mercoledì 8 aprile 2015
Per strada
Sulle strade dell'Italia ci sono una miriade di macchine in moto ma soprattutto in coda. Ci sono targhe che molto spesso non sono alterne, ma si diversificano per numero e per provenienza. Ci sono marmitte che a volte non sono catalittiche ma che sputano fumo come piccole ciminiere installate appena sotto le auto. Tutte quante in fila, una dietro l'altra, a passare il tempo a riparo dal tempo, dalle precipitazioni atmosferiche e dai nubifragi, con colori sgargianti e differenti: è un arcobaleno di sfumature senza soluzione di continuità. è un miscuglio scomposto che si alterna in un quadro astratto di un pittore ubriaco e fatto, una natura morta dentro la quale ci nascondiamo noi, che guidiamo e ascoltiamo radio come se quelle voci provenienti dagli altoparlanti delle nostre macchine siano proprio accanto a noi, come se queste stessero parlando a noi, come se noi fossimo con loro, come se noi non fossimo in realtà soli. C'è un'assenza di compagnia, una solitudine ovattata dal suono familiare di una voce che definiamo amica ma che in realtà non conosciamo affatto. Neppure riusciamo ad associare una faccia alla voce, e quando magari ci proviamo, andando a prendere il cellulare e cercando su internet la foto di chi sta parlando, rischiamo di provocare incidenti mortali che per assurdo andrebbero a impinzare le notizie dei telegiornali trasmessi ogni ora e che stiamo ascoltando e che in un gioco ripetitivo all'ennesima potenza ha dato il via a tutto questo gioco e ci ha spinti a prendere il cellulare e a cercare e a provocare l'incidente. Cerchiamo un affetto umano che quando viaggiamo da soli ci manca e manca dalla partenza fino all'arrivo, quando finalmente arriviamo al casello e dobbiamo scegliere, per chi non si è modernizzato con il telepass, se andare a una cassa automatica e ascoltare un'altra voce registrata, guida con prudenza, oppure andare da una persona e dirle con un tono che alla lunga diventa ripetitivo: buongiorno/buonasera, può farmi la ricevuta?
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