Un anno fa, non proprio di questi tempi, eravamo sul Tirreno a parlare e reclamare con persone che avrebbero poi partorito male, ricordi? Tornammo indietro rispettando i limiti di velocità e con la paura di arrivare in ritardo. Tagliammo la strada, passando lontani da casa, e pagando pedaggi che poi avremmo recuperato. Il blu allora era decisamente più scuro, non era un celeste sbiadito e malato come invece è oggi.
Scendemmo di macchina e tu sembravi sceso giù da un peschereccio. L'aria era gelida e faceva condensa. Il paesaggio, però, così come la vallata, era stupendo e lo è tuttora. Sembra illuminato a festa, quando è del tutto quotidiano. Mi avvicinai a te, un anno fa, mentre camminavamo su per una salita troppo ripida, e ti dissi: "Sai che spettacolo, qui, a tuffarsi in queste luci."
Oggi scendiamo di macchina e tu non hai più l'aria del marinaio. Io invece sono vestito più o meno uguale, abbracciato al moi giacchetto fuori stagione, e con una maglia con il cappuccio che mi sborda dalle spalle. Non sembro un marinaio io, non sembro un cowboy, o un astronauta; sono anonimo esattamente come uno che indossa un giacchetto fuori stagione e una maglia con il cappuccio che gli sborda dalle spalle. E i capelli troppo lunghi, la barba fatta crescere senza regole, e gli occhi sottili e stretti, e le labbra nascoste nella faccia.
Mi avvicino a te, mentre saliamo la solita salita troppo ripida, e ti dico: "Sai che spettacolo, qui, a tuffarsi in queste luci." Cerco di essere spiritoso, giocando con il tormentone, perchè so già che dovrò prepararmi a vedere un sacco di gente vestite a festa, indossare la loro migliore anima, quando io non riesco a spolverare neppure un singolo frammento di me da far vedere. Avere tante persone, dentro, e non averne neppure una da esibire. Ma tu non capisci e camminando in affanno rispondi proprio come avevi risposto un anno fa, quando il blu era più scuro e non era un celeste timido e impacciato come è invece ora, ed era freddo da battere i denti.
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