Si presenta come un biopic su Edie Sedgwick, musa di Andy Warhol per un breve periodo della sua vita, ma ripensandoci a mente fredda risulta essere qualcosa di diverso, di strano, di informe, difficile da spiegare e da adattare. La persona protagnonista è si Edie Sedgwick, ma la vera protagonista sembra essere la scena newyorkese di quegli anni, in cui si affacciano in modo prepotente Andy Warhol e la sua Factory (da cui il titolo), in modo meno irrompente un Bob Dylan non Bob Dylan, e giusto un saluto breve e poco significativo da parte di Nico e dei Velvet Underground (La domanda è: e Truman Capote dov'é?). Questo perché della Edie pre New York c'è giusto una scena in cui lei scende le scale; della Edie pre Andy Warhol c'è solo una chiacchierata per strada; e della Edie post Andy Warhol non c'è niente, se non qualche flash ad intromettersi in mezzo alla storia, e le notizie scritte poco prima dei titoli di coda. Troppo poco per definire un film una biografia di un personaggio realmente vissuto. La pellicola è uno spaccato, piccolo e scheggiato, di quella che fu la vita della Sedgwick quando si intrecciò con quella di Andy Warhol. Non c'è spazio per nient'altro, e in questo modo viene raccontato tutto e niente allo stesso tempo.
Rimane una buona interpretazione, a parer mio, di Sienna Miller e un imbronciato Hayden Christensen nei panni che nella realtà furono di Bob Dylan; Guy Pearce a fare Warhol non mi convince moltissimo e per il resto è tutto contorno, compresa una Mena Suvari da comparsa, tonda e brutta come forse non lo è mai stata sullo schermo.
Lo dovevo vedere. L'ho visto. Ok. Ora passiamo ad altro.
Giudizio: Tv
- Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
- Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
- Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
- Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia
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