lunedì 12 novembre 2012
Generazione A
E poi cosa fate? Pregate, forse? Cos’è una preghiera se non il desiderio che gli eventi della propria vita si raccolgano a dare forma a una storia, qualcosa che dia un senso a eventi che si sa che possiedono un significato?
E così io prego.
Dovevo prendere coscienza del fatto che ho un buco dentro di me: ho passato tutta la vita a preoccuparmi che gli altri lo vedessero. Forse dovrei abbracciare il mio buco ed esserne fiera, anche se a sentirlo disgusta. Forse dovrei passare il resto dei miei giorni a testa bassa, asciando trasparire quel vuoto nel viso e nel corpo.
Pensai ai tramonti e a come la cosa incredibile dei tramonti sia che per quanti uno possa averne visti, sembra sempre che quello specifico tramonto sia stato generato per te e per te soltanto.
Lei mi offrì una birra prodotta e imbottigliata in Messico. La ringraziai ma tenni la bocca chiusa: perché mai qualcuno avrebbe scelto una bibita fatta in Messico? Quando arrivò sul tavolo la guardai come se fosse uscita dal Medioevo. La gente vuole l’America, non il Messico. Be, perlomeno l’idea dell’America… l’America prima dell’anno 2000.
Il cervello utilizza le storie per organizzare le sue percezioni del mondo.
Vedere sei persone in silenzio in una sala mi fece pensare alla voce che sentiamo nella mente quando leggiamo, la voce del narratore universale che forse state sentendo in questo preciso istante. Di chi è quella voce? Non è la vostra voce, vero? Lo immaginavo. Non è mai la propria.
Persone condannate a essere sole senza possibilità di solitudine.
Le due cose più difficili al mondo sono essere unici e fare in modo che la propria vita diventi una storia.
Più verità uno sputa fuori, più diventa generico.
Il guaio coi pazzi è che sono pazzi.
Amore, certe volte mi viene da pensare che forse è addirittura più beneducato essere pazzi 24/7, perché almeno così la gente non si innamora di te e non combina tutto un casino.
Se il tuo lavoro ti annoia, pace. Annoiarsi è una forma di critica, quindi forse potresti anche cercarti un altro impiego.
Pregare è strano, si abbandona il flusso temporale del quotidiano e si raggiunge un luogo più silenzioso che segue orologi diversi e dà valore a cose che non si possono vedere.
Douglas Coupland
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