venerdì 29 novembre 2013

Suddenly

Crawling out, you need to protect me
I'm calling out, find me a stronger hand

I stand on the edge of silence
Better confess, it tastes like I'm leaving

Suddenly I'll leave it all behind

Tell your heart to jump to another
But darkness grows and oh, a never-ending night

I stand on the edge of silence
Better confess, it tastes like I'm leaving

Suddenly I'll leave it all behind

Ashes to ashes, it leaves me with nothing
I'm falling away, well, if you want it
The touch and the spell, her eyes are so wild

We stand on the edge, it tastes like I'm leaving

Suddenly I'll leave it all behind

Performed by Anna Calvi

martedì 26 novembre 2013

Di carne e di nulla

Più riguardo a Di carne e di nulla


Senza offesa. Nessuno direbbe che un’epidemia letale è una cosa buona. Niente di quanto viene dalla natura è brutto o cattivo. Le cose naturali sono e basta; le uniche cose buone e cattive sono le scelte delle persone poste di fronte a ciò che è.

Per quanto (potesse sembrare) scontato, la vera sessualità riguardo lo sforzo di stabilire un contatto fra noi, di erigere ponti sui baratri che separano un io dall’altro. La sessualità riguarda, in definitiva, l’immaginazione. grazie alle persone coraggiose che hanno riconosciuto nell’Aids un fatto della vita, cominciamo a capire che il sesso molto intenso può avvenire nei tantissimi modi che avevamo dimenticato o trascurato – sfiorando parti che non sono i genitali, al telefono o per posta; nella sfumatura di una conversazione; in un’espressione; nella postura di un corpo, nella pressione esercitata stringendosi la mano. Il sesso può essere ovunque siamo noi, sempre.

Perché uno scrittore non sa fare a meno di ritenere che il lettore sia in una certa misura come lui: avendo già visto, fino alla nausea, com’è la vita, gli interessa molto di più com’è avvertita quale mezzo per indicare che cosa significa.

Il punto generale è che il filtro/vaglio professionale è un tipo di servizio dal quale noi cittadini e consumatori dipendiamo sempre più, e in modi sempre più numerosi, visto che la quantità disponibile di informazioni, prodotti, arte, opinioni, scelte e tutte le relative complicazioni e ramificazioni si espandono all’incirca alla velocità della legge di Moore.

In sostanza, cercare davvero di essere informati e colti oggi significa sentirsi quasi sempre stupidi, e aver bisogno di aiuto.

A me sembra che quasi tutte le cose interessanti e vere nella mia vita e in quella dei miei amici implichino doppi vincoli o trappole in cui ti vengono offerte due alternative che si escludono a vicenda e tutt’e due implicano sacrifici che sembrano inaccettabili.

Secondo me l’arte seria dovrebbe farci affrontare cose che sono difficili dentro di noi e nel mondo. E il pericolo è che se ci esercitiamo ad affrontare sempre meno e a provare sempre più piacere, la daremo vinta alle cose commerciali.

David Foster Wallace

venerdì 22 novembre 2013

Let the records play

When the Kingdom comes
He puts his records on 
And with his blistered thumb hits play 

And with the volume up he goes and fills his cup
And lets the drummer's drum take away the pain

Breaking, Forsaken...
What's that you're taking?
Aaw, needing the feeling 
He lets the records play

Should the future dim
A cigarette lights hymn
Vaporized a green light grin

And when the shotglass talks
He knows to listen up
Until he's nice and numb again

Shakened, Awakened
Not one for faking 
Kneeling, his healing
He lets the records play 
There's wisdom in his ways

I been down and I fell so hard and far from grace
I been hurt and I still recall the flaws on her face
I been off, but I'm on, up above my feet, my feet again

Shaken, Foresaken
What's that your taking?
Aaw, needing the feeling
He lets the records play

Shakened, Awakened 
Not one for faking
Kneeling, his healing 
He lets the records play
There's wisdom in his ways

Performed by Pearl Jam

mercoledì 20 novembre 2013

Riflessione su Wallace, leggere, ascoltare, e altre cose come perdersi in mare‏

La scorsa settimana ho cercato di ordinare un po’ i pensieri sparsi in testa dopo la partecipazione (da spettatore) ad alcuni eventi presentati all'interno della rassegna Questa è l’acqua di Pistoia.
Il risultato è una riflessione che parte come una conversazione telefonica ma che poi parla in realtà di David Foster Wallace e della sua opera.
Tutto il ragionamento è stato gentilmente pubblicato dal sito Archivio David Foster Wallace Italia, con il quale sono orgogliosissimo di avere collaborato.
Invito tutti quanti a leggerlo, non solo il mio pezzo ma anche tutti gli altri articoli presenti nel sito. Il web è pieno di contributi di David Foster Wallace e di spunti a lui dedicati o lui ispirati, ma l’Archivio è davvero un punto di riferimento per tutti gli amanti italiani del grande scrittore americano.

Una telefonata in mezzo al mare (La differenza tra reading e lettura)

lunedì 18 novembre 2013

Un momento

Se ci fosse un momento, uno soltanto, nel quale tutti i momenti di tutti i giorni di tutti gli anni, e mesi e inverni, primavere estati autunni, convergono in uno solo, un solo unico momento preciso, idilliaco, uno di quelli perfetti che non riescono mai una seconda volta e che se ne stanno lì in vetrina quasi fossero uno spettacolo da mostrare e di cui vantarsi, un momento magico capace di risplendere e illuminare con la propria luce tutti gli altri momenti accanto a lui, e insegnargli come essere per essere come lui (o almeno cercare), e spiegare agli altri le parole che loro non conoscono, indicare la via che dovrebbero percorrere per essere (punto, solo essere). Questo momento maestro e di gran luce, un momento del quale dopo averlo assaporato e provato e vissuto non si può più fare senza e si cerca in tutti i modi di ritrovarlo, di riviverlo di nuovo, riviverlo, riviverlo e riviverlo ancora, allungandolo fino all’inverosimile, per quarantatré anni e altri mille di questi giorni, come si suol dire. Se ci fosse questo momento magico e perfetto, questo momento maestro dentro cui tutti gli altri momenti cadono e si perdono confondendosi con esso, sono sicuro che sarebbe da cercare in uno qualsiasi di questi giorni che cadono il diciotto novembre, tra il millenovecentosettanta e questo duemilatredici, perché in uno preciso di questi giorni tra questi due anni, tu l’hai trovato e lo hai fatto tuo, in modo da diventare tu quel momento e splendere come lui essere magico come lui. Buon compleanno momento che insegna e indica la strada.

venerdì 15 novembre 2013

Infallible

Keep on locking your doors
Keep on building your floors
Keep on just as before

Pay disasters no mind
Didn't get you this time
No prints left at the crime

Our ships come in 
And its sinking

Of everything that's possible
In the hearts and minds of men

Somehow it is the biggest things 
That keep on slipping
Right through our hands

By thinking we're infallible
We are tempting fate instead

Time we best begin 
Here at the ending

Wanna third second chance
Put your faith in big hands
Pay no more than a glance

All good things come to an end
This could be good as it gets
How's the view from the fence?

You think we been here before
You are mistaken

Of everything that's possible
In the hearts and minds of men

When progress could be plausible 
In reverse we curse ourselves

By thinking we're infallible
We are tempting fate instead

Time we best begin
Here at the ending

Of everything that's possible 
In the hearts and minds of men 

Somehow it is the biggest things
That keep on slipping 
Right through our hands

By thinking we're infallible
We are tempting fate instead

Time we best begin 
Here at the ending

Keep on locking your doors
Keep on building your floors 
Keep on just as before

Performed by Pearl Jam

mercoledì 13 novembre 2013

Non mi chiamo Ted - Parte II

Continua su L'undici - Informazione pura la pubblicazione del racconto "Non mi chiamo Ted", una storia nata integra e poi successivamente divisa in quattro.
Se lo leggete, a fine di questa puntata sarete arrivati più o meno a metà.
Ricomponete il racconto, pezzo per pezzo, leggendolo:
Non mi chiamo Ted - Parte II

lunedì 11 novembre 2013

L'uomo autografo

Più riguardo a L'uomo autografo
Alex ha la capacità di immaginarsi come un episodio secondario nella vita degli altri.

Lo ha sorpreso scoprire che quando si elimina i litigi, ciò che resta è l’amore, una immensa quantità di amore, che trabocca fuori di te.

Li-Jin scopre che la morte ha una duplice natura: sembra essere contemporaneamente ovunque e da nessuna parte.

La grande tragedia del suo cuore era che aveva sempre bisogno che qualcuno gli raccontasse una storia.

Le donne non dicono mai la verità su se stesse. Sull’amore, sul modo in cui amano. Oppure la verità è assolutamente pura, senza ripensamenti… nel qual caso, chi la sopporterebbe?

A volte devi anche distogliere lo sguardo da un’amante, o non tornerai mai a casa da tua moglie

Era così bella! Solo guardarla provocava disastri

Il nirvana non si dovrebbe giudicare dalla qualità delle passioni più volgari, ma dal riposo successivo.

Quando sarai stato con tutte quelle che vuoi, quando ti sarai stancato, quando ti accontenterai di me. Le persone non si accontentano. Decidono di stare con qualcun altro. Ci vuole fede. Tracci un cerchio nella sabbia, e decidi che lì dentro vuoi stare, e in quello devi credere. È fede, idiota che non sei altro.

Aveva noleggiato il sorriso di qualcun altro, ma gliel’avevano dato della misura sbagliata.

Quando stai per andartene ti tornano le stesse gambe di quando eri bambino, ma queste non possono più portarti da nessuna parte.

Così sono i rapporti: una commedia che prosegue all’infinito, finché non perde ogni traccia di vita e restano solo i gesti.

Zadie Smith

venerdì 8 novembre 2013

Sirens

Hear the sirens
Hear the sirens

Hear the sirens
Hear the circus so profound

I hear the sirens
More & more in this here town

Let me catch my breath & breathe
And reach across the bed 

Just to know we're safe
I am a grateful man

The slightest bit of light
And I can see you clear

Have you take your hand, and feel your breath
For fear this someday will be over

I pull you close, so much to lose 
Knowing that nothing lasts forever

I didn't care, before you were here
I danced in laughter with the everafter

But all things change
Let this remain

Hear the sirens
Covering distance in the night

The sound echoing closer
Will they come for me next time?

For every choice mistake I've made 
It's not my plan 

To send you in the arms of 
Another man

And if you choose to stay I'll wait 
I'll understand

It's a fragile thing 
This life we lead 

If I think too much I can get over
Whelmed by the grace

By which we live our lives 
With death over our shoulders

Want you to know
That should I go I always loved you

Held you high above, true

I study your face
And the fear goes away

It's a fragile thing 
This life we lead

If I think too much I can get over 
Whelmed by the grace

By which we live our lives
With death over our shoulder

Want you to know
That should I go I always loved you
Held you high above, true

I study your face
And the fear goes away
The fear goes away
The fear goes away 

Aah ah, oh oh
Aah ah, oh oh 


Performed by Pearl Jam

giovedì 7 novembre 2013

Intervista a D.T. Max a Pistoia

Si è tenuto ieri sera a Pistoia, l’incontro dedicato al noto scrittore David Foster Wallace scomparso cinque anni fa. L’editrice di minimum fax, Martina Testa e lo scrittore Alessandro Raveggi, hanno intervistato il giornalista Daniel T. Max, autore di Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi, in collegamento da New York.

Raveggi apre il dialogo chiedendo: “Perché hai deciso di fare questo libro?”
D.T. Max: “Ci sono varie ragioni, una di queste è dire alle persone cosa è accaduto dopo la morte di David. Racconto sempre che il mio romanzo preferito è La scopa del sistema, dopo la sua morte ho scoperto che in una lettera a un suo amico, Wallace scriveva che quel romanzo non gli piaceva più, a quel punto, la lettura del libro è diventata per me un’opportunità per conoscere meglio questo autore e affondare nella sua letteratura. Dopo la sua morte, Wallace ha goduto di una stima sempre maggiore come persona, se ne è fatto quasi un santo laico. Invece, io ho l’impressione che la sua opera sia stata un po’ fraintesa, con il mio libro ho voluto dare una visione un po’ più realistica”.

"Riguardo a questa figura del santo, – continua Raveggi – che deve essere ridimensionato, penso a quando in Italia si è letto Wallace. Dal mio punto di vista, David Foster Wallace era un po’ un santo di una generazione paraintellettuale. Ti chiedo: com’era il rapporto di Wallace con i suoi lettori?"
D.T. Max: "Era molto a disagio rispetto ai suoi lettori, era teso e angosciato nel rapportarsi a loro. Aveva paura che confondessero le sue opere con la sua persona. Più cresceva il pubblico, più tendeva ad allontanarsi, preferiva avere un rapporto con i lettori attraverso i libri, non diretto e personale".

Martina Testa interviene a questo proposito raccontando un aneddoto inerente ai suoi incontri con Wallace: “La mia impressione era che fosse una persona molto ritrosa all’esporsi davanti a un pubblico. Quando parlava con i giornalisti faceva molte domande, cercando di instaurare un rapporto diretto e autentico con chi aveva davanti”.
"Qual è stata la reazione al suo libro negli Stati Uniti?" chiede ancora Raveggi.
D.T. Max: "Ero molto preoccupato della reazione dei lettori, temevo che sarebbero rimasti sconvolti dallo scoprire il Wallace che avevo trovato io, invece sono stato sorpreso positivamente. Questa è una biografia diversa da tante altre, perché io sono potuto andare a parlare con persone che lo avevano conosciuto, quindi è una biografia particolarmente vicina al suo oggetto. Sono stato molto felice quando la gente è venuta a ringraziarmi, per me è stata un’opera fatta con amore, ma ispirata alla ricerca della verità, tirando fuori anche aspetti scomodi. Sono contento di aver restituito un’immagine più realistica di Wallace e che questa, sia stata accolta bene".

Martina Testa: “Nel tuo lavoro su questo libro, cosa ti ha sorpreso di più nello studiare la vita e le esperienze di Wallace, cosa non ti immaginavi di lui?”
D.T. Max: "È difficile rispondere, sono tante le cose che mi hanno sorpreso. Tutto il lavoro del libro è iniziato da un articolo che ho scritto sul New Yorker e da subito mi sono reso conto che Daniel era un tipo a cui non piaceva esporsi. Una cosa in particolare mi ha colpito, ed è l’impegno e la profondità con cui lavorava sulle parole e l’enorme attenzione che aveva per la grammatica. Continuavo anche a rendermi conto di quanto stesse male e di quanto la sua sofferenza fosse profonda".

Gli faccio una domanda io: “Se adesso potesse chiedere qualcosa a David Foster Wallace, cosa gli chiederebbe?”
D.T. Max: "È quasi impossibile rispondere alla domanda che mi fai. Premetto di non aver mai conosciuto davvero Wallace e sono contento di non averlo fatto, altrimenti non sarei riuscito a scrivere questo libro così, se non ci fosse stata questa distanza. È difficile immaginare una domanda che non gli abbiamo già fatto i giornalisti"

Finito il collegamento con il giornalista, gli interlocutori concludono la serata con alcuni commenti insieme al pubblico. Un ragazzo fa notare come forse si sia un po’ esagerato nella considerazione quasi mistica di questo autore.

Martina Testa commenta: “Come narratore, Wallace aveva delle pecche, per esempio non era bravo a creare i personaggi, ma delle voci. Chi lo trova difficile e pesante lo capisco, io lo trovo uno scrittore unico e impareggiabile e tutta la fatica che fai credo venga ripagata”.

"Dobbiamo aspettare dieci o vent’anni, adesso c’è troppo brusio intorno a lui". Chiude Raveggi.

Nel video di seguito il rapporto tra fiction e non fiction in D.F. Wallace.


Trovato su: Archivio David Foster Wallace Italia

lunedì 4 novembre 2013

Ottobre 2013


"Sapevo che il bene e il male sono una questione d’abitudine, che il temporaneo si prolunga, che le cose esterne penetrano all’interno, e che la maschera, a lungo andare, diventa il volto."

Marguerite Yourcenar