francamente me ne frego. a dire la verità: la verità è una palla di chiodi, arrugginiti ed incandescenti, che potrebbe esplodere da un momento all'altro. è inutile rigirarsela tra le mani, facendosi mille ferite, tagliare via dalla carne la pelle; quanto pure lanciarla improvvisamente troppo in fretta in braccio a qualcuno: potrebbe ritornarti per le mani in un batter d'occhio.
ingoiarla, questa cazzo di palla, sarebbe alquanto controproducente: vomitare sangue a fiumi non significa proprio stare bene, quando poi nel vomito ci riversi bile e rabbia, repressa non repressa e pure ossidata; anche se l'idea di cercare di digerirla, la verità, non sarebbe affatto male. dovrebbe esserci un metodo diverso, però. ed anche se lo trovassimo, tu io loro, tutti quanti insieme per il bene comune, non servirebbe poi a molto. mangiare la verità non è così facile quanto si possa credere. di mangiare la verità non si finisce mai: ne prendi un boccone, quello che hai più a portata di mano, e te la metti in bocca, la mastichi amara, la verità, sentendo gli scricchiolii che fanno i denti nel chiudersi contro le sue pareti; e non appena la butti giù, sentendola pesante scivolare tra le braccia di quei succhi gastrici che già sai non saranno in grado di scomporla in modo comprensibile - la verità è soggettiva e proprio per questo la rimastichi ogni volta che cambi punto di vista - non appena ingoi ne vedi un altro pezzo poco più lontano, di verità; un pezzo che non avevi notato fino a poco prima e che invece è lì che ti aspetta.
non moriremo mai certo di fame di verità. ce n'è sempre in abbondanza, ed i fatti, il mondo, a volte sembra volerci imboccare a forza, con la verità, a cucchiaiate capienti straboccanti di pezzi spigolosi e ruvidi, di pappa che non vorresti mai sentire con le papille gustative e che ingoi tappandoti il naso nella speranza di non sentirne il gusto, di poterla soltanto ricacare via non appena avrai finito di provare con tutte le tue forza ad assimilarla, di farla tua per quel poco che credi di poter fare, di capirla la verità anche quando non riusciresti a farlo neppure avendo a disposizioni milioni di miliardi di trilioni di triliardi di anni a disposizione, con la vita dei dinosauri e la morte causata da una cometa che si è schiantata sulla terra provocando l’alzarsi di una nube di polvere talmente fitta da oscurare il cielo e da non far filtrare il sole, spazzando via ogni possibilità di vita: senza aria, senza ossigeno, un buio eterno per giorni giorni e giorni e mesi e anni, uno ad uno questi giganti di rettili si schiantano al suolo esanimi, con la gola secca prosciugata dalle particelle di ossigeno, con la lingua penzoloni fuori; e tu seduto in un cantuccio, rannicchiato dentro una cazzo di grotta dove il pericolo non può raggiungerti, con la tua riserva di ossigeno conservata in una collezione pressoché infinita di bombole rubate dal futuro; tu seduto a cogitare, a pensare, a tentare di capire la verità. passerebbero gli anni, le glaciazioni, le ere, i secoli, e pure i millenni; vedresti generazioni su generazioni susseguirsi nel calpestare la terra intesa come pianeta, senza mai riuscire a venirne a capo di questa cazzo di verità. arriveresti fino ai giorni nostri, alla tua vita: ti vedresti prima bambino, adolescente, sciocco, poi grande, adulto, vecchio, esperto, maturo, poi morto; ed andresti oltre, seduto in una caverna un poco più moderna, arredata di tutto punto, con il tuo pensiero fisso, di capire la verità.
la verità è che non siamo né globuli bianchi né globuli rossi, ma ne siamo formati tutti insieme, e sarebbe sciocco vergognarsi di questo.
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