lunedì 22 giugno 2009

Pm10

Metti un pomeriggio con l'aria che sa di merda, passare per le strade facendo streaching, riscaldandosi e preparandosi per l'impegno. Entrare nella zona rossa senza saperlo e vedere un motorino schiantarsi contro un muro, e subito dopo essere seguito da un camion, un tir enorme che schiaccia i resti di quel povero sopravvissuto. Due, tre frasi al massimo, imparate a memoria, a pappagallo, come le poesie a scuola: ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro. Discutere sulla direzione dei venti, le giurisdizioni comunali, chiusure preventive, per decidere da quale parte far sventolare la bandiare bianca. Ora che non si può più portare una bambina in passeggino, fare un giro in un parco, senza dover analizzare le uova delle anatre che le covano in riva al lago del parco; analizzarle con il microscopio alla ricerca del male minore; mentre le anatre invece passeranno l'inverno alla ricerca delle uova scomparse dalla cova. Quanti pulcini uccisi dalla scienza, ora che la zona rossa si espande ad ombrello e il signore vestito bene, come uno strillone di inizio secolo scorso modernizzato a quello attuale, ci dà il benvenuto nella zona rossa, senza definirla, senza spiegarla. Non c'è zona rossa, non c'è zona: nuotiamo ovunque nella diossina, e micropolveri sparse dappertutto. Dove portare la propria bambina in passeggino? se fuori è tutto malato e non si vede, anzi, sembra quasi una così bella giornata.

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