My week with Marylin, ovvero la mia settimana con Marylin, titolo originale più appropriato rispetto a quello amputato con cui è stato distribuito il film in Italia. La pellicola racconta la storia di un giovane (giovanissimo) aiuto regista alle prese con la produzione del film Il principe e la ballerina al quale partecipò appunto la bella Monroe. Durante le riprese l’inesperto Colin Clark avrà a che fare con l’attrice americana, trasportata in terra inglese, e con il regista Laurence Olivier, dapprima infatuato (come un po’ tutti) di Marylin per finire poi esasperato per gli atteggiamenti di quest’ultima, cercando di fare da tramite tra i due, prima di finire intrappolato nella rete sensuale del sex symbol per eccellenza. Ne viene fuori un ritratto piuttosto cupo della protagonista di A qualcuno piace caldo, come ormai sembra essere di moda: viene accennata la dipendenza alle droghe, alludendo qui a delle fantomatiche pasticche per farla dormire, per farla svegliare, per farla e basta; ma soprattutto accerchiata da personaggi che la accudiscono e che la vogliono in qualche modo dirigere, non tanto sul set quanto nella vita vera.
Il regista Simon Curtis, che fino a qui non è certo passato alla storia, ha a disposizione un buon cast, sormontato da una Michelle Williams fantastica nel calarsi nei panni di Marylin, un Kenneth Branagh che però sembra riuscire solo a fare versetti e da un pezzo a questa parte a caricaturare fin troppo i suoi personaggi, un Judi Dench che si offre alla causa come diva di altri tempi, e una Hermione Granger trasportata indietro nel tempo, nonché il playboy Howard Stark del film su Capitan America.
Un film dilatato, quanto le pause di Marylin, composto dai suoi sorrisi e dalle sue pazzie. Uno spaccato della sua vita che forse pecca un po’ nella presunzione di voler infilare tutta la Monroe all’interno di soli sette giorni, nel bene e nel male. Come voler infilare l’oceano in una bottiglia. È anche vero che l’oceano, così come la bellezza di Marylin e il suo complicato animo, non potrà mai essere racchiuso dentro un film.
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