessuna carezza.

Per lei era importante che l’Europa fosse europea.

Si chiedeva: la gente sarebbe stata sensibile a quelle immagini se le immagini non avessero avuto la stessa dignità delle cose reali? La questione non era la potenza delle immagini, ma la debolezza del mondo.

E Ted è al di sopra di tutto questo, ritiene che la nostra cultura dia troppa importanza ai sentimenti, dice che è una cosa incontrollabile, che non sono i computer a rendere tutto virtuale, ma la ricerca della salute mentale.

Abbiamo aumentato il nostro livello di astrazione perché abbiamo troppo tempo e denaro, dice, e lui si rifiuta di partecipare a tutto questo. Vuole mangiare cibo “vero” e andare in posti “veri” e parlare di cose “vere” come affari e scienza. Così io e lui non siamo più d’accordo su quali siano le cose importanti nella vita.

Enid, che non era riuscita a dormire, si sentì bene mentre si alzava, bene mentre si vestiva e catastroficamente male mentre andava a fare colazione, con la lingua simile a uno straccio per la polvere e la testa che sembrava infilzata su uno spiedo.

Normalmente si pensa che un classico depressore del sistema nervoso centrale come l’alcol sia in grado di sopprimere la “vergogna” o le “inibizioni”. Ma l’ammissione “vergognosa” che ci si lascia sfuggire sotto l’effetto di tre martini non diventa meno vergognosa dopo la rivelazione; lo dimostra il profondo rimorso che si prova quando l’effetto dei martini svanisce. Ciò che accade a livello molecolare, Edna, quando beve quei martini, è che l’etanolo interferisce con la ricezione del Fattore 28° in eccesso, cioè il fattore della vergogna “profonda” o “morbosa”. Ma il 28° non viene metabolizzato o riassorbito completamente nel sito del ricettore. Viene temporaneamente immagazzinato in maniera instabile nel sito del trasmettitore. Così, quando svanisce l’effetto dell’etanolo, il ricettore è inondato dal Fattore 28A. La paura dell’umiliazione e il desiderio d’umiliazione sono strettamente collegati.

È una versione della paura di morire, giusto? Io non so come sarebbe non essere più me stesso. Ma provo a indovinare. Se “io” non sono qui a vedere la differenza, allora di che mi preoccupo? Essere morti è un problema solo se si sa di esserlo, cosa impossibile dato che si è morti!

Era inutile chiedere a Billy, Robin sapeva che non le avrebbe detto la verità, bensì ciò che secondo lui l’avrebbe fatta soffrire di più.

Non le venne in mente che distogliesse lo sguardo non perché la sua bellezza la faceva soffrire, ma perché la Regola N° 1 di tutti i manuali pubblicizzati sul retro delle riviste maschili (“Come farla IMPAZZIRE per te – In ogni momento!”) era Ignorala.

Si sentiva come se, lavorando e dormendo e lavorando e dormendo, fosse invecchiata così in fretta da aver superato Emile e raggiunto i suoi genitori.

Sono troppo giovane per essere così vecchia.

Robin si voltò a fissarla. “A cosa serve la vita?”
“Non lo so.”
“Neanch’io. Ma non credo che serva vincere.”

Denise si rese conto che le qualità che avrebbero potuto permettere a Brian di tradire Robin – la certezza dei propri difetti, la canina convinzione che qualunque cosa facesse fosse La Cosa Giusta Per Tutti – avrebbero anche reso facile tradire lui.

Poi però era giunto un tempo in cui la morte aveva smesso di essere portatrice di limitatezza, e aveva cominciato ad apparirgli, invece, come l’ultima occasione di trasformazione radicale, l’unica plausibile porta sull’infinito.

Si crede di conoscere il cibo, lo si considera una cosa elementare. Ci si dimentica di quanto ristorante ci sia nel cibo da ristorante e di quanta casa ci sia in quello fatto in casa.

Jonathan Franzen

venerdì 26 ottobre 2012

Beware, Oh Take Care

To you I'm just a memory
Something lost among the leaves
Something found along the way
And so begin these empty pages
At the end of a dream
Watch it slowly fade away
The slight of hand the bait and switch
All the parlor tricks have been played on me
I've seen them come and watched them go
Into the night down a road of stone
Beware, oh take care
I guess it takes a thief to know one
And liars live for broken things
Traitors just smile and smile
The actor has his black mirror
The poet a poison throne
To rule his kingdom alone
But I'm still singing the blues
Dancing that old soft shoe
I'm still drift'n from cloud to cloud
Never looking to come down
From hell to high water
Over that angel bridge
Out into the wilderness
Beware, oh take care

Performed by Chris Robinson Brotherhood

giovedì 25 ottobre 2012

Questa mattina

Questa mattina ti ho vista e ho pensato alla differenza tra svegliarsi con te e svegliarsi senza di te: tutto.

mercoledì 24 ottobre 2012

Beginners

Quando apri una scatola di un puzzle hai ben presente l’immagine che dovrai comporre, ma per prima cosa ti saltano fuori tutti questi pezzettini scomposti che non sai dove mettere. Alcuni raffigurano la parte centrale dell’immagine, altri invece sono zono periferiche, ci sogno gli angoli e i bordi, e pure alcuni tasselli colorati a tinta unita, rappresentanti il cielo o lo sfondo. Beginners è proprio come una scatola di puzzle ancora da fare. Inizia e sai bene che l’immagine principale sarà quella del personaggio di Ewan McGregor, con il quale il film si apre, magari insieme a una ragazza che si vede nella locandina. Questa è l’immagine del puzzle, quella rappresentata nella scatola: loro due vicini, abbracciati e sorridenti; un primo piano. Ma la pellicola non dà un prestampato di questa foto, bensì dà allo spettatore tutti i tasselli con cui comporre questa immagine. Così il personaggio di Ewan McGregor si compone di alcuni pezzetti che sono la sua vita, altri che rappresentano il padre, altri la madre, altri ancora la propria infanzia o il suo lavoro. Poi ci sono i pezzi riguardanti la ragazza, e anche se sono pochi sono pur sempre diversi da quelli del protagonista maschile e diversi anche dai suoi: ci sono quelli del suo lavoro, quelli del padre, quelli della sua lingua. Questo è Beginners: un film puzzle che si mostra proprio come tale, senza ordine di tempo o di successione. A volte alcune immagini si presentano allo spettatore in modo inaspettato, senza però disturbare la visione, anzi. Un piccolo film davvero interessante, bello e godibile, dove spiccano, oltre a Christopher Plum e l’adorabile cane, la bellezza di Mélanie Laurent e Ewan McGregor (più vai avanti con la visione e più ti rendi conto che se anche riuscissi a strappare la faccia all’attore scozzese, come faceva Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti, non saresti ancora come lui. Mancherebbero i capelli, e allora dovresti pure prendergli lo scalpo. Maledetto lui!).

martedì 23 ottobre 2012

Mi credevo diverso


Aveva deciso di iscriversi a medicina perché un giorno, da bambino, mentre si trovava nel bosco, aveva sentito: crack!... parte 1

Fino a circa nove anni aveva fantasticato su quale materiale poteva comporlo... parte 2

A scuola avevano questo modellino anatomico del corpo umano, a grandezza naturale... parte 3

In sala operatoria ci andò la prima volta per assistere a un intervento di riduzione di una frattura ossea... parte 4

lunedì 22 ottobre 2012

Qualcosa di simile

More about Qualcosa di simile 
Solo allora, dopo tutte quelle giornate che ci erano parse vuote, mi accorsi di quanto poco sapevo di loro. Non parlo dell’amore, della musica e dei vestiti. Dico dell’infanzia, delle paure e di ciò che avrebbero voluto fare nella vita. Era come se ci fossimo sempre e solo occupate del presente. Come se nulla di ciò che quotidianamente sceglievamo di fare potesse far parte di un disegno più ampio. Frutto di qualcosa e precursore di qualcos’altro.

I morti non sono facili da dimenticare. Con i vivi invece è più semplice.

Non avrei potuto avere storie da una notte nemmeno se avessi voluto. E poi io non ci riesco. C’è il rischio che se faccio l’amore con una persona poi quella mi piaccia solo di più, non di meno.

Sento un calore morbido ed energico, qualcosa raggiunge un punto sconosciuto al mio interno e lo scioglie.

Francesca Scotti

venerdì 19 ottobre 2012

Nth degree

m.o.
m.o.r.
m.o.r.n.i.n.g.

m.o.
m.o.r.
m.o.r.n.i.n.g.w.o.o.d.
If you're rock n roll, disco, heavy metal angel.
Come on everybody
To the Nth Degree

The four of us, the royal we,
he bangs the drums,
she's v.i.p.
He's never done,
got o.c.d.
Our love is to the Nth degree.

Uh oh here we go,
Turn up the radio!
Come on everybody
To the Nth degree.
If you're rock n roll, disco, heavy metal angel
Come on everybody
To the Nth degree

And I've got my family,
and one big bed is all we need
with M.O.R.N.I.N.G.
W.O.O.D.

Uh oh here we go,
Turn up the radio!
Come on everybody
To the Nth degree
If you're rock n roll, disco, heavy metal angel
Come on everybody
To the Nth degree

m.o.
m.o.r.
m.o.r.n.i.n.g.w.o.o.d.
alright
m.o.
m.o.r.
m.o.r.n.i.n.g.w.o.o.d.
a little louder
m.o.
m.o.r.
m.o.r.n.i.n.g.w.o.o.d.
a little harder
m.o.
m.o.r.
m.o.r.n.i.n.g.w.o.o.d.
let's go!

Uh oh here we go,
Turn up the radio!
Come on everybody
To the Nth degree
If you're rock n roll, disco, heavy metal angel
Come on everybody
To the Nth degree

m.o.
m.o.r.
m.o.r.n.i.n.g.w.o.o.d.
To the Nth degree

Performed by Morningwood

mercoledì 17 ottobre 2012

Like crazy

Due cretini si incontrano e seguendo il proverbiale detto “Dio li fa e poi li accoppia” si attraggono l’un l’altra. Tutta la loro storia d’amore viene riassunta in un breve montaggio fatto di spezzoni di loro sorridenti, un attimo dopo averli visti timidi e imbarazzati. Loro al mare, loro alle giostre, loro al parco, loro sui go-kart. Tutto fila liscio fino a quando non decidono di rimanere a letto per due mesi filati, e allora il consolato degli Stati Uniti si incazza. Rispedisce lei in patria, ovvero in Inghilterra, e le impedisce di rimettere piede su suolo americano. Lui si sbatte e pare starci malissimo, mentre lei invece si ricostruisce la propria vita in terra inglese. Poi le parti si invertono e lei inizia a prenderla malissimo, mentre lui comincia a farsi una nuova vita con una ragazza di nome Jennifer Lawrence che, per essere sinceri, fisicamente è più bella della sua amata coprotagonista e nel peggiore dei casi pare essere mentalmente pignatta allo stesso pari (ma è solo lo scenario più triste possibile, nel senso che quasi sicuramente è anche più intelligente e simpatica dell’altra).
Il film è un tira e molla continuo nel quale i silenzi fanno da padrone, anche nel finale. L’empatia verso i due protagonisti è pari a zero e non ci si sente neppure in colpa per questo, pur provandoci, ma è proprio difficile provare qualcosa per delle persone che paiono non fare altro che regalarsi sedie. Riesce però nell’arduo compito di fare rivalutare un altro film del genere, One day, dove almeno ti potevi rifare un pochino gli occhi con Anne Hathaway. Qui invece l’unica degna di nota, Jennifer Lawrence, viene liquidata ingiustamente dopo poco quello che può apparire come un breve cameo. Buffo notare come le uniche scene di sesso che si vedono nella pellicola siano tra i vari amanti e mai tra di loro.

lunedì 15 ottobre 2012

Verso occidente l'impero dirige il suo corso

More about Verso Occidente l'Impero dirige il suo corso 
Per farla breve, alla fine cominciarono a frequentarsi, più o meno in virtù di qualcosa che lei aveva scritto e di qualcosa che lui non aveva detto. Cominciarono soltanto a frequentarsi, in quel territorio crepuscolare che sta fra l’essere solo amici e quello che, qualunque cosa sia, non è amicizia.

Subito prima dell’alba tutte le cose sono percorse da un bruciore particolare.

La Casa Stregata n. 1, come tutte le singole sedi della catena previste e programmate su scala nazionale, è, in realtà, una semplice discoteca. Un posto dove si va a sciacquarsi il gargarozzo, un mercato della carne, un luogo di raccolta in cui i riflettori ci dicono dove e come dimenare il culetto a ritmo di musica. Un grande festeggiamento anarchico in un luogo circoscritto: una Festa; dove, secondo le regole della Festa, ci riuniamo e fingiamo con risoluta caparbietà puritana di divertirci molto ma molto di più di quanto chiunque si possa mai divertire.

Il soggetto di un racconto è ciò di cui parla; l’oggetto di un racconto, il suo obbiettivo, è la direzione in cui sta andando.

È infelice, ma è l’infelicità relativamente lucida e agevole di chi è almeno abbastanza sicuro del motivo per cui è infelice, e sa che cosa maledire da qui all’eternità.

Insomma le cose vanno a rilento, e come voi, anche loro hanno l’irritante sospetto che il momento della reale soddisfazione, qualunque essa sia, sia ancora molto, molto di là da venire, ed è una cosa frustante.

Il professor Ambrose in persona disse a Mark Nechtr che il problema dei giovani, a partire da un certo momento degli anni Sessanta, è che tendono a vivere troppo intensamente all’interno del proprio momento sociale, e quindi a vedere tutto l’esistenza dopo i trent’anni o già di lì come una fase in un certo senso postcoitale. È allora che si rilassano, si mettono comodi, come animali tristi, a fare da spettatori: e imparano, come Ambrose stesso disse di aver imparato dalla sua dura esperienza artistica e accademica, che la vita, invece di essere un film vietato ai minori di diciotto anni, o anche solo ai minori di quattordici, in realtà il più delle volte non arrivava nemmeno a essere distribuita nelle sale. Tende a essere troppo lenta.

In media, chi soffre di una qualche deformità ha con gli specchi un rapporto di amore-odio: ha bisogno di vedere come procedono le cose, ma insieme odia il fatto che stiano procedendo.

Ambrose spiega al nostro seminario di specializzandi che la gente legge i romanzi e i racconti nel modo in cui i parenti dei rapiti ascoltano la voce dell’ostaggio che parla nel telefono tenuto in mano dal rapinatore: facendo attenzione, certo, a ciò che la vittima dice, ma attaccandosi nella maniera più assoluta all’altezza, al tremolio e alla tonalità delle parole che vengono dette, leggendo fra le righe di un codice nato dall’intimità alla ricerca di indizi sulle sue condizioni, il luogo in cui si trova, le sue prospettive, la probabilità che torni sano e salvo.

Lo fa sentire speciale, è vero. Ma essere speciali non è molto lontano dall’essere Soli.

Nella macchina rumorosa è sceso il genere di silenzio che precede una domanda fatta tanto per parlare. Le conversazioni tra adulti e ragazzi tendono a essere intensamente punteggiate da questi silenzi. Poi, gli adulti fanno domande sui progetti presenti e futuri.

Ci vorrebbe un architetto capace di odiare abbastanza da appassionarsi abbastanza da amare abbastanza per commettere quel tipo particolare di crudeltà che solo un vero innamorato sa infliggere.

Trasformi la tua più grande paura nel tuo unico vero desiderio?

Dividere questa faccenda della letteratura in realismo, naturalismo, surrealismo, letteratura moderna e postmoderna, nuovo realismo e metafiction, è come dividere la storia in storia cosmica, tragica, profetica e apocalittica.

Cercare di digerire la paura per trasformarla in desiderio significa andare all’incontrario. La paura e il desiderio sono già sposati. E senza nessuna costrizione. Trafitti a vicenda fin da prima dell’era cristiana. Ciò che ti ha spinto a muoverti è sempre stata ciò di cui hai paura. E la direzione in cui ti muovi è sempre stata quella del tuo vero fine, del Desiderio.

Ciò che ti libera, anche oggi stesso, è ciò che desideri di desiderare. È ciò a cui dai valore. E ciò a cui dai valore è sposato a quelle certe cose che non si fanno e basta. Ed ecco un luogo comune che si è giustamente guadagnato il suo status di luogo comune: essere libero o prigioniero dipende solo e soltanto da ciò che desideri. Ciò che hai importa più o meno quanto il colore del tuo cielo. O delle tue sbarre.

“Come fa a saperlo?”
“Perché è la verità, Mark. Chiunque lo voglia davvero sa la verità. È solo che la maggior parte della gente non vuole saperla. Significa ascoltare ciò che viene dal profondo. La maggior parte della gente non vuole farlo. Ma le persone speciali ascoltano. La verità la senti, dentro di te. Ascolta. La senti sempre. Nella pioggia. Nelle frequenze morte fra una stazione e l’altra. Nel sussurro magnetico del nastro subito prima che cominci la musica. E nel suono che ti crea nelle orecchie il silenzio assoluto e completo: quel tintinnio luccicante, come un carillon in alto nel cielo.

Lo hanno aiutato nel suo cammino, un cammino non tanto verso “l’età adulta” quanto, molto più semplicemente, verso la vita nel mondo degli adulti.

David Foster Wallace

venerdì 12 ottobre 2012

Giornata d'inverno

t’auguro una bella giornata d’inverno
specie di domenica coi parcheggi gratis
con le cassette dei porcini messe lungo la via
dove di solito s’appoggia la polizia
t’auguro una bella giornata d’inverno
specie di domenica coi campi brinati
anche quelli per il calcio da periferia
l’olio di canfora è il profumo della nostalgia
t’auguro una bella giornata d’inverno
specie di domenica col vetro spaccato
sei partito con la mamma che sembrava un bambino
mentre diventavo adulto fermo sul vasino
mi hai dato il tuo timone
la barca non si fermerà
t’auguro una bella giornata d’inverno
come quando s’infilava tutti e tre nel lettone
in tv c’era Seymandi e tu mi proteggevi
da quel freddo strano e dal supertelegattone

Performed by Alessandro Fiori

mercoledì 10 ottobre 2012

Another Earth

Another earth è un pianeta gemello al nostro che appare un giorno sulla volta del cielo. Poco lontano da noi, nello spazio, alla stessa distanza della luna, un pianeta del tutto uguale al nostro, con la stessa capacità di accogliere vita, sul quale vivono persone come noi, se non noi stessi.
Another earth, o earth 2 come viene chiamato da alcuni giornalisti del film, appare all’orizzonte proprio come Melancholia appariva all’orizzonte nel film di Lars Von Trier. Da un certo punto di vista Another Earth è Melancholia in Melancholia, e Melancholia è Another Earth in Melancholia. In ballo ci sono gli stessi pianeti, cambia solo il punto di vista. Come viene esplicitato in modo palese da una battuta del film: tutto dipende dal nostro egocentrismo. Come mai chiamiamo loro Earth 2? Credi che loro si riferiscano a loro stessi chiamandosi Earth 2? Noi ci sentiamo gli abitanti di Earth 1 ma per loro siamo gli abitanti di Earth 2, noi e non loro.
Alcuni dicono che Another Earth, il film, sia più fantascientifico di Melancholia, con il quale comunque condivide l’assunto dell’apparizione di un nuovo pianeta a due passi da noi. Earth 2, o 1, come volete, non ci verrà addosso, ma rimarrà sempre alla stessa distanza. Nonostante questo non è del tutto giusto etichettare la pellicola come fantascientifica. Nel suo animo, nella sua storia, c’è la stessa drammaticità del film dell’autore danese, solo che in questo caso manca magari di carica metaforica, ricca invece nel lavoro di Von Trier. Non per questo Another Earth è da prendere alla leggera. Non è un film tranquillo con cui passare una serata scollegando il cervello. Vi farà riflettere, ragionare, pensare. E vi farà soffrire, già dalle primissime scene.

lunedì 8 ottobre 2012

Abbiamo sempre vissuto nel castello

More about Abbiamo sempre vissuto nel castello 
I maschi del paese si mantenevano giovani spettegolando, e le femmine invecchiavano aspettando in silenzio che figli e mariti tornassero a casa, mentre una grigia stanchezza malvagia s’impossessava di loro.

Quando feci per entrare in cucina sentii immediatamente che la casa conteneva ancora rabbia, e mi domandai come potesse qualcuno mantenere così a lungo un’unica emozione.

Cercai di immaginarmelo cadavere ma riuscivo a ricordarmelo solo addormentato.


Shirley Jackson

venerdì 5 ottobre 2012

Little Talks

Hey! Hey! Hey!

I don't like walking around this old and empty house.
So hold my hand, I'll walk with you my dear

The stairs creak as I sleep,
it's keeping me awake
It's the house telling you to close your eyes

Some days I can't even dress myself.
It's killing me to see you this way.

'Cause though the truth may vary
this ship will carry our bodies safe to shore.

Hey! Hey! Hey!

There's an old voice in my head
that's holding me back
Well tell her that I miss our little talks.

Soon it will all be over, buried with our past
We used to play outside when we were young
and full of life and full of love.

Some days I feel like I'm wrong when I am right.
Your mind is playing tricks on you my dear.

'Cause though the truth may vary
This ship will carry our bodies safe to shore

Hey!
Don't listen to a word I say
Hey!
The screams all sound the same.
Hey!

Though the truth may vary
this ship will carry our bodies safe to shore

You're gone, gone, gone away,
I watched you disappear.
All that's left is a ghost of you.
Now we're torn, torn, torn apart,
there's nothing we can do,
Just let me go, we'll meet again soon.

Now wait, wait, wait for me, please hang around
I'll see you when I fall asleep.

Hey!
Don't listen to a word I say
Hey!
The screams all sound the same.
Hey!

Though the truth may vary
this ship will carry our bodies safe to shore

Hey!
Don't listen to a word I say
Hey!
The screams all sound the same.
Hey!

Though the truth may vary
this ship will carry our bodies safe to shore
this ship will carry our bodies safe to shore
this ship will carry our bodies safe to shore

Performed by Of Monsters and Men

mercoledì 3 ottobre 2012

Una spia non basta

Della serie: quando ci si appresta a guardare un film aspettandosi un genere e rimanere completamente spiazzati nel trovarne un altro. Una spia non basta non è un thriller, e forse è difficile inserirlo pure nell’azione, è più una commedia, pura e semplice. Il classico triangolo amoroso con un pizzico di movimento, giusto all’inizio e nel finale. Il resto è tutto incentrato sulle due coppie formate dal nuovo capitano Kirk, Chris Pine, e la bella Reese Witherspoon, e il neo cattivo di Batman, Tom Hardy, e sempre la bella Reese Witherspoon. Inutile aggiungere che quest’ultima è ignara dell’amicizia fra gli altri due e gestisce le due relazioni con assoluta imbranataggine.
Situazioni comiche e uso improprio di mezzi spionistici. Chi sceglierà la bella Reese Witherspoon tra il testone di Chris Pine e gli occhioni di Tom Hardy? Superato un primo scotto iniziale, durante il quale ci si domanda per quale assurdo motivo Tom Hardy abbia più rossetto di Reese Witherspoon, tutti veniamo spinti a fare il tipo per il nuovo Bane, ma la pellicola avrà il coraggio di andare contro la logica di Hollywood?
Chissà… nel frattempo, si sorride.

martedì 2 ottobre 2012

Musica & Vene

La pizza di fango, simpaticamente ribattezzata così da John Vignola, è una riproduzione in scala ovviamente ridotta di un vinile vecchio stampo fatta con la ceramica. Mi è stata consegnata come riconoscimento per un racconto breve (La musica cos'è) che pare sia piaciuto abbastanza da vincere il premio "Musica & Vene", un concorso letterario indetto nell'ambito del festival M.E.I. Supersound svoltosi a Faenza dal 28 al 30 settembre.
Alla premiazione, piuttosto intima, sono intervenuti il sopracitato John Vignola e Antonio Oleari, con i quali ho parlato di chi va e di chi resta, di chi frequenta ancora le feste paesane e chi invece rimane a bere birra nel solito bar della propria adolescenza, delle città e delle province, e di questa Italia nella quale ancora noi viviamo.
Grazie di tutto a tutti, e grazie alla provvidenza che ci ha fatto arrivare alla macchina prima che si scatenasse un temporale apocalittico.

lunedì 1 ottobre 2012

Settembre 2012

"Io penso che l’amore sia un sacrificio sociale. E tu puoi dirmi che non è vero, ma questo è quello che ho visto. Mi guardo intorno ed è pieno di gente divorziata, di storie d’amore franate e io come faccio a stare con una persona e a credere che non finirò anch’io tra quelle macerie?”
“Io penso che un tuo bacio può valere le macerie in cui forse un giorno mi lascerai."

Giulia Carcasi