venerdì 28 novembre 2008

Grace Kelly Blues

The cut-rate mine walking through the dirty streets,
Of Paris, in the hot august heat,
Sun melting the fake smile away,
Just looking for a place to stay.
The actress gave up all her old dreams,
And traded up, now she is a Queen,
Royal familys don't have time, for that shit,
Your crystal ball - you keep it hid.
The tractor-trailor driver radios:
Help me someone, I'm out here all alone,
Truck driving the black night away,
Praying for the light of day.
The kid in the mall works at Hawt Dawg on a Stick,
His hat is a funny shape, his heart is a brick,
Taking your order, he will look away,
He doesn't have a thing to say.
But me, I'm feeling pretty good, as of now,
I'm not so sure when i got here, or how,
Sun melting, the fake smile away,
I think, you know, I'll be okay.

giovedì 27 novembre 2008

No Sense

F. ha iniziato a prendere il caffé senza zucchero come lo prendo io, perchè ha capito che il caffé senza zucchero attira le ragazze.
Prima prendevo del miele al posto del caffé, ma attirava gli orsi.

mercoledì 26 novembre 2008

Die Hard - Vivere o Morire

Arriva il brutto tempo e con il brutto tempo le giornate si fanno più casalinghe. Stare a casa, sdraiati sul divano o sul letto (per tutti quelli che come me ancora non hanno un divano da piazzare in soggiorno e su cui sdraiarsi) acquista tutto ad un tratto un fascino particolare, caldo e accogliente.
Ricordo ancora con affetto le domeniche pomeriggio passate a casa di S1 o S2 (può sembrare una finzione narrativa ma erano, e presumibilmente lo sono ancora, imparentate in qualche modo) a guardare un film tutti insieme, con un dolce per merenda e novantesimo minuto che ci aspettava alle 18.10 per farci vedere i goal del campionato (all'epoca, miei cari fanciulli viziati, non c'era ancora Sky [si chiamava Tele+] e le partite di calcio o le andavi a vedere allo stadio oppure ti attaccavi). In questo modo ci siamo visti Scream (con gli scherzi di L. che con uno dei primi cellulari chiamava casa di S1 nei momenti più tesi); Shining, e pure qualche ciofeca come So cosa hai fatto.
Per la serie "le cavolate non finiscono mai e sarebbe meglio vederle tutti insieme, in compagnia, perchè almeno in questo modo acquistano un po' di significato", mi sono visto, proprio perchè non sapevo cosa fare e non avevo voglia di rovistare tra gli scatoloni per trovare qualcosa di decente, Die Hard - Vivere o Morire.
Dimenticate pure il capitolo precedente, Duri a morire, che sarà per l'età in cui lo guardai per la prima volta, ma ne conservo ancora un ricordo sufficientemente buono. La nuova fatica, e penso sia la parola più appropriata, di Bruce Willis è un film AMERICANO, inteso non tanto per la produzione quanto per l'abbondanza di americanate presenti in poco più di due ore. Quando un personaggio che non si chiama Spider-Man o Topo Gigio abbatte un elicottero in volo lanciandogli contro una macchina, beh c'è qualcosa che non va.
A parte questo e altri episodi similari, tutto il film ruota attorno ad una sola ed unica scena dove un ragazzo insegna ad un personaggio interpretato da Bruce Willis come rubare una macchina (non quella che poi andrà addosso all'elicottero) nel nuovo millennio. Molto probabilmente gli sceneggiatori volevano sottolineare il passaggio del tempo, la modernizzazione delle cose di fronte ad un personaggio puramente anni 80; ma il risultato, con Willis che guarda il ragazzo inclinando le sopracciglia di circa quindici gradi, non è tra i più riusciti.
voi direte: ma come, un film di due ore si concentra tutto in questa scena? Cosa significa?
Risposta: assolutamente niente. Come tutto il resto del film.

Giudizio: Passeggiata
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

lunedì 24 novembre 2008

There Will Be Blood


Ho scoperto Paul Thomas Anderson con “Boggie Nights” e l’ho amato con “Magnolia”. Ho evitato di vedere “Ubriaco d’amore” solo perché non ho un buon rapporto con Adam Sandler, ma mi sono ripromesso di vederlo.
Dopo un anno dalla sua uscita al cinema, dove non sono riuscito ad andarlo a vedere, ho finalmente preso in mano “There Will Be Blood”. L’ho dovuto spezzettare in più visioni, fermandolo in un punto una sera e riprenderlo la sera dopo da dove l’avevo lasciato. Non è la cosa più giusta da fare, lo so, né è molto corretto nei confronti del film. Perché la pellicola è l’epopea del personaggio di Daniel Day Lewis, partendo dai giorni sporchi, solitari e faticosi della prima ricerca petrolifera; fino ad arrivare ai tempi agiati, vecchi e ricchi dopo pozzi e pozzi di oro nero scavati e prosciugati.
Una storia che intreccia altre storie, dal figlio adottato, al predicatore di paese, dove alla fine nessuno dei personaggi potrà guardarsi allo specchio e definirsi vincitore. Ognuno attraverserà a suo modo le proprie zone d’ombra e ne uscirà sporco, non solo di petrolio, e sconfitto.
Un bel film, con un immenso Daniel Day Lewis.

Giudizio: Dvd
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

giovedì 20 novembre 2008

Raeliani

Il Movimento Raeliano è un movimento religioso di stampo ateo basato sulla credenza secondo cui alcuni extraterrestri scientificamente avanzati, chiamati Elohim, avrebbero creato la vita sulla Terra attraverso l'ingegneria genetica. Il movimento crede inoltre che, grazie ad un'opportuna combinazione di clonazione e trasferimento della mente, sia possibile raggiungere l'immortalità. I Raeliani promuovono il progresso scientifico, la libertà sessuale, la responsabilizzazione dell'individuo, la meditazione come strumento di risveglio spirituale e la distribuzione delle risorse planetarie, ritenendo che tutto questo porterà ad una nuova era di pace e benessere, la cosiddetta "Età dell'Oro" annunciata, a loro dire, dalle principali religioni.

Il Movimento Raeliano viene fondato da Claude Vorilhon, rinominatosi Rael nel 1973. Secondo il suo stesso racconto, Vorilhon sarebbe stato contattato da un rappresentante di una civiltà extraterrestre, gli Elohim, il 13 dicembre 1973, nel cratere di un vulcano spento vicino a Clermont-Ferrand, nella Francia centrale. Seguendo quelle che lui afferma essere istruzioni rivelate ha fondato il Movimento Raeliano, che dichiara di possedere circa sessantamila membri sparsi in almeno ottantaquattro diverse nazioni. Il numero maggiore di affiliati si riscontra in Francia, Giappone, Canada (specialmente Quebec) e Stati Uniti (specialmente Florida). Il Movimento diffonde il suo messaggio attraverso i libri di Rael, le assemblee raeliane, e il suo sito Internet.

mercoledì 19 novembre 2008

Grand River


Siamo noi italiani che applaudiamo quando l’aereo atterra, increduli, compiaciuti per la nostra buona sorte, in culo a chi precipita.

Stabilisco che l’autobus sarà il mezzo preferenziale di spostamento: è il più economico, e garantisce l’attraversamento fisico del territorio, un servizio di cinema dal vivo che nessun altro assicura.

Mi fa ridere la grande insegna luminosa di un fast food italiano: Sgt. Pepperoni.

Punta Molly Brant sul Rideau, seduto sotto un albero, guardo le anatre indolenti, respiro con i polmoni del mondo, osservo quello che chiamiamo natura, e invece è tutt’altro.
È storia passata e presente.

In questa fase della vita, mi chiedo se la superficie esaurisca la profondità, se chi sa cogliere ciò che appare in maniera evidente sia anche colui ce comprende il senso intimo delle cose.

Il viaggio, lo sento, sta mutando segno. Se nelle tappe precedenti l’attitudine era quella dell’osservatore, e le interazioni rade e formali, ora questo si sta trasformando in quello che chiamo un viaggio di uomini (e donne). Un’esperienza dove i luoghi che attraversi assumono prospettiva e significato grazie alle persone che incontri.

Del resto, un uomo non è una macchina fotografica. Neanche una macchina fotografica, una volta puntata, è obbiettiva. L’angolo di visuale, la prospettiva, non sono mai neutre.

Di recente, con la donna che amo, abbiamo scherzato che quando rischi di commuoverti durante uno spot commerciale, allora davvero qualcosa non funziona.

Wu Ming

martedì 18 novembre 2008

In bianco e nero

Antonella è dall'altra parte della strada. Cammina da sola, un paio di occhiali da sole enormi a nascondere gli occhi. Sembra essere diretta esattemante da dove me ne sto invece andando via io. Ci incrociamo, e poco prima di allontanarmi da lei attravarso la strada e le vado incontro.
La saluto sorridendo. Lei mi risponde con voce atona, priva di qualsiasi emozione o sentimento. Non so se è per gli occhiali, che le coprano gran parte della faccia e non mi fanno capire la sua espressione, ma sembra svuotata, come se quella che ho davanti fosse solo il contenitore della vera Antonella: la persona se ne è andata via o se l'è portata via qualcuno, magari il vento. La vedo in bianco e nero: triste, spenta.
Scambiamo solo due parole. Cortesia per lo più. Poi lei sembra ansiosa di starsene da sola, e cerca in un modo molto poco velato di piantarmi lì. Si gira boffonchiando qualche cosa, magari un saluto, e riprende a camminare esattamente come prima. Come se niente fosse successo. Non ora; ma da sempre.
Come se niente fosse successo da sempre.

lunedì 17 novembre 2008

Sentirne la mancanza

"Questi ultimi anni dell'era postmoderna mi sono sembrati un po' come quando sei alle superiori e i tuoi genitori partono e tu organizzi una festa. Chiami tutti i tuoi amici e metti su questo selvaggio, disgustoso, favoloso party, e per un po' va benissimo, è sfrenato e liberatorio, l'autorità parentale se ne è andata, è spodestata, il gatto è via e i topi gozzovigliano nel dionisiaco. Ma poi il tempo passa e il party si fa sempre più chiassoso, e le droghe finiscono, e nessuno ha soldi per comprarne altre, e le cose cominciano a rompersi o rovesciarsi, e ci sono bruciature di sigaretta sul sofà, e tu sei il padrone di casa, è anche casa tua, così, pian piano, cominci a desiderare che i tuoi genitori tornino e ristabiliscano un po' di ordine, cazzo... Non è una similitudine perfetta, ma è come mi sento, è come sento la mia generazione di scrittori e intellettuali o qualunque cosa siano, sento che sono le tre del mattino e il sofà è bruciacchiato e qualcuno ha vomitato nel portaombrelli e noi vorremmo che la baldoria finisse. L'opera di parricidio compiuta dai fondatori del postmoderno è stata importante, ma il parricidio genera orfani, e nessuna baldoria può compensare il fatto che gli scrittori della mia età sono stati orfani letterari negli anni della loro formazione. Stiamo sperando che i genitori tornino, e chiaramente questa voglia ci mette a disagio, voglio dire: c'è qualcosa che non va in noi? Cosa siamo, delle mezze seghe? Non sarà che abbiamo bisogno di autorità e paletti? E poi arriva il disagio più acuto, quando lentamente ci rendiamo conto che in realtà i genitori non torneranno più - e che noi dovremo essere i genitori."

David Foster Wallace

venerdì 14 novembre 2008

Tell me what it’s worth

Crack open the good times
On a street corner busting rhymes
But you fell between the lines
They all laugh, become a joke
Am I crazy baby? Let's just hope.
For no holes, crunching drums
I've got the sweet sugar but that's all

Tell me what it’s worth
Tell me what it’s worth

So tell us that we're doing everything wrong
Niggas turn blueish-grey when they're dead
That's funny, 'cause I've just turned bright red
Red. Red. Red.

Kill, kill, kill and everything starts to suck
Drowning all your sins boy gets us luck
Or the fact that you racists are full of shit
I’ve got the sweet sugar but that’s it.

Tell me what it’s worth
Tell me what it’s worth
Woah Woah

Clean your blades and keep swinging
Don't stop 'til the red runs out
'Til the joy pours out of your mouth.

Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)
Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)
Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)
Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)

giovedì 13 novembre 2008

Personaggi

Cosa succede a due personaggi che si incontrano su un foglio di carta? Voglio dire: come nascono questi due personaggi?
All'inizio saranno dei semplici concetti, qualcosa di non concreto, di invisibile, destinati a diventare poi qualcosa sempre non concreto ma con qualche elemento in più. Ci sarà un periodo dove le parole non si uniranno a formarne la figura, ma saranno un ammasso di discorsi informi, tipo delle galassie slegate e sconnesse. E forse la figura del personaggio non sarà mai delineata alla perfezione, potrebbe non essere mai un disegno preciso, con i bordi segnati decisi e magari colorati a china: un personaggio potrebbe rimanere sempre una massa in espansione, un insieme di fatti, aggettivi ed eventi che ne compongono non la figura ma la forma.
La forma, a differenza della figura, rappresenterà in tutto e per tutto il personaggio; e se poi questo alla fine avrà i capelli biondi, mori, o rossi, fuxia o arancioni, questo sarà un aspetto che non toccherà minimamente la forma.
Ma come nascono questi personaggi? Cosa provano mentre cominciano a vedere la luce? Un attimo prima non sono niente, e tutto ad un tratto ti ritrovi ad avere una vita, fatta di pensieri, immagini, e di un passato che ti ritrovi a vivere a pezzi, a dosi, ma mai interamente.

mercoledì 12 novembre 2008

Il paradosso HD

Dopo aver semi delegato la scelta del bagno e della cucina, stanze delle quali ho solo dato delle lienee base (colore per le mattonelle del bagno, e tipo di cucina per appunto la cucina), ora mi trovo a dover affrontare il salotto e tutto quello che esso si porta dentro. Mi vedo quindi sommerso da un mare di possibilità che prevedono centinaia di televisori (al plasma, LCD, HD, FullHD, etc etc), la posizione del decoder di Sky (in soffitta, in salotto, nello studio, in camera, in bagno, sotto il bidé), come far convivere lettore dvd, videoregistratore, dolby sorround integrato al lettore dvd...
Per poter scegliere la configurazione migliore, quella che mettesse d'accordo tutti i pezzi di questo infinito (lo so che sto esagerando) mosaico (si mosaico, come le mattonelle del bagno), mi sono tuffato nella prima fase di ogni buon acquisto: lo studio. Ho iniziato a reperire informazioni, chiedendo a colleghi più esperti di me, o girovagando tra gli scaffali dei vari negozi come un investigatore privato, e ho controllato tutte le caratteristiche tecniche di tv (quante prese scart hanno, la risoluzione, l'angolo di visuale, le altre entrate ad alta definizione); questo perchè il salotto in fondo ruoterà tutto attorno alla televisione e finchè non ho deciso la dimensione di quella (ebbene si, per la prima volta in vita mia devo ammetere che le dimensioni contano) non posso comprare il mobile, in quanto nel mezzo ci dovrà essere la nicchia dove mettere la televisione. In mezzo a tutta questa confusione mi sono trovato però di fronte ad un paradosso non da poco. Durante il periodo di recupero di informazioni, girando tra i vari negozi quali MediaWorld e Marco Polo Express ho notato che è in forte crescita la vendita dei Blue-Ray Disc, formato che ormai ha preso il sopravvendo rispetto all'altra alternativa HD-Dvd, ma negli stessi negozi non sono riuscito a trovare nessun lettore Blue-Ray. Ammetto di non aver chieso nessuna informazione a nessun addetto che circolava nei vari reparti, ma non credo di essere così stupido... o no?

ps. In considerazione al discorso di qualche giorno fa, questo è semplicemente un post di sfogo.

martedì 11 novembre 2008

La ragazza dai capelli strani


Julie e Faye sono a letto, da amanti. Si scambiano complimenti sui loro corpi. Si lamentano della brevità della notte. Esaminano e riesaminano, con una sorta di entusiasmo infelice, le piccole ignoranze che necessariamente, dice Julie, delimitano la strada che porta a un qualunque vero legame fra due persone.

Il Pacifico di prima mattina è lilla.

Un furgoncino Volkswagen sta uscendo in retromarcia dal vialetto. Canta il canto stridulo e trieste delle Volkswagen in retromarcia.

Julie scrolla le spalle. “Rispondi come t ipare.” Deve raddrizzarsi i baffi in continuazione, per colpa del caldo. “Di’ che il lesbismo è solo uno dei tanti tipi di risposta all’Alterità. Di’ che il senso dell’amore sta tutto nel tentativo di infilare le dita nei buchi della maschera della persona che ami. Di far presa in qualche maniera su quella maschera, e chi se ne importa di come ci riesci.”

“Una volta mi hai chiesto in che senso le poesie mi hanno formata.” Dice. Quasi un sussurro: la voce che usa al microfono. “E mi hai chiesto se noi, noi due, dipendevamo da questo gioco, anche solo per esistere. Piccola?” – solleva il viso di Faye mettendole un dito sotto il mento – “Te lo ricordi? Te lo ricordi il mare? La nostra alba sul mare, che ci piaceva tanto? Ci piaceva tanto perché era come noi. Faye. Quel mare era ovvio. Per tutto il tempo stavamo guardando qualcosa di ovvio.” Le dà un pizzicotto a un capezzolo, tanto delicatamente che Faye neanche se ne accorge. “I mari sono mari solo quando si muovono”, sussurra Julie. “Sono le onde a impedire che i mari siano semplicemente delle enormi pozzanghere. I mari sono fatti soltanto delle loro onde. E ogni onda del mare alla fine è destinata a incontrare ciò verso cui si muove, e a infrangersi. Tutto quello che avevamo davanti agli occhi, tutte le volte che me lo chiedevi, era ovvio. Era ovvio ed era una poesia, perché eravamo noi. Guarda le cose in questo modo, Faye. La tua faccia che muovendosi assume un’espressione. Un’onda che si infrange su uno scoglio e abbandona la sua forma in un gesto che esprime quella forma. Capisci?”

“L’amore è soltanto una parola. Congiunge cose che sono separate. Io e Lyndon, anche se tu non sarai d’accordo, siamo d’accordo sul fatto che quello che c’è fra noi non si può più chiamare propriamente amore. Perché abbiamo smesso molto tempo fa di essere abbastanza separati perché ci sia un ‘amore’ a coprire la distanza.”

Mia zia è una sessantenne esageratamente graziosa, di una gentilezza sincera ma non stucchevole, una signora contro cui l’unico capo d’accusa potrebbe essere il fatto di avere i capelli tinti di una sorta di ambra dolce impossibile da trovare in natura.

Leonard sostiene che sono proprio come nostra madre e soffro di un infelice e sostanzialmente stupido desiderio di essere perfetto; io dico che questo non ha nulla di costruttivo a che fare con quello che ho detto, e oltretutto non vedo che cosa ci sia di male nel desiderare di essere perfetti, dato che essere perfetti sarebbe…be’, perfetto.

David Foster Wallace

lunedì 10 novembre 2008

Ma che cazzo...?!?!

Venerdì ero occupato e non ho avuto modo di dedicare il giusto tempo all'argomento che volevo trattare. Ho preferito pubblicare un post piuttosto anonimo, anche se io preferirei definirlo ermetico, facendo finta che non fosse successo niente. Putroppo invece è successo, e adesso, a qualche giorno di distanza, non è più possibile far finta di nulla.
E' capitato di nuovo, questa volta mentre era a Mosca, e questa volta nei confronti di Obama. Si, proprio nei confronti del nuovo presidente eletto degli Stati Uniti. Quell'uomo che ha tutto: "è giovane, è bello, e pure abbronzato."
Cosa??!??! Ma l'ha detto davvero?? Non ci posso credere. Già mi sentivo una merda quando martedì sera, passando di canale in canale, vedevo da Vespa i titoli che facevano continuamente riferimento ad Obama: primo presidente nero, e una signora americana, via via sempre più alterata, faceva notare quanto fosse sbagliato quello che c'era scritto sugli schermi alle spalle del conduttore, in quanto Obama era ed è americano (Vespa faceva finta di non notare la sottile differenza).
Ora ci si mette pure il nostro (nostro?!!?, mio no di certo) presidente del consiglio, dicendo che è abbronzato. Poi, senza ritrarre una sola parola (anzi calcando sempre più la mano e tirando pure in ballo le superclassifiche degli anni '60 con "Abbronzatissima"), non chiede neppure scusa e dice che quella era una semplice battuta. Di carineria, aggiunge poi.
Sarebbe da mettere davanti ad un plotone di esecuzione anche solo per aver usato "carineria", a mio avviso; ma cerchiamo di sorvolare almeno su questo aspetto.
Non contento poi dà di imbecilli a tutti quelli che come me si sono scioccati nel sentire quelle parole. Imbecilli perchè non hanno capito che si trattava di una semplice battuta, di carineria per di più. Ma come si fa a non essere scioccati? E' come se si accompagnassero i figli ad uno spettacolo al circo, e di punto in bianco un elefante si sedesse proprio su di te, a culo spianato; e te entrassi dentro il deretano sporco e merdoso di una bestia che non a caso si chiama pachiderma; e poi questo si rialzasse, lasciandoti scivolare fuori come una supposta rigettata, tutto grondande di liquami e vischiumi, avvolto da un tanfo nauseabondo e fuori da ogni concezione dell'umana natura. L'attuale presidente del consiglio italiano vorrebbe che ogni suo compatriota, in una situazione del genere, facesse finta di niente e con uno stronzolo di elefante che gli striscia giù dalla faccia si voltasse verso uno dei propri bambini e con un sorriso da televisione chiedesse: "Ti piace il circo?"
Che poi non è neanche la prima volta. Ormai queste uscite infelici cominciano ad essere una norma. Ad ogni nuova legislatura questo qui sembra sfornare una gaffe dopo l'altra. Ed è inutile poi rifugiarsi sempre dietro lo scudo della battuta. Poteva essere credibile la prima volta, ma se dopo n volte continui sempre a far scoppiare un casino internazionale (aggettivo usato non a caso), beh, rassegnati: non sai fare battute.

PS. Appunti per un eventuale intervista:
Intervistatore: "Lei tifava Obama o McCain?"
Edward S. Portman: "Ho pregato con tutto il cuore che fosse Obama a vincere, e questa volta, non so quale Dio devo ringraziare, ma mi ha ascoltato. Ora spero che per gratitudine gli americani alle nostre prossime elezioni preghino con tutto il cuore che Berlusconi si levi di culo."

venerdì 7 novembre 2008

Per chi non sa leggere

Avete notato che quasi tutti i venerdì metto il testo di una canzone?
Un caso?
Strano... vero?

giovedì 6 novembre 2008

Michael Crichton

Anno infame questo 2008 per gli addii.
Il 4 Novembre si è spento Michael Crichton.

23 ottobre 1942 – 4 novembre 2008

mercoledì 5 novembre 2008

Welcome Obama

Ho un po' di difficoltà ad iniziare questo post. Il mio problema è come costruire la frase e soprattutto a chi rivolgersi. Intendo parlare delle elezioni americane e della vittoria di Barack Obama; voglio sfogare, o per meglio dire esprimere, tutta la mia gioia per aver finalmente mandato a casa Bush Jr. Ma questo, in un modo o nell'altro, doveva comunque succedere. Quello che mi mette in difficoltà è la scelta se dire: "finalmente non lo hanno più fra i piedi" o "finalmente non lo abbiamo più fra i piedi".
La cosa è strana, perchè in fondo si tratta pur sempre del presidente degli Stati Uniti, non dell'Italia, ne tanto meno del mondo. Nonostante questo è innegabile che l'atteggiamento del presidente uscente era così invasivo e autoritario che ti sentivi tirato in ballo pure te che vivevi in un altro paese, in un altro continente.
Con Obama questo non dovrebbe succedere. Ha parlato di dialogo in politica estera, ricordando di far parte delle istituzioni internazionali (Onu etc) e non di esserne il capo, come invece Bush pareva essersi testardamente convinto. In più ha l'aria, parlo soltanto di aria, di essere un po' più sveglio del suo predecessore: non ha quell'espressione tonta e stralunata che a Letterman piaceva sottolineare e deridere.
In qualsiasi caso questa elezione è un evento, e non tanto per il fatto che Obama sia un afroamericano (primo presidente ad esserlo), quanto per la grande affluenza alle urne (in America, dove proprio il governo con la burocrazia pare fare di tutto per scoraggiare i cittadini a votare), e per la scelta fatta, quella più di sinistra degli ultimi anni.

martedì 4 novembre 2008

Ottobre 2008


"Se ti fischia un orecchio è male, ma se ti applaude è peggio!"

Groucho Marx