lunedì 17 giugno 2013
Hitler
(Non ci sono parole di Hitler. Ogni sua singola parola va condannata, e poi dimenticata.)
Il tempo è una breve distrazione tutta umana.
Lei, muta che non parla, esige che di fronte a lei si sia muti e non si parli.
Il discorso che non può essere compreso.
Pallida, tremula come fiamma sul punto di spegnersi e mai si spegne.
La carne escresce. Essa tende non alla purificazione, ma alla putrefazione. È il destino lineare di questo accumulo di tendini, organi molli, ossa calcificate, metabolismi incerti: questo è il corpo umano. La curvatura dello spazio della carne: escrescenza, putrefazione. In essa non v’è splendore, se non transitorio, rapide epidermidi, chiare, profumi che sfumano.
Ricordiamoci sempre che le generazioni future dimenticheranno, per certo, gli uomini che seguirono il proprio utile soltanto. Esalteranno invece gli eroi, coloro che hanno rinunciato alla proprio personale felicità per il bene comune.
Nelle stanze della villa si consuma sesso bagnato di champagne. L’accolita NSDAP: intrighi, ricatti sessuali – sesso, sesso, sesso.
Trova requie soltanto quando inietta morfina nel braccio fitto di lividi lungo la linea della vena bluastra. È asservito alla sostanza.
Geli gioca consumata a questa elastica perversione che è respingere dando speranze.
L’uomo fa un passo: è sul cornicione.
Vede la folla sottostante, agitata, gente che letteralmente si strappa i capelli. Dalle finestre dell’edificio della Borsa vengono lanciati piccoli fogli: azioni a valore zero. È una pioggia di carta che incanterebbe, se non fosse la tempesta della tragedia al suo culmine. Le strade di New York sono arterie intasata dal colesterolo finanziario. Tutto il sistema venoso collassa.
Il suicida vuole la vita ed è scontento delle condizioni che gliela hanno resa assolutamente insostenibile. Perciò non rinuncia affatto alla volontà di vivere, ma solo alla vita nella quale distrugge la propria immagine della vita.
State attenti al potere di un libro. Esso è una fenice. Bruciatelo nel buio e ne vedrete, improvvisa, la resurrezione. Esso non è quello che sembra. L’idea è immateriale, si consolida soltanto momentaneamente nella carta. Scivola, serpentina. Persiste. Resiste. Non c’è fiamma che la intacchi.
C’è una profonda analogia tra l’invidia, che è un’inclinazione naturale, e lo spionaggio, che è una funzione sociale. La spia va a caccia per conto di altri, come il cane; l’invidioso va a caccia per conto di se stesso, come il gatto.
Giuseppe Genna
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