Questo primo capitolo della nuova trilogia basata sul mondo di JRR Tolkien e targata dopo molte vicissitudini dal solito Peter Jackson, soffre di un piccolo dettaglio (non tecnico né di storia) che entra dentro la testa dello spettatore che conosce l’opera dello scrittore inglese e si ostina a suggerire una natura puramente economica di tutto quanto il progetto. Se è vero che Il signore degli Anelli si prestava benissimo a una trasposizione in tre pellicole, anzi sarebbe stato troppo riduttivo portarlo al cinema in un solo film tagliato e potato da molte molte storie, visto che la stessa storia letteraria era basata su tre distinti libri, Lo Hobbit necessitava davvero di essere suddiviso in tre parti? Il libro di per sé è molto meno epico de Il signore degli Anelli e anche nella storia e nella prosa si può capire bene che era rivolto a un pubblico assai diverso e più piccolo. Quindi: perché tre film anziché uno, come lo era il libro? Al massimo magari due, ma perché tre? Il rischio è di vedere allungati i tre film per ragioni puramente di mercato, una specie di annacquamento del brodo per vendere più biglietti e cercare di lucrare il più possibile con un materiale originale che inevitabilmente andrebbe a esaurirsi.
Il rischio c’era, ma a dire la verità a parte l’introduzione nella quale si vede il vecchio Bilbo di Ian Holm e il giovane Frodo pre viaggio verso monte Fato di Elijah Wood, parte che sembra effettivamente stiracchiata fino al limite per occupare più spazio possibile, il film scorre bene e intrattiene come era suo compito fare. Viene narrata la storia dei nani, del drago Smaug, e si capisce così il senso del viaggio. Complice anche una lontana lettura del libro (e per questo non posso dire con esattezza quali siano le libertà che si sono concessi in fase di stesura della sceneggiatura) Lo Hobbit: un viaggio inaspettato arriva alla fine, dopo le due ore e passa di proiezione e si lascia alle spalle il solo momento non tanto riuscito (la parte iniziale appunto) riuscendo a collegarsi, sia per atmosfere e paesaggi sia per alcuni accenni di storia, in modo molto omogeneo alla trilogia dell’anello. Non era facile farlo, ma a quanto pare Jackson si trova proprio a suo agio nella terra di mezzo. Adesso rimane solo da vedere come verrà portata avanti la storia e come siano riusciti gli sceneggiatori (Jackson e le fidate Fran Walsh e Philippa Boyens, più l'intruso Guillermo del Toro) a tirarne fuori senza sbavature altri due interi film (e pensare che di questo primo capitolo si parla già di una extended version in home video).
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