Solo allora, dopo tutte quelle giornate che ci erano parse vuote, mi accorsi di quanto poco sapevo di loro. Non parlo dell’amore, della musica e dei vestiti. Dico dell’infanzia, delle paure e di ciò che avrebbero voluto fare nella vita. Era come se ci fossimo sempre e solo occupate del presente. Come se nulla di ciò che quotidianamente sceglievamo di fare potesse far parte di un disegno più ampio. Frutto di qualcosa e precursore di qualcos’altro.
I morti non sono facili da dimenticare. Con i vivi invece è più semplice.
Non avrei potuto avere storie da una notte nemmeno se avessi voluto. E poi io non ci riesco. C’è il rischio che se faccio l’amore con una persona poi quella mi piaccia solo di più, non di meno.
Sento un calore morbido ed energico, qualcosa raggiunge un punto sconosciuto al mio interno e lo scioglie.
Francesca Scotti
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