mercoledì 31 dicembre 2008

Taglia larga, lungo i bordi

Andiamo a Time Square a vedere la palla cadere. A non ubriacarci di bollicine ma di vino rosso in grossi bicchiere di plastica. Vestiamoci come deficienti, di rosso, come babbo natale, quando natale è ormai passato. Per poi risvegliarsi a Città del Messico, in cima ad una piramide maya, e trovare gli indizi per tornare indietro. Le probabilità in cartoncini artigianali e ritagliati male. Un ultimo dell'anno abbracciato alle nostre molteplici personalità.
"Ci vorrebbe uno specchio grande quanto Saturno, ed anche allora le immagini riflesse non sarebbero che un quindicesimo di quello che hai dentro."

Sconclusionatamente fine

Concludiamo questo 2008 pieno di morti e di addii standocene bene bene sdraiati a letto, sotto le coperte. Gli occhiali sporchi fanno vedere ombre e appannamenti dove invece l'immagine è liscia e per niente ruvida. Chiudiamo la porta a quest'anno, che di anno ha avuto bene poco, perchè se riusciamo a demolire il 2008 è più facile vedere bello il 2009.
Li chiudiamo, questi dodici mesi bisestili, cercando magari delle informazioni su Bologna e dintorni. Pontificando viaggi e scorpacciate di strade. Con la neve sull'appennino e tre ppp per raggiungere Barberino. Non si sa quando, non si sa perchè, e il bello è proprio che non si sa neppure se si (sa).
Ora chiudo perchè Firenze è vicina, e il Bayern Monaco sta per fare goal in una replica di inizio estate. Che tristezza. Con l'alito che sa ancora di caffè e le gambe che iniziano a sudare.

martedì 30 dicembre 2008

Il Matrimonio dei Fiammiferi

Immagine di Il matrimonio dei fiammiferi

Io so solo che la vita è una serie di investimenti sbagliati che finisce con una lunga, lunghissima serie di giorni passati su una sedia a fissare il vuoto.

Era una ragazza ottimista e anche quando si ritrovò nei guai fino al collo, continuò a credere che se si fosse rimboccata le maniche senza permettere ai problemi di inasprirle la vita, tutto sarebbe andato a posto al più presto.

I segreti che ci scambiamo in quelle notti erano non meno essenziali e vitale del sangue che ci scorreva nelle vene.

E io, per la prima volta nella mia vita, compresi con gioia sempre più grande che diverso può voler dire complementare.

Truccati o no, i suoi occhi non erano abbastanza grandi per contenere tutta la vita che avevano dietro di sé.

Lo sai, i primi tempi che stai con qualcuno e sei ancora innamorata, credi di sapere tutto di lui. Poi un giorno apri un cassetto e trovi una vecchia lettera d’amore, un diario, una pistola. E non ti sembra possibile collegare quel nuovo dettaglio alla persona che credevi di conoscere.

“Lo sai quando una persona è abbastanza adulta per fare sesso secondo me? Quando diventa interessante.”

Ma purtroppo succede fin troppo spesso di incontrare certe persone e fare determinate esperienze nel momento sbagliato.

Cercavo il fuoco, non la luce.

Knud insisteva per avere la sua paura perché chi vive senza paura o è un pazzo o non vivrà a lungo.

Alla fine ognuno di noi ha un’unica storia da raccontare. Ci vuole una vita intera a viverla e a volte meno di un’ora a raccontarla.

L’accettazione porta con sé una grande calma.

Come si chiama quel libro per bambini? Buona notte, luna. Buona notte.

Jonathan Carroll

lunedì 29 dicembre 2008

La ballata delle possibilità

Stavo anche per regalarti uno Channel N. 5, ma poi una commessa si è avvicinata
ed ha rovinato tutto...

venerdì 26 dicembre 2008

The Diamond Sea

Time takes its crazy toll
and how does your mirror grow
you better watch yourself when you jump into it
'cause the mirror's gonna steal your soul

I wonder how it came to be my friend
that someone just like you has come again
you'll never, never know how close you came
until you fall in love with the diamond rain

throw all his trash away
look out he's here to stay
your mirror's gonna crack when he breaks into it
and you'll never never be the same

look into his eyes and you can see
why all the little kids are dressed in dreams
I wonder how he's gonna make it back
when he sees that you just know it's make-belief

blood crystalized as sand
and now I hope you'll understand
you reflected into his looking glass soul
and now the mirror is your only friend

look into his eyes and you will see
that men are not alone on the diamond sea
sail into the heart of the lonely storm
and tell her that you'll love her eternally

time takes its crazy toll
mirror fallin' off the wall
you better look out for the looking glass girl
'cause she's gonna take you for a fall

look into his eyes and you shall see
why everything is quiet and nothing's free
I wonder how he's gonna make her smile
when love is running wild on the diamond sea

Performed by Sonic Youth

mercoledì 24 dicembre 2008

Respirare

1. Compiere il processo di respirazione; per estensione, vivere: respirare a fatica; i pesci respirano con le branchie; non si respira per il troppo fumo!; l'investito non respirava più.

2. (fig.) aver riposo, conforto, sentirsi sollevato: finiti gli esami, finalmente rspiro

inspirare ed espirare l'aria: in montagna respiri aria pulita; sono stufo di respirare questa aria

martedì 23 dicembre 2008

Accasciari in bagno

E poter tornare ad accasciarsi in bagno... sembra una cosa brutta, quando invece non lo è... non lo è per niente. Sentire lo stomaco aggrovigliarsi, frustarsi, sanguinare e gemere... ma avere le ginocchia apposto, non sentire il peso su di esse... e poterle piegare e sfruttare al massimo. Vedere il proprio corpo come una macchina... che funziona non correttamente... ma almeno a modo... non puoi correrci... non puoi fare gare... ma puoi camminarci... usarlo come è normale.
La macchina è un corpo.
Le mele sono mele.
L'autunno è passato e tra poco arriva natale.

lunedì 22 dicembre 2008

Penelope


Dopo tanto tanto mi sono ritrovato a guardare un film che non avevo visto su Italia 1. L'ultima volta che mi era capitata una cosa del genere mi sembra che la prima serata fosse ancora indicativamente verso le 20.30, mentre adesso (l'ho scoperto solo al momento) sembra essersi spostato alle 21.15 (piccoli passi per arrivare a mezzanotte). A parte gli irritanti tagli per la pubblicità, fatti con l'accetta, dopo soli cinque minuti di film e a meno di un minuto dalla fine, sempre per pubblicizzare lo stesso schifosissimo telefilm adolescenziale di merda; a parte le super irritanti scritte che ogni tanto apparivano a piè di schermo, che non solo tagliavano una parte di proiezione ma facevano pure rumore; a parte tutto questo il film che ho visto mi è piaciuto.
Si tratta di Penelope, film che da un po' di tempo meditavo di prendere a noleggio e che poi alla fine è arrivato in tv. Parte in modo magnifico, quasi fosse una versione di Edward Mani di Forbice al femminile, ma cala inevitabilmente sulla lunga distanza. Nonostante questo i risultati rimangono sempre abbastanza buoni e gradevoli. I toni sono ovviamente da favola e va quindi visto con occhi da favola. Alcuni personaggi sembrano essere strati tagliati via in fase di montaggio (vedi il primo giornalista), ma questo sarà un misterò che difficilemnte sarà mai risolto Brava la Ricci, e anche James McAvoy, lontano da Espiazione e Wanted, che gioca a fare il Silvio Muccino inglese. Carina la comparsa di Reese Witherspoon, fantastica vestita da ape.

Giudizio: Dvd
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

venerdì 19 dicembre 2008

In Our Gun

The first words that came could've been more inspired
You must be hungry or tired or frozen
So put up your feet, throw some coal on the fire
And weave us a tale of delight

So we sit in our gun and we wait for our turn
We'll be waiting all of the night
So we sit in our gun and we wait for our turn
We'll be waiting all of our lives

We're all to blame
We hide away
Let's take the sand from this bottomless pit
It's hell to pay
So run away
Destroy on command all who came and then quit

It's been carefully planned by the ones you won't see
Send out the monkeys, they come out of the bushes
To piss in the punch and then smash up the decks
It's your party, we're all obliged

So we sit in our gun and we wait for our turn
I think you hurt him, there's blood on the floor
So we sit in our gun, can I ask what you're on?
If you made it there's hope for us all

We're all to blame
We hide away
Let's take the sand from this bottomless pit
There's hell to pay
So run away
Destroy on command all who came and then quit
You're all the same
So hide away
Let's steal the sand from this bottomless pit

Perfomed by Gomez

giovedì 18 dicembre 2008

Sono andato a vedere Le Luci Della Centrale Elettrica


Ho fatto passare più o meno una settimana prima di parlare di questo concerto. L'ho fatto invecchiare come si fa con un buon vino, ed ora sono pronto.
Non mi trattengo a lungo sulla lunga (scusate il gioco di parole) attesa per il concerto. Arrivato alle 22 mi sono sorbito quattro, dico quattro, gruppi universitari, dove solo l'ultimo era abbastanza accettabile (peccato per il cantante: un fighetto che per due grida di sue compagne di corso credeva di essere chissà che [l'unica cosa è che somigliava molto assai a Perry Farrell]); Vasco e Giorgio Canali hanno iniziato a suonare verso mezzanotte.
Temevo un po' la resa dal vivo, ed invece il concerto, a parte qualche problema iniziale, è stata davvero fantastico. Le canzoni sono state un po' rimodellate, e in due o tre sono state aggiunte delle tag con Vasco che leggeva estratti già nel suo blog.
Il vederlo dal vivo per la prima volta, forse un po' appesantito ma fantastico (sembrava un Jack White un po' più in carne), ha dato un volto, come è ovvio, alle canzoni, alle parole. Il commento più azzeccato che è sentito è quello della ragazza accanto a me (che però non è arrivata a fine concerto): "E' un incazzato triste." In effetti non so se fosse solo per quella serata, magari per il fatto di averlo costretto a suonare ad un orario incredibile, ma pareva proprio così: incazzato, ma triste. Prima di martedì scorso pensavo che fosse un tipo estremamente timido, che parlava poco; dopo martedì ho un'immagine completamente diversa: ha l'aria dell'ultimo esemplare della sua specie, come se in questi anni avesse visto andarsene uno ad uno tutti gli altri membri della sua "famiglia", ed ora fosse rimasto davvero solo. Una sensazione che ovviamente non gli piace, non piacerebbe a nessuno. Ma questa è solo una mia stupida impressione, l'importante è la musica e la musica dice che se ci fosse un suo nuovo concerto in zona ci andrei di corsa.

mercoledì 17 dicembre 2008

Ingoiare merda

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Stop

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Ingoiare merda

martedì 16 dicembre 2008

Relazione medica

Ogni giorno nascono nuovi dottori. Sembrano sbucare fuori come i funghi, dal nulla. Invece hanno percorso una lunga strada, che spesso può essere divertente ma che a volte diventa anche difficile.
Ormai attorno a me iniziano a nascere sempre nuovi dottori. Mi guardo in giro e ne vedo ogni giorno di nuovi. Io rimango semplice paziente, perchè almeno si può dare un senso a tutti questi dottori. Ormai, si dice, ci sia un dottore per ogni paziente.
Prima eravamo un paziente e un paziente. Ora siamo un dottore e un paziente. I conti tornano meglio, ora.

lunedì 15 dicembre 2008

Ma era proprietà privata

grida tu qualcosa. come quando dai tuoi occhi traboccava il cielo. e cosa vuol dire questa cosa di darsi. di prestarsi a qualcun altro a tempo indeciso. impreciso. per poi vedere insieme le macerie del paesaggio. scambiarsi i modi di dire. farsisoffrire. non darlo a vedere. rimanercimale. che non mi vieni a vedere. organizzare i miseri giorni di ferie. dei dipendenti. Trovare dei posti sperduti. ma tu ci sei già stata. telefonami di notte ti prego svegliami. relativamente vicini e poco costosi ma. tipo due anni fa. li avevi già visti. sti posti. degli alberghi infami che però mettono paolo conte appena svegli. prenotare per piantare le bandiere su marte. sulla bocca chiusa. Ma era proprietà privata. fammi guarire. fammi passare. ma fermami. ho perso un foglio su cui avevo scritto delle cose che non mi ricordo. solo che tutto sia sopportabile e rivoluzionabile. e che la solitudine sia solo un animale domestico. e ci faccia dei massaggi thailandesi. invece di complicarci lo stomaco e di disidratarci. in litri di pianti abbastanza imbarazzanti. E troppo occidentali. tu non mi dici niente. anche perché adesso dormi. le nostre vite precedenti. cosa stavamo facendo contemporaneamente. amareètuttountornare. le nostre madri abbandonanti. i compleanni i supplementi sui biglietti dei treni interregionali i telefoni fissi i compiti per le vacanze i nostri fratelli. i nostri laghi interni. scambiarsi la saliva e le illusioni. in cosa consiste. la notte burocratica. la notte democratica. la notte amministrativa e professionistica. “la difficoltà di costruire una zattera. ho la scatola dei ricordi che esonda. Ti prego torna. Ti prego torna. da dove sei venuta.

Le Luci Della Centrale Elettrica

venerdì 12 dicembre 2008

Letter Read

My love
My love
My love
How could you do this to me

My love
My love
My love
You were supposed to be

And I shouldn't have to tell you to explain yourself
Mmm
Oh

My love
My love
My love
How could you do this to me

My love
My love
My love
You're not enough for me

And I shouldn't have to tell you to explain yourself

All I have is your letter read and I cannot get it out of my head

And I'm afraid and I can't breathe
And I'm in love with you but you are not with me
And I have put so much into a life
I made too much about you now to lie

My love
My love
My love
How could you do this to me

My love
My love
My love
You're not enough for me

And I shouldn't have to tell you to explain yourself

But all I have is your letter read and I cannot get it out of my head
All I have you letter read and I cannot get it out of my head

And I'm afraid and I can't breathe
And I'm in love with you but you are not with me
And I have put so much into a life
I made too much about you now to lie

Time passes by while I wait for your call
Time passes by
I hear nothing at all

And I'm afraid and I can't breathe
And I'm in love with you but you are not with me
And I have put so much into a life
I made too much about you now to lie

I'm afraid and I can't breathe
And I'm in love with you but you are not with me
And I have put so much into a life
I made too much about you now to lie

I'm afraid and I can't breathe
And I'm in love with you but you are not with me

Performed by Rachael Yamagata

giovedì 11 dicembre 2008

Brkeac Munan

Lo scrivevo qualche post fa, di Brokeback Mountain, e il giorno dopo la sua messa in onda ho letto la notiza. Avrei voluto scriverne subito, ma non avevo tempo di prendere il pc e scrivere qualcosa di sensato (non che quello che sto scrivendo ora abbia sia qualcosa di sensato, sia chiaro).
La prima in tv, almeno la prima visione in una tv-non-sky di Brokeback Mountain è stata tagliata, o meglio: è stata censurata. Io ne ho visto solo il finale quindi non mi sono accorto di niente, ma il giorno dopo, leggendo un po' tra i forum, ho scoperto che Raidue, o chi per loro, aveva provveduto a togliere dalla pellicola alcuni momenti ritenuti "non opportuni".
Dà sempre fastidio sentir parlare di censura, soprattutto se si tiene di conto che il film, proprio per le tematiche trattate (anche se già qui i coglioni cominciano a girare a duemila) era stato trasmesso in seconda serata.
A parte il fatto che, da quello che ho letto, il film era difficilmente comprensibile dopo l'opera di potatura (tutte le liti familiari risultavano prive di senso, visto che non se ne conosceva il motivo); ma scusate, censurate un film bellissimo come Brokeback Mountain, in seconda serata, e poi mandate l'Isola dei Famosi in diretta in prima serata? Non ha senso, no?
E poi, perchè tagliare i baci tra Heath Ledger e Jake Gyllenhaal e tenere il rapporto anale sempre tra Heath Ledger e Michelle Williams? A questo punto....

mercoledì 10 dicembre 2008

Inizio

Ho preso un me a caso, uno fra i tanti. Non l'ho modificato minimamente, anzi l'ho lasciato il più possibile uguale a come è. Non l'ho abbellito, né imbruttito: l'ho semplicemente preso come un mago potrebbe prendere un coniglio nel proprio cilindro.
Mi sembra inanimanto, un po' intontito, e forse è entrambe le cose. Gli ho fatto ricordare cose che molto probabilmente non credeva neppure di sapere, e gli ho dato un compito assai pesante.
Non so se mai mi perdonerà per quello che gli ho chiesto di fare, però devo dire che mi ha stupito non poco quando ha accettato di farlo. Pensavo che sarebbe stato più difficile convincerlo, credevo di dover accampare scuse su scuse, o alla fine di ricattarlo pure. Invece mi ha semplicemente guardato e mi ha detto:
"Non credo di capire totalmente quello che voi, e quello che vuoi che io faccia; ma per me va bene. Ok, facciamolo."
Gli ho versato da bere e ho fatto tutte le premesse del caso. Non volevo ingannarlo, non dopo che mi aveva mostrato tutta la sua fiducia.
"Ascolta: non posso prometterti niente. Non vorrei che ti aspettassi qualcosa per poi dopo rimanerne deluso. So bene o male dove tutto quello che ho in testa ti porterà, ma non so al cento per cento se mai arriverai là dove dovresti arrivare. Potrei perderti prima, oppure abbandonarti in qualche landa desolata, solo e senza nessuno attorno. Ed anche se mai arriverai dove vorrei, non so se potrai mai tornare indietro o se sarai per sempre confinato là, come chiuso dentro una scatola."
Lui mi ha guardato sereno, tranquillo, come chi ha già scelto da un bel po' di tempo.
"Non so cosa tu voglia fare, ma mentre parliamo lo stiamo già facendo."

martedì 9 dicembre 2008

Un po' di più

Giornata così così quella di ieri. Avrei preferito leggere un po' di più, e scrivere un po' di più; anche se ho fatto entrambe le cose non mi sono sentito soddisfatto.
Ho fatto altro, certo, e ne sono stato felice: una passeggiata come non ne facevo da molto molto tempo, avvolto nel tempo grigio di un inverno che pare essere arrivato così, all'improvviso. Ma ci sono stati dei momenti, dopo, durante i quali avrei voluto prendere il libro e mettermi a leggere, o prendere il pc ed riprendere a scrivere; ed invece, per la mia solita pigrizia, mi sono piazzato davanti alla televisione ed ho lasciato passare il tempo.
Così come avrei voluto riprendere il libro o il pc prima di spegnere definitivamente la luce e di cercare di dormire. Ma per questo ho una scusante: poco prima di farlo ho beccato in tv l'ultima mezz'ora di Brokeback Mountain, e non sono riuscito a non finirlo di vedere.

lunedì 8 dicembre 2008

Più o meno

Oggi gran parte della sezione culturale del giornale che di solito leggo (non dico il nome per non fare pubblicità e perché un po' me ne vergogno...) era dedicata alla prima della Scala, che presumibilmente è avvenuta ieri. L'articolo approfondiva si la parte dello spettacolo, dell'opera; ma poi aveva tanti piccoli appunti, laterali e non, che analizzavano con metodo e ricercatezza anche tutta la fauna che aveva riempito il teatro.
Non c'è da stupirsi di questo, in un paese dove la gente si attacca spasmodicamente alla televisione per vedere una manciata di sfigati più o meno famosi abbandonati in un'isola (e il bello è che a questo programma possiamo dare due nomi diversi: Isola dei Famosi o La Talpa, a voi la scelta). Quello che mi ha stupito è stata la didascalia di una foto, una foto ben particolare:
Letizia Moratti, presente alla prima, sfoggia un grosso sorriso e la bella figlia.
Bella? Ma questi giornalisti hanno mai visto veramente una cosa bella in vita loro???

venerdì 5 dicembre 2008

Unless It's Kicks

What gives this mess some grace unless it's kicks, man
Unless it's fiction
Unless it's sweat or it's songs

What hits against this chest unless it's a sick man's hand
From some midlevel band
He's been driving too long

On a dark windless night
With the stereo on
With the towns flying by
And the ground getting soft

And the sound in the sky
Coming down from above
It surrounds you and sighs
And it's whispering, oh

What pulls your body down, that is quicksand
So, we climb out quick, hand over hand
For your mouth's all filled up

What picks you up from down unless it's tricks, man
When I been fixed, I am convinced that I will not get so broke up again

And on a seven day high
That heavenly song
Punches right through my mind
And pumps through my blood

And, oh, it's a lie
But I still give my love
And my heart's all alive
For your hands to pluck off

What gives this mess some grace unless it's fictions
Unless it's licks, man
Unless it's lies or it's love

What breaks this heart the most is the ghost of some rock and roll fan
Exploding up from the stands
With her heart opened up

And I want to tell her, "your love isn't lost"
Say, "my heart is still crossed"
Scream, "you're so wonderful"
What a dream in the dark

About working so hard
About growing so stoned
Trying not to turn up
Trying not to believe in the light, on your own

Perfomed by Okkervil River

giovedì 4 dicembre 2008

Molto forte, incredibilmente vicino

Immagine di Molto forte, incredibilmente vicino

Avevo conosciuto la gioia, ma non abbastanza, può essercene abbastanza?

Ho cominciato a fare invenzioni e dopo non riuscivo più a fermarmi, come i castori, che conosco. La gente crede che abbattano gli alberi per costruire le dighe, ma in realtà è perché non smettono mai di crescergli i denti, e se non se li limano continuamente tagliando il legno di tutti gli alberi, i denti comincerebbero a crescergli dentro il muso e morirebbero.

“Nella situazione della nonna una persona può sentirsi un po’ sola, che dici?”
Le avevo risposto: “Una persona può sentirsi un po’ sola nella situazione di chiunque.”

Spero che un giorno vivrai l’esperienza di far qualcosa che non capisci per qualcuno a cui vuoi bene.

Avevo letto il primo capitolo di Dal Big Bang ai buchi neri quando papà era ancora vivo, e le scarpe mi erano diventate incredibilmente pesanti per come la vita è relativamente insignificante e, in confronto con l’universo e con il tempo, non importa nemmeno che io esista o no. Quella sera, mentre papà mi rimboccava le coperte e stavamo parlando del libro, gli avevo chiesto se non gli veniva in mente una soluzione a quel problema.
“Quale problema?”
“Il problema che siamo relativamente insignificanti.”
Lui mi ha detto: “Mah… cosa succederebbe se un aereo ti lasciasse al centro del deserto del Sahara, e tu raccogliessi un singolo granello di sabbia con le pinzette e lo spostassi di un millimetro.
Ho risposto: “Probabilmente, morirei disidratato.”
E lui: “No, intendo solo in quel momento, quando sposti il granello. Cosa vorrebbe dire?”
“Non lo so. Cosa?”
Lui mi ha detto: “Pensaci.”
Ci ho pensato. “Credo che avrei spostato un granello di sabbia.”
“E questo significherebbe che…?”
“Il fatto che ho spostato un granello di sabbia?”
“Significherebbe che hai cambiato il Sahara.”
“E allora?”
“Allora? Allora, il Sahara è un grande deserto. Ed esiste da milioni di anni. E tu lo avresti cambiato!”
“È vero! – ho detto alzandomi in piedi. – Avrei cambiato il Sahara!”
“E significherebbe che…?” Mi ha chiesto ancora lui.
“Cosa? Dimmelo tu.”
“Be’, non sto parlando di dipingere la Gioconda o sconfiggere il cancro, ma solo di spostare un millimetro quell’unico granello di sabbia.”
“E allora?”
“Se non l’avessi fatto, la storia dell’uomo sarebbe andata in un modo…”
“Si?”
“Ma tu lo hai fatto, e dunque…?”
Mi sono alzato in piedi sul letto, ho puntato le dita verso le finte stelle e ho gridato: “Ho cambiato il corso della storia dell’uomo!”
“Proprio così.”
“Ho cambiato l’universo!”
“Esatto.”
“Sono Dio!”
“Sei ateo.”
“Non esisto!”

Qualche volta sono schiacciato sotto il peso di tutte le vite che non sto vivendo.

“Potresti scrivere dei tuoi sentimenti.”
“E non sono la stessa cosa, la mia vita e i miei sentimenti?”

Dover vivere è triste, ho pensato, ma è tragico poter vivere una sola vita, perché se avessi due vite una l’avrei passata insieme a lei.

La timidezza è quando distogli lo sguardo da una cosa che vuoi. La vergogna è quando distogli lo sguardo da una cosa che non vuoi.

Non ci si può difendere dalla tristezza senza difendersi dalla felicità.

Che rimpianto, pensare che serve una vita per imparare a vivere una vita.

“Il mio dentro non corrisponde al mio fuori.”
“Credi esista qualcuno con il dentro che corrisponde al fuori?”
“Non lo so. Sono solo io.”
“Forse la personalità è proprio questo: la differenza fra il dentro e il fuori.”

Che senso ha una bugia se non protegge niente?

Ci siamo spogliati a vicenda con la lentezza di chi sa come è facile che un gesto si dimostri sbagliato.

Jonathan Safran Foer

mercoledì 3 dicembre 2008

Look at...

A metà scala, nel piccolo pianerottolo con il quale la scala si annoda su se stessa e dal piano vivibile di casa mia risale verso il disordine, il vecchiume e la sporcizia della soffitta, c'è uno scatolone pieno di libri. Uno scatolone che dalle dimensioni prima poteva contenere benissimo una lavatrice o un qualsiasi altro elettrodomestico gigante; ora invece contiene dei libri. Ce ne sono tantissimimolto, sia gli ultimi che ho comprato che altri acquistati tanto tanto tempo fa; ci sono romanzi e raccolte di fumetti; ci sono libri che ho amato e altri che invece un po' mi vergogno di aver comprato e pure letto.
A vedere questo scatolone dal basso, ovvero dall'anticamera che separa la zona giorno dalla zona notte, proprio dove prima c'erano due scaffali pieni di videocassette, si vede solo e soltanto uno scatolone: del cartone anonimo e niente di più. Se lo stesso scatolone però lo si guarda dalla porta della soffitta tutto cambia: si vedono libri ammassati gli uni su gli altri, pagine su pagine messe dentro.
E' la prospettiva che cambia. E' la posizione da cui si guarda una cosa. Lo stesso oggetto può cambiare drasticamente, a volte può trasformarsi in qualcosa di diverso: uno scatolone, dei libri.

martedì 2 dicembre 2008

I Fiori sul Braccio

Prendo... scrivo... sposto...
Cambio di posto cose che avevo pensato stessero benissimo dove le avevo messe. Solo perchè mi sembra più giusto così; perchè in fondo, anche se non sembra o se vivo di mille e mille contraddizioni, un senso cerco di darlo pure io a quello che faccio.
Spesso non si capisce, il più delle volte è contorto o ermetico; ma quel che penso importi è di tornare magari fra qualche tempo e vedere, o meglio capire, tradurre, cosa avevo, cosa pensavo, e cosa facevo in questo momento.
Ecco: ora penso questo.
So che nessuno oltre me capirà, ma c'è sempre una piccola speranza, ed anche se non ci fosse, va bene così.

lunedì 1 dicembre 2008

Novembre 2008


"Le nazioni più ricche hanno disperatamente bisogno che i poveri consumino."

Fidel Castro

venerdì 28 novembre 2008

Grace Kelly Blues

The cut-rate mine walking through the dirty streets,
Of Paris, in the hot august heat,
Sun melting the fake smile away,
Just looking for a place to stay.
The actress gave up all her old dreams,
And traded up, now she is a Queen,
Royal familys don't have time, for that shit,
Your crystal ball - you keep it hid.
The tractor-trailor driver radios:
Help me someone, I'm out here all alone,
Truck driving the black night away,
Praying for the light of day.
The kid in the mall works at Hawt Dawg on a Stick,
His hat is a funny shape, his heart is a brick,
Taking your order, he will look away,
He doesn't have a thing to say.
But me, I'm feeling pretty good, as of now,
I'm not so sure when i got here, or how,
Sun melting, the fake smile away,
I think, you know, I'll be okay.

giovedì 27 novembre 2008

No Sense

F. ha iniziato a prendere il caffé senza zucchero come lo prendo io, perchè ha capito che il caffé senza zucchero attira le ragazze.
Prima prendevo del miele al posto del caffé, ma attirava gli orsi.

mercoledì 26 novembre 2008

Die Hard - Vivere o Morire

Arriva il brutto tempo e con il brutto tempo le giornate si fanno più casalinghe. Stare a casa, sdraiati sul divano o sul letto (per tutti quelli che come me ancora non hanno un divano da piazzare in soggiorno e su cui sdraiarsi) acquista tutto ad un tratto un fascino particolare, caldo e accogliente.
Ricordo ancora con affetto le domeniche pomeriggio passate a casa di S1 o S2 (può sembrare una finzione narrativa ma erano, e presumibilmente lo sono ancora, imparentate in qualche modo) a guardare un film tutti insieme, con un dolce per merenda e novantesimo minuto che ci aspettava alle 18.10 per farci vedere i goal del campionato (all'epoca, miei cari fanciulli viziati, non c'era ancora Sky [si chiamava Tele+] e le partite di calcio o le andavi a vedere allo stadio oppure ti attaccavi). In questo modo ci siamo visti Scream (con gli scherzi di L. che con uno dei primi cellulari chiamava casa di S1 nei momenti più tesi); Shining, e pure qualche ciofeca come So cosa hai fatto.
Per la serie "le cavolate non finiscono mai e sarebbe meglio vederle tutti insieme, in compagnia, perchè almeno in questo modo acquistano un po' di significato", mi sono visto, proprio perchè non sapevo cosa fare e non avevo voglia di rovistare tra gli scatoloni per trovare qualcosa di decente, Die Hard - Vivere o Morire.
Dimenticate pure il capitolo precedente, Duri a morire, che sarà per l'età in cui lo guardai per la prima volta, ma ne conservo ancora un ricordo sufficientemente buono. La nuova fatica, e penso sia la parola più appropriata, di Bruce Willis è un film AMERICANO, inteso non tanto per la produzione quanto per l'abbondanza di americanate presenti in poco più di due ore. Quando un personaggio che non si chiama Spider-Man o Topo Gigio abbatte un elicottero in volo lanciandogli contro una macchina, beh c'è qualcosa che non va.
A parte questo e altri episodi similari, tutto il film ruota attorno ad una sola ed unica scena dove un ragazzo insegna ad un personaggio interpretato da Bruce Willis come rubare una macchina (non quella che poi andrà addosso all'elicottero) nel nuovo millennio. Molto probabilmente gli sceneggiatori volevano sottolineare il passaggio del tempo, la modernizzazione delle cose di fronte ad un personaggio puramente anni 80; ma il risultato, con Willis che guarda il ragazzo inclinando le sopracciglia di circa quindici gradi, non è tra i più riusciti.
voi direte: ma come, un film di due ore si concentra tutto in questa scena? Cosa significa?
Risposta: assolutamente niente. Come tutto il resto del film.

Giudizio: Passeggiata
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

lunedì 24 novembre 2008

There Will Be Blood


Ho scoperto Paul Thomas Anderson con “Boggie Nights” e l’ho amato con “Magnolia”. Ho evitato di vedere “Ubriaco d’amore” solo perché non ho un buon rapporto con Adam Sandler, ma mi sono ripromesso di vederlo.
Dopo un anno dalla sua uscita al cinema, dove non sono riuscito ad andarlo a vedere, ho finalmente preso in mano “There Will Be Blood”. L’ho dovuto spezzettare in più visioni, fermandolo in un punto una sera e riprenderlo la sera dopo da dove l’avevo lasciato. Non è la cosa più giusta da fare, lo so, né è molto corretto nei confronti del film. Perché la pellicola è l’epopea del personaggio di Daniel Day Lewis, partendo dai giorni sporchi, solitari e faticosi della prima ricerca petrolifera; fino ad arrivare ai tempi agiati, vecchi e ricchi dopo pozzi e pozzi di oro nero scavati e prosciugati.
Una storia che intreccia altre storie, dal figlio adottato, al predicatore di paese, dove alla fine nessuno dei personaggi potrà guardarsi allo specchio e definirsi vincitore. Ognuno attraverserà a suo modo le proprie zone d’ombra e ne uscirà sporco, non solo di petrolio, e sconfitto.
Un bel film, con un immenso Daniel Day Lewis.

Giudizio: Dvd
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

giovedì 20 novembre 2008

Raeliani

Il Movimento Raeliano è un movimento religioso di stampo ateo basato sulla credenza secondo cui alcuni extraterrestri scientificamente avanzati, chiamati Elohim, avrebbero creato la vita sulla Terra attraverso l'ingegneria genetica. Il movimento crede inoltre che, grazie ad un'opportuna combinazione di clonazione e trasferimento della mente, sia possibile raggiungere l'immortalità. I Raeliani promuovono il progresso scientifico, la libertà sessuale, la responsabilizzazione dell'individuo, la meditazione come strumento di risveglio spirituale e la distribuzione delle risorse planetarie, ritenendo che tutto questo porterà ad una nuova era di pace e benessere, la cosiddetta "Età dell'Oro" annunciata, a loro dire, dalle principali religioni.

Il Movimento Raeliano viene fondato da Claude Vorilhon, rinominatosi Rael nel 1973. Secondo il suo stesso racconto, Vorilhon sarebbe stato contattato da un rappresentante di una civiltà extraterrestre, gli Elohim, il 13 dicembre 1973, nel cratere di un vulcano spento vicino a Clermont-Ferrand, nella Francia centrale. Seguendo quelle che lui afferma essere istruzioni rivelate ha fondato il Movimento Raeliano, che dichiara di possedere circa sessantamila membri sparsi in almeno ottantaquattro diverse nazioni. Il numero maggiore di affiliati si riscontra in Francia, Giappone, Canada (specialmente Quebec) e Stati Uniti (specialmente Florida). Il Movimento diffonde il suo messaggio attraverso i libri di Rael, le assemblee raeliane, e il suo sito Internet.

mercoledì 19 novembre 2008

Grand River


Siamo noi italiani che applaudiamo quando l’aereo atterra, increduli, compiaciuti per la nostra buona sorte, in culo a chi precipita.

Stabilisco che l’autobus sarà il mezzo preferenziale di spostamento: è il più economico, e garantisce l’attraversamento fisico del territorio, un servizio di cinema dal vivo che nessun altro assicura.

Mi fa ridere la grande insegna luminosa di un fast food italiano: Sgt. Pepperoni.

Punta Molly Brant sul Rideau, seduto sotto un albero, guardo le anatre indolenti, respiro con i polmoni del mondo, osservo quello che chiamiamo natura, e invece è tutt’altro.
È storia passata e presente.

In questa fase della vita, mi chiedo se la superficie esaurisca la profondità, se chi sa cogliere ciò che appare in maniera evidente sia anche colui ce comprende il senso intimo delle cose.

Il viaggio, lo sento, sta mutando segno. Se nelle tappe precedenti l’attitudine era quella dell’osservatore, e le interazioni rade e formali, ora questo si sta trasformando in quello che chiamo un viaggio di uomini (e donne). Un’esperienza dove i luoghi che attraversi assumono prospettiva e significato grazie alle persone che incontri.

Del resto, un uomo non è una macchina fotografica. Neanche una macchina fotografica, una volta puntata, è obbiettiva. L’angolo di visuale, la prospettiva, non sono mai neutre.

Di recente, con la donna che amo, abbiamo scherzato che quando rischi di commuoverti durante uno spot commerciale, allora davvero qualcosa non funziona.

Wu Ming

martedì 18 novembre 2008

In bianco e nero

Antonella è dall'altra parte della strada. Cammina da sola, un paio di occhiali da sole enormi a nascondere gli occhi. Sembra essere diretta esattemante da dove me ne sto invece andando via io. Ci incrociamo, e poco prima di allontanarmi da lei attravarso la strada e le vado incontro.
La saluto sorridendo. Lei mi risponde con voce atona, priva di qualsiasi emozione o sentimento. Non so se è per gli occhiali, che le coprano gran parte della faccia e non mi fanno capire la sua espressione, ma sembra svuotata, come se quella che ho davanti fosse solo il contenitore della vera Antonella: la persona se ne è andata via o se l'è portata via qualcuno, magari il vento. La vedo in bianco e nero: triste, spenta.
Scambiamo solo due parole. Cortesia per lo più. Poi lei sembra ansiosa di starsene da sola, e cerca in un modo molto poco velato di piantarmi lì. Si gira boffonchiando qualche cosa, magari un saluto, e riprende a camminare esattamente come prima. Come se niente fosse successo. Non ora; ma da sempre.
Come se niente fosse successo da sempre.

lunedì 17 novembre 2008

Sentirne la mancanza

"Questi ultimi anni dell'era postmoderna mi sono sembrati un po' come quando sei alle superiori e i tuoi genitori partono e tu organizzi una festa. Chiami tutti i tuoi amici e metti su questo selvaggio, disgustoso, favoloso party, e per un po' va benissimo, è sfrenato e liberatorio, l'autorità parentale se ne è andata, è spodestata, il gatto è via e i topi gozzovigliano nel dionisiaco. Ma poi il tempo passa e il party si fa sempre più chiassoso, e le droghe finiscono, e nessuno ha soldi per comprarne altre, e le cose cominciano a rompersi o rovesciarsi, e ci sono bruciature di sigaretta sul sofà, e tu sei il padrone di casa, è anche casa tua, così, pian piano, cominci a desiderare che i tuoi genitori tornino e ristabiliscano un po' di ordine, cazzo... Non è una similitudine perfetta, ma è come mi sento, è come sento la mia generazione di scrittori e intellettuali o qualunque cosa siano, sento che sono le tre del mattino e il sofà è bruciacchiato e qualcuno ha vomitato nel portaombrelli e noi vorremmo che la baldoria finisse. L'opera di parricidio compiuta dai fondatori del postmoderno è stata importante, ma il parricidio genera orfani, e nessuna baldoria può compensare il fatto che gli scrittori della mia età sono stati orfani letterari negli anni della loro formazione. Stiamo sperando che i genitori tornino, e chiaramente questa voglia ci mette a disagio, voglio dire: c'è qualcosa che non va in noi? Cosa siamo, delle mezze seghe? Non sarà che abbiamo bisogno di autorità e paletti? E poi arriva il disagio più acuto, quando lentamente ci rendiamo conto che in realtà i genitori non torneranno più - e che noi dovremo essere i genitori."

David Foster Wallace

venerdì 14 novembre 2008

Tell me what it’s worth

Crack open the good times
On a street corner busting rhymes
But you fell between the lines
They all laugh, become a joke
Am I crazy baby? Let's just hope.
For no holes, crunching drums
I've got the sweet sugar but that's all

Tell me what it’s worth
Tell me what it’s worth

So tell us that we're doing everything wrong
Niggas turn blueish-grey when they're dead
That's funny, 'cause I've just turned bright red
Red. Red. Red.

Kill, kill, kill and everything starts to suck
Drowning all your sins boy gets us luck
Or the fact that you racists are full of shit
I’ve got the sweet sugar but that’s it.

Tell me what it’s worth
Tell me what it’s worth
Woah Woah

Clean your blades and keep swinging
Don't stop 'til the red runs out
'Til the joy pours out of your mouth.

Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)
Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)
Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)
Tell me what it’s worth (Don’t, dont stop 'til the red runs out)

giovedì 13 novembre 2008

Personaggi

Cosa succede a due personaggi che si incontrano su un foglio di carta? Voglio dire: come nascono questi due personaggi?
All'inizio saranno dei semplici concetti, qualcosa di non concreto, di invisibile, destinati a diventare poi qualcosa sempre non concreto ma con qualche elemento in più. Ci sarà un periodo dove le parole non si uniranno a formarne la figura, ma saranno un ammasso di discorsi informi, tipo delle galassie slegate e sconnesse. E forse la figura del personaggio non sarà mai delineata alla perfezione, potrebbe non essere mai un disegno preciso, con i bordi segnati decisi e magari colorati a china: un personaggio potrebbe rimanere sempre una massa in espansione, un insieme di fatti, aggettivi ed eventi che ne compongono non la figura ma la forma.
La forma, a differenza della figura, rappresenterà in tutto e per tutto il personaggio; e se poi questo alla fine avrà i capelli biondi, mori, o rossi, fuxia o arancioni, questo sarà un aspetto che non toccherà minimamente la forma.
Ma come nascono questi personaggi? Cosa provano mentre cominciano a vedere la luce? Un attimo prima non sono niente, e tutto ad un tratto ti ritrovi ad avere una vita, fatta di pensieri, immagini, e di un passato che ti ritrovi a vivere a pezzi, a dosi, ma mai interamente.

mercoledì 12 novembre 2008

Il paradosso HD

Dopo aver semi delegato la scelta del bagno e della cucina, stanze delle quali ho solo dato delle lienee base (colore per le mattonelle del bagno, e tipo di cucina per appunto la cucina), ora mi trovo a dover affrontare il salotto e tutto quello che esso si porta dentro. Mi vedo quindi sommerso da un mare di possibilità che prevedono centinaia di televisori (al plasma, LCD, HD, FullHD, etc etc), la posizione del decoder di Sky (in soffitta, in salotto, nello studio, in camera, in bagno, sotto il bidé), come far convivere lettore dvd, videoregistratore, dolby sorround integrato al lettore dvd...
Per poter scegliere la configurazione migliore, quella che mettesse d'accordo tutti i pezzi di questo infinito (lo so che sto esagerando) mosaico (si mosaico, come le mattonelle del bagno), mi sono tuffato nella prima fase di ogni buon acquisto: lo studio. Ho iniziato a reperire informazioni, chiedendo a colleghi più esperti di me, o girovagando tra gli scaffali dei vari negozi come un investigatore privato, e ho controllato tutte le caratteristiche tecniche di tv (quante prese scart hanno, la risoluzione, l'angolo di visuale, le altre entrate ad alta definizione); questo perchè il salotto in fondo ruoterà tutto attorno alla televisione e finchè non ho deciso la dimensione di quella (ebbene si, per la prima volta in vita mia devo ammetere che le dimensioni contano) non posso comprare il mobile, in quanto nel mezzo ci dovrà essere la nicchia dove mettere la televisione. In mezzo a tutta questa confusione mi sono trovato però di fronte ad un paradosso non da poco. Durante il periodo di recupero di informazioni, girando tra i vari negozi quali MediaWorld e Marco Polo Express ho notato che è in forte crescita la vendita dei Blue-Ray Disc, formato che ormai ha preso il sopravvendo rispetto all'altra alternativa HD-Dvd, ma negli stessi negozi non sono riuscito a trovare nessun lettore Blue-Ray. Ammetto di non aver chieso nessuna informazione a nessun addetto che circolava nei vari reparti, ma non credo di essere così stupido... o no?

ps. In considerazione al discorso di qualche giorno fa, questo è semplicemente un post di sfogo.

martedì 11 novembre 2008

La ragazza dai capelli strani


Julie e Faye sono a letto, da amanti. Si scambiano complimenti sui loro corpi. Si lamentano della brevità della notte. Esaminano e riesaminano, con una sorta di entusiasmo infelice, le piccole ignoranze che necessariamente, dice Julie, delimitano la strada che porta a un qualunque vero legame fra due persone.

Il Pacifico di prima mattina è lilla.

Un furgoncino Volkswagen sta uscendo in retromarcia dal vialetto. Canta il canto stridulo e trieste delle Volkswagen in retromarcia.

Julie scrolla le spalle. “Rispondi come t ipare.” Deve raddrizzarsi i baffi in continuazione, per colpa del caldo. “Di’ che il lesbismo è solo uno dei tanti tipi di risposta all’Alterità. Di’ che il senso dell’amore sta tutto nel tentativo di infilare le dita nei buchi della maschera della persona che ami. Di far presa in qualche maniera su quella maschera, e chi se ne importa di come ci riesci.”

“Una volta mi hai chiesto in che senso le poesie mi hanno formata.” Dice. Quasi un sussurro: la voce che usa al microfono. “E mi hai chiesto se noi, noi due, dipendevamo da questo gioco, anche solo per esistere. Piccola?” – solleva il viso di Faye mettendole un dito sotto il mento – “Te lo ricordi? Te lo ricordi il mare? La nostra alba sul mare, che ci piaceva tanto? Ci piaceva tanto perché era come noi. Faye. Quel mare era ovvio. Per tutto il tempo stavamo guardando qualcosa di ovvio.” Le dà un pizzicotto a un capezzolo, tanto delicatamente che Faye neanche se ne accorge. “I mari sono mari solo quando si muovono”, sussurra Julie. “Sono le onde a impedire che i mari siano semplicemente delle enormi pozzanghere. I mari sono fatti soltanto delle loro onde. E ogni onda del mare alla fine è destinata a incontrare ciò verso cui si muove, e a infrangersi. Tutto quello che avevamo davanti agli occhi, tutte le volte che me lo chiedevi, era ovvio. Era ovvio ed era una poesia, perché eravamo noi. Guarda le cose in questo modo, Faye. La tua faccia che muovendosi assume un’espressione. Un’onda che si infrange su uno scoglio e abbandona la sua forma in un gesto che esprime quella forma. Capisci?”

“L’amore è soltanto una parola. Congiunge cose che sono separate. Io e Lyndon, anche se tu non sarai d’accordo, siamo d’accordo sul fatto che quello che c’è fra noi non si può più chiamare propriamente amore. Perché abbiamo smesso molto tempo fa di essere abbastanza separati perché ci sia un ‘amore’ a coprire la distanza.”

Mia zia è una sessantenne esageratamente graziosa, di una gentilezza sincera ma non stucchevole, una signora contro cui l’unico capo d’accusa potrebbe essere il fatto di avere i capelli tinti di una sorta di ambra dolce impossibile da trovare in natura.

Leonard sostiene che sono proprio come nostra madre e soffro di un infelice e sostanzialmente stupido desiderio di essere perfetto; io dico che questo non ha nulla di costruttivo a che fare con quello che ho detto, e oltretutto non vedo che cosa ci sia di male nel desiderare di essere perfetti, dato che essere perfetti sarebbe…be’, perfetto.

David Foster Wallace

lunedì 10 novembre 2008

Ma che cazzo...?!?!

Venerdì ero occupato e non ho avuto modo di dedicare il giusto tempo all'argomento che volevo trattare. Ho preferito pubblicare un post piuttosto anonimo, anche se io preferirei definirlo ermetico, facendo finta che non fosse successo niente. Putroppo invece è successo, e adesso, a qualche giorno di distanza, non è più possibile far finta di nulla.
E' capitato di nuovo, questa volta mentre era a Mosca, e questa volta nei confronti di Obama. Si, proprio nei confronti del nuovo presidente eletto degli Stati Uniti. Quell'uomo che ha tutto: "è giovane, è bello, e pure abbronzato."
Cosa??!??! Ma l'ha detto davvero?? Non ci posso credere. Già mi sentivo una merda quando martedì sera, passando di canale in canale, vedevo da Vespa i titoli che facevano continuamente riferimento ad Obama: primo presidente nero, e una signora americana, via via sempre più alterata, faceva notare quanto fosse sbagliato quello che c'era scritto sugli schermi alle spalle del conduttore, in quanto Obama era ed è americano (Vespa faceva finta di non notare la sottile differenza).
Ora ci si mette pure il nostro (nostro?!!?, mio no di certo) presidente del consiglio, dicendo che è abbronzato. Poi, senza ritrarre una sola parola (anzi calcando sempre più la mano e tirando pure in ballo le superclassifiche degli anni '60 con "Abbronzatissima"), non chiede neppure scusa e dice che quella era una semplice battuta. Di carineria, aggiunge poi.
Sarebbe da mettere davanti ad un plotone di esecuzione anche solo per aver usato "carineria", a mio avviso; ma cerchiamo di sorvolare almeno su questo aspetto.
Non contento poi dà di imbecilli a tutti quelli che come me si sono scioccati nel sentire quelle parole. Imbecilli perchè non hanno capito che si trattava di una semplice battuta, di carineria per di più. Ma come si fa a non essere scioccati? E' come se si accompagnassero i figli ad uno spettacolo al circo, e di punto in bianco un elefante si sedesse proprio su di te, a culo spianato; e te entrassi dentro il deretano sporco e merdoso di una bestia che non a caso si chiama pachiderma; e poi questo si rialzasse, lasciandoti scivolare fuori come una supposta rigettata, tutto grondande di liquami e vischiumi, avvolto da un tanfo nauseabondo e fuori da ogni concezione dell'umana natura. L'attuale presidente del consiglio italiano vorrebbe che ogni suo compatriota, in una situazione del genere, facesse finta di niente e con uno stronzolo di elefante che gli striscia giù dalla faccia si voltasse verso uno dei propri bambini e con un sorriso da televisione chiedesse: "Ti piace il circo?"
Che poi non è neanche la prima volta. Ormai queste uscite infelici cominciano ad essere una norma. Ad ogni nuova legislatura questo qui sembra sfornare una gaffe dopo l'altra. Ed è inutile poi rifugiarsi sempre dietro lo scudo della battuta. Poteva essere credibile la prima volta, ma se dopo n volte continui sempre a far scoppiare un casino internazionale (aggettivo usato non a caso), beh, rassegnati: non sai fare battute.

PS. Appunti per un eventuale intervista:
Intervistatore: "Lei tifava Obama o McCain?"
Edward S. Portman: "Ho pregato con tutto il cuore che fosse Obama a vincere, e questa volta, non so quale Dio devo ringraziare, ma mi ha ascoltato. Ora spero che per gratitudine gli americani alle nostre prossime elezioni preghino con tutto il cuore che Berlusconi si levi di culo."

venerdì 7 novembre 2008

Per chi non sa leggere

Avete notato che quasi tutti i venerdì metto il testo di una canzone?
Un caso?
Strano... vero?

giovedì 6 novembre 2008

Michael Crichton

Anno infame questo 2008 per gli addii.
Il 4 Novembre si è spento Michael Crichton.

23 ottobre 1942 – 4 novembre 2008

mercoledì 5 novembre 2008

Welcome Obama

Ho un po' di difficoltà ad iniziare questo post. Il mio problema è come costruire la frase e soprattutto a chi rivolgersi. Intendo parlare delle elezioni americane e della vittoria di Barack Obama; voglio sfogare, o per meglio dire esprimere, tutta la mia gioia per aver finalmente mandato a casa Bush Jr. Ma questo, in un modo o nell'altro, doveva comunque succedere. Quello che mi mette in difficoltà è la scelta se dire: "finalmente non lo hanno più fra i piedi" o "finalmente non lo abbiamo più fra i piedi".
La cosa è strana, perchè in fondo si tratta pur sempre del presidente degli Stati Uniti, non dell'Italia, ne tanto meno del mondo. Nonostante questo è innegabile che l'atteggiamento del presidente uscente era così invasivo e autoritario che ti sentivi tirato in ballo pure te che vivevi in un altro paese, in un altro continente.
Con Obama questo non dovrebbe succedere. Ha parlato di dialogo in politica estera, ricordando di far parte delle istituzioni internazionali (Onu etc) e non di esserne il capo, come invece Bush pareva essersi testardamente convinto. In più ha l'aria, parlo soltanto di aria, di essere un po' più sveglio del suo predecessore: non ha quell'espressione tonta e stralunata che a Letterman piaceva sottolineare e deridere.
In qualsiasi caso questa elezione è un evento, e non tanto per il fatto che Obama sia un afroamericano (primo presidente ad esserlo), quanto per la grande affluenza alle urne (in America, dove proprio il governo con la burocrazia pare fare di tutto per scoraggiare i cittadini a votare), e per la scelta fatta, quella più di sinistra degli ultimi anni.

martedì 4 novembre 2008

Ottobre 2008


"Se ti fischia un orecchio è male, ma se ti applaude è peggio!"

Groucho Marx

venerdì 31 ottobre 2008

Halloween

C'era un tempo, neppure troppi anni fa, in cui il 31 ottobre era un giorno normalissimo; noi bambini eravamo soltanto un po' più felici del solito perchè il giorno dopo non dovevamo andare a scuola. Era il primo novembre il giorno dopo, il giorno dei morti: solo per questo.

giovedì 30 ottobre 2008

Wall-E


In culo al turno infrasettimanale di campionato, all'Inter che giocava a Firenze, e a tutti quelli che mi inviatavano a vedere la partita davanti ad una pizza e qualche birra (ovviamente con rutto libero), ieri sera sono andato a vedere Wall-E.
Devo ammettere che c'era più gente di quanto non mi aspettassi, anche se della maggior parte ne avevo paura. Temevo che fossero capitati in quella sala solo perchè pensavano di vedere il solito film della Pixar: divertente, simpatico e ironico. Wall-E è anche tutto questo ma lo è in modo diverso dai vari Ratatouille o Gli Incredibili. Lo è prendendo tutti questi elementi e inzuppandoli di un romanticismo tecnologico; è un omaggio al cinema muto, visto che lo scoglio più arduo da superare per la maggior parte di quelli che lo hanno visto a quanto ho capito è il fatto che per una buona mezz'ora di film non ci sono dialoghi veri e propri (perché queste persone conoscono solo la parola come mezzo di comunicazione); ed è anche un film con morale ecologista, alle conseguenze di una vita troppo agiata e alla forza di ricominciare (bellissimi i titoli di coda).
Se poi continuate a preferire le solite tristi vacanze di natale... beh, questi sono cazzi vostri: 'fanculo!

Ps. E' insopportabile però che per andare a vedere un film a cartoni animati (e forse per questo ingiustamente ritenuto per piccoli) oltre al solito corto (gradevole) si debba per forza sorbirci anche trailer di minchiate come High School Musical 3 ed una straminchiata come quella sottospecie di film sui chiwawa.


Giudizio: Cinema

  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

martedì 28 ottobre 2008

I Vivi


Ho pregato Dio dopo averlo bestemmiato.

Un affascinante alone di mistero che scuriva di blu notte uno sguardo che credeva azzurro.

Cristiano Godano

lunedì 27 ottobre 2008

Back!

Mi piacerebbe poter dire che le settimane durante le quali non ho scritto assolutamente niente siano state una specie di settimane sabbatiche, fatte di viaggi, tempo libero e completo relax. Mi piacerebbe, ma non lo posso dire: sarebbe solo una delle tante bugie dette di continuo, e significherebbe assai poco (anche le bugie bisogna centellinarle, altrimenti perdono gran parte del loro valore. In fondo da piccoli la figurina di più valore era la più rara, non quella che trovavi di continuo). La verità, come sempre, è assai più semplice: non avevo voglia di scrivere, ne sapevo cosa avrei potuto scrivere. Non è un vero e proprio blocco dello scrittore (visto che per prima cosa io non sono uno scrittore) bensì un piccolo momento di pausa durante il quale fermarsi un po’ a pensare.
Durante questo periodo di black-out ho avuto modo di guardare dall’esterno questa sottospecie di blog e di farmi un po’ di domande. Domande stupide, domande cretine, domande che se non fossi stato fermo mi sarei vergognato di pormi, e domande che in qualsiasi caso era giusto fare e farsi.
Per prima cosa ho fatto qualche passo in dietro, un anno e poco più, per cercare di capire come questo blog sia nato e soprattutto per quale motivo. Sul come è stato piuttosto facile: non è certo un bambino, o un infante che ho portato in grembo per nove mesi, c’è stata solo una congiunzione astrale che ha portato la mia voglia di creare qualcosa a farsi viva quando gli strumenti per farlo si rendevano abbastanza pubblici. Non sono uno dei precursori dei blog, quelli che vedi nati anni e anni fa, o che hanno cambiato più volte piattaforma e hanno la possibilità di mettere tra i propri links anche una voce di storico che punta ad un altro sito.
Trovare invece il motivo per cui il blog è nato è stato assai più difficile. Ho cercato di essere il più onesto possibile con me stesso, anche se questo avrebbe potuto portarmi a vergognarmi non poco, nel tentativo di trovare la vera causa di tutto questo.
Spogliarsi di qualcosa di più dei semplici vestiti: ecco una frase che mi è sempre piaciuta e che ho coniato in una delle tante mattine durante il viaggio che da casa mi porta in ufficio. Ho sempre desiderato utilizzarla da qualche parte, perché in fondo mi sembra esprima una poesia profonda , sia nel significato che nel senso figurato delle parole. Il momento opportuno, il punto giusto dove mettere questa frase, penso sia arrivato. Per cercare di capire cosa mi ha portato a “requisire”, o se meglio vogliamo dire ad occupare, lo spazio mygreendarling.blogspot.com nel web ho dovuto spogliarmi di tutte le storie o le finzioni o i diversivi (che sono diversi, ovviamente, dai detersivi) che mi ero costruito attorno e con i quali riuscivo a scrivere senza sentirmi un completo cretino, o uno sciocco, o forse uno scemo. Una volta nudo in questo modo ho avuto la possibilità di guardarmi attorno ed osservare ciò che mi circondava: quello che era rimasto era riconducibile alle motivazioni della nascita del blog. Prendi una cosa, qualsiasi essa sia, eliminane tutte le parti superflue, e quello che rimane è l’essenza dell’oggetto di partenza. Questo ho cercato di fare per il blog. Il risultato è stato che alla fine mi sono ritrovato con tutto attorno uno spazio completamente bianco. Cosa c’era di sbagliato? E soprattutto: c’era qualcosa di sbagliato?
A forza di togliere cose superflue mi sono trovato a non avere più niente tra le mani. Questo significa che il sito (non un vero e proprio sito, più una parola usata come sinonimo di blog) è un concentrato di superfluo, ovvero un qualcosa di non necessario, in qualche modo inutile.
All’inizio non avevo certo intenzione di cambiare il mondo: credo che ormai nessuno, nell’attuale realtà, ne sia più capace, non come singolo per lo meno. L’idea di poter anche solo modificare una virgola con quello che scrivevo è un sogno da bambino che onestamente non mi ero neppure sognato di sognare (scusate il gioco di parole penoso, ma era più forte di me).
Girovagando un po’ per la rete però ho avuto modo di leggere qualche cosa qua e là. Ho preso in esame blog di persone più o meno conosciute, di personaggi più o meno famosi, e ho letto pagine lette da più o meno altre persone. Scartata tutta una serie di siti su cui ragazzine viziate buttavano giù una lagnosa lista di desideri su abiti/scarpe/uscite-in-discoteca/ragazzi che non ti lasciava niente se non parole ripetute fino alla noia (non denigro, anche se può sembrare il contrario, la nascita di tali blog: in fondo un tempo c’era il diario segreto, mentre ora c’è la corsa a rendere il proprio privato il più pubblico possibile; sto solo dicendo che forse, forse, è sbagliato il posto o la modalità con cui queste cose vengono scritte.); tagliati via tutti quei siti di ragazzetti “boni” e palestrati che utilizzano internet solo per rimorchiare; mi sono trovato alla fine a leggere cose interessanti e divertenti, fresche, genuine. Non parlo soltanto di autori dai quali mi potevo aspettare una cosa del genere (se leggo Giap so già in partenza che leggerò qualcosa di non banale); ma anche persone che presumibilmente sono come me, o come te che stai leggendo, gente che ha trovato in internet uno strumento con il quale “uscire fuori” (anche se in realtà poi succede l’esatto opposto), di esprimersi in modo libero e di far capire/leggere agli altri tutto il loro talento.
Di fronte a queste letture ho avuto due diverse reazioni, se così si possono definire. La prima è stata quella di mettermi buono, zitto in un angolo, e farmi un piccolo esame di coscienza: quello che scrivevo/scrivo io era ed è anche solo lontanamente paragonabile a quello che avevo letto ed apprezzato? Se voglio in effetti continuare a scrivere e ad alimentare questo blog per quale motivo lo voglio fare? O scrivo qualcosa di interessante, oppure scrivo qualcosa di divertente; in entrambi i casi devo scrivere qualcosa che cambi chi legge, che alla fine della lettura non si senta tale e quale a prima, che in qualche modo lo abbia “arricchito”, se non in termini di cultura almeno di divertimento. Nei vari post che ho pubblicato ci sono cose che mi piacciono, e altre che mi piacciono meno; alcune cose invece fanno proprio schifo e altre ancora non hanno proprio senso di starsene lì. Devo partire dai post che mi piacciono e usare quelli come fondamenta di quello che voglio costruire in futuro, utilizzando i post che non mi piacciono come errori dai quali imparare e da non commettere più. Questo lungo discorso che sto scrivendo ora è il primo passo in un cammino la cui meta non è ben precisa, né credo ce l’abbia veramente. L’importate, d’altronde, è andare. Camminando, o viaggiando più in generale, si osserverà il paesaggio, si incontreranno persone diverse: si crescerà.
La seconda reazione, quella venuta dopo aver pensato quanto sopra, è stata di stupore. Se partiamo dalla supposizione che queste persone sono come me, devo presumere anche che abbiano un lavoro, una minima vita sociale, e che debbano in qualche modo pur dormire e magiare. E allora mi domando: ma il tempo per scrivere, anche post lunghi e complessi, dove diavolo lo trovano? Per caso loro hanno a disposizione un giorno di trentasei ore? Oppure sotto sotto sono tutti una specie di collettivo e alimentano il blog un po’ per uno, a turni più o meno regolari?
No, molto probabilmente è solo una questione di organizzazione e di voglia. L’organizzazione risiede nella capacità di ritagliarsi un po’ di tempo per mettere giù un po’ di parole, di legarle insieme e tirarne fuori qualcosa di sensato e di “giusto”. La voglia invece sta dentro, ed è quella piccola spinta che ti porta ad accendere il pc, o a prendere un foglio di carta con la penna, e metterti a scrivere anziché fare qualche altra cosa, come magari metterti a guardare le peggio stronzate alla tv, o farcirti un panino con le peggio stronzate che trovi in cucina (di solito in certe situazioni le peggio stronzate sono sempre una costante). Possiamo dire che la prima segue a rimorchio la seconda, e proprio in quest’ultima io devo un po’ migliorare.
Dovrei mettermi nella testa di dover scrivere un po’, anche solo qualche parola, ogni giorno, magari la sera/notte prima di spegnere le luci e di andare a fare visita a qualche mio amico nel modo dei sogni. Stephen King, in un suo libro non horror, diceva che esiste una dea della scrittura che per qualche motivo va a far visita agli scrittori e dà loro quella speciale magia che permette loro di scrivere le loro storie. Il caro vecchio Stephen diceva anche che bisognava aiutarla questa dea, e cercare di scrivere ogni giorno più o meno alla stessa ora e nello stesso luogo, in modo da farle sapere dove trovarci e quando trovarci; così, quando l’autore decide di fare una pausa, di smettere per quel giorno di scrivere, può salutare in senso figurato questa mitologica dea e darle appuntamento al giorno dopo. Stesso posto, stessa ora.
Non so se mai riuscirò a fare una cosa del genere, ma almeno dovrei cercare di farle sapere che se davvero mi vuole ogni giorno io sono disponibile. Se anche riuscissi a scrivere una sola decente frase al giorno, o a descrivere un particolare stato d’animo, dovrei sentirmi fortunato e in pace con me stesso: avrei fatto il mio dovere e ne dovrei essere fiero. Anche solo una singola frase, pur che sia valida, degna di essere letta.

E spero che ora vada avanti da se, senza bisogno di doversi guardare di continuo allo specchio e distogliere lo sguardo.

Molto probabilmente la risposta coincide.

lunedì 13 ottobre 2008

Fortuna

C'è un blu così blu fuori dalla finestra
Un sole esile e discreto
L'aria ha l'odore dell'erba appena tagliata
E riesco a sentire la canzone che stai cantando
Come un leggero soffio tra le tue labbra

Sembrano così lontane le lacrime che abbiamo pianto
Quando invece abbiamo ancora le guance bagnate
E ferite che devono ancora cicatrizzarsi

E' la facilità con cui dimentichiamo i nostri ricordi
A renderci così fortunati

mercoledì 8 ottobre 2008

Acqua di Mare


Una volta gli chiesi se la mamma era una donna gelosa.
"Diciamo piuttosto vigile" mi rispose.

"Quella ragazza è innamorata di te" bisbigliò lei a me.
"Ma io non sono innamorato di lei."
"Sei responsabile nei confronti di chi ti ama."

Era così bella, nel suo costume a righe colorate, che a guardarla mi intimidivo.

"Sul muro c'erano delle foto in bianco e nero. Tutto il resto era a colori. Io ero a colori, così come l'uomo davanti a me, e le sedie, il pavimento. Le foto erano le sole eccezioni, l'unico rifugio. L'arte è un rifugio dalla realtà."

"Agli uomini piacciono le donne indipendenti. Al momento opportuno liberarsene è facile."

"Michael, forse a te Zina sembra una ragazza, ma è una donna adulta. Ti farà molto soffrire, se non ti levi questa idea dalla testa. Nella vita non hai quello che vuoi perché lo vuoi, ma hai quello che la vita ti dà."

Gli chiesi se era innamorato di Rita.
Rispose che non credeva nell'amore, e se non ci credi non puoi sentirlo.
"E' come il peccato mortale. Se non ci credi, non puoi commetterlo."

Charles Simmons

martedì 7 ottobre 2008

Il ritorno dell'uomo d'acciaio

Dopo la conferma da parte della Warner Bros di voler riavviare la storia di Superman, così come è avvenuto per Hulk con l'ultimo film interpretato da Edward Norton, i grafici di Hollywood si sono messi al lavoro per aggiornare l'immagine dell'alterego di Clark Kent.
Ecco una primissima ed esclusiva immagine di come sarà il nuovo Superman:


lunedì 6 ottobre 2008

Twilight


Se la vita ti offre un sogno che supera qualsiasi tua aspettativa, non è giusto lamentarsi perché alla fine si conclude.

Stephenie Meyer


Poi nient'altro....

venerdì 3 ottobre 2008

In Our Bedroom After The War

Wake up, say good morning to
That sleepy person lying next to you.
If there's no one there, then there's no one there,
But at least the war is over.

It's us, yes we're back again,
Here to see it through till the day's end,
And if the night comes,
And the night will come,
Well at least the war is over.

Lift your head, and look out the window,
Stay that way for the rest of the day
And watch the time go.
Listen, the birds sing,
Listen, the bells ring.
All the living are dead,
And the dead are all living,
The war is over, and we are beginning.

Gridlocked on the parkway now,
The television man is here to show you how.
The channel fades to snow, it's off to work you go,
But at least the war is over.

She's gone, she left before you woke.
As you ate last night, neither of you spoke.
Dishes, TV, bed, the darkness filled with dread,
But at least the war is over.

Lift your head, and look out the window,
Stay that way for the rest of the day
And watch the time go.
Listen, the birds sing,
Listen, the bells ring.
All the living are dead,
And the dead are all living,
The war is over, and we are beginning.

We won, or we think we did.
When you went away, you were just a kid.
And if you lost it all, and you lost it,
Well, we'll still be there
When your war is over.

Lift your head, and look out the window,
Stay that way for the rest of the day
And watch the time go.
Listen, the birds sing,
Listen, the bells ring.
All the living are dead,
And the dead are all living,
The war is over, and we are beginning.

Here it comes, here comes the first day,
Here it comes, here comes the first day,
It starts up in our bedroom after the war,
It starts up in our bedroom after the war.
After the war.

giovedì 2 ottobre 2008

Io e gli altri

Spesso mi illudo che gli altri si accorghino di me a prescindere dal fatto di conoscermi o meno. Credo forse di spiccare tra la folla? Di brillare di una particolare luce che mi illumina e fa dire agli altri: eccolo lì! No, non credo. O meglio: no, non voglio che sia così. Sarebbe troppo da persona piena di se: il mondo non gira attorno ad una singola persona, figuriamoci se gira attorno a me; non è così e neppure voglio che lo sia.
Penso sia solo un istinto, o un pensiero riflesso e remoto: una specie di specchio psicologico che fa in modo di riflettere quello che penso io in quello che l'altra persona potrebbe pensare. E' molto più facile, se ti concentri su una persona, pensare che per questa tu non sia del tutto invisibile, che comunque ti noti e che magari, in fondo in fondo, ti veda come tu vedi lei. E' facile pensarlo e aiuta assai nei comportamenti, ma quasi mai tale pensiero corrisponde alla realtà.
E' una piccola nota che mi premeva di appuntarmi, giusto per ricordarmelo.

mercoledì 1 ottobre 2008

Settembre 2008


"Mi piace guardare il porpora, e fingere di essere quel colore."

Edward S. Portman

martedì 30 settembre 2008

Desiderio di aprire un buon libro

Nel vagabondare mattutino nei meandri di internet (leggo qualche blog, un sito di notizie cinematografiche, forum di calcio dilettantistico, e altre cavolate del genere che compongono, insieme a siti di informazione alternativa, le mie fonti di informazioni giornaliera [per il resto non guardo molti telegiornali in tv]), ogni tanto mi fermo su wikipedia e inserisco una parola nella ricerca per vedere un po' cosa viene fuori, e scoprire cosa ne pensano gli altri. Oggi è toccato a J.D. Salinger.
E leggere un po' di lui mi ha fatto venir voglia di riprendere in mano un suo libro. Non il Il Giovane Holden, che forse ho già riletto troppe volte rispetto agli altri da quando avevo 15 anni ad oggi; magari Franny e Zooey di cui in questo momento sento più la mancanza. Mi aiuterebbe leggere qualcosa di buono, per staccare dalle ultime stronzate che ultimamente ho letto e pure visto. Devo darmi una specie di regolata, altrimenti mi perdo in minchiate che non lasciano niente e che alla fine, stringi stringi, risultano essere solo tempo perso.

Ps. Qualche settimana fa, durante il solito pranzo del sabato, il mio caro nipotino ha raccontato di una allegra scampagnata in un parco, con la sua solita frenesia di dire tutto subito, prendendo fiato giusto perchè altrimenti non riuscirebbe a pronunciare la parola successiva. Nel racconto spiccavano le papere e le anatre del laghetto che c'era dentro il parco, e lui si domandava chi le avesse portate lì, chi gli desse da mangiare. Io non ho saputo resistere:
"E quando il laghetto ghiaccia, dove vanno le anatre?"

lunedì 29 settembre 2008

giovedì 25 settembre 2008

Jumper


Jumper è uno di quei film che guardi e ad ogni minuto che passa ti domandi: "Ok, va bene, ma quando entriamo nel vivo?". In pratica sembra che la pellicola sia interamente costruita in funzione di una svolta, o di un evento importante, che però non arriva mai. Una volta giunti alla fine si ha l'impressione di aver visto l'episodio pilota di un telefilm che deve essere ancora prodotto, ma che però non avrai voglia di seguire.
Hayden Christensen a tratti è irritante; Rachel Bilson più che attrice co-protagonista, o come diavolo si vuole definire, fa più una specie di partecipazione che altro; Samuel L. Jackson con i capelli bianchi fa il cattivo ma non si capisce bene per quale motivo, e molto probabilmente non lo capisce neppure lui.
La storia gioca a giarare tra un posto all'altro, strizzando l'occhio allo spettatore che deve indovinare facilmente dove si trova il protagonista, tra l'altro pure Roma, ma per il resto è davvero esile esile. Senza contare che la sottotrama familiare è soltato accennata all'inizio, nel centro del film, e alla fine, senza però approfondire minimamente nulla, e in un modo che rasenta quasi l'imbarazzante.
L'unico pregio che ha è di avermi fatto rivalutare Hancock.

Giudizio: Passeggiata
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

mercoledì 24 settembre 2008

Tone

Per parlare di musica bisognerebbe come minimo conoscerla un po', altrimenti si rischierebbe di dare giudizi grossolani e non veriteri; ma in un periodo del genere, dove tutti i cd sono rinchiusi dentro degli scatoloni, una volta trovato qualcosa di nuovo viene naturale parlarne. Ormai sono giorni che vado avanti con la discografia dei Pearl Jam e dei Nirvana, e con Superunknown dei Soundgarden o Version 2.0 dei Garbage, o Cover Records di Cat Power e scoprire così questo cd solista del bassista dei Pearl Jam (si proprio Jeff Ament) fa sempre piacere.
L'astinenza da novità potrebbe giocare brutti scherzi ma questo disco non sembra suonare male. Chiariamoci: non si tratta di niente di transcendentale, anzi ho preferito di gran lunga gli episodi dei Three Fish, sempre targati Ament, ma nonostante tutto è un cd che si lascia ascoltare. Non ha canzoni straordinarie da sfoggiare, ne melodie che ti rimangono impresse a vita nella testa, ma viaggiando in macchina per andare a lavoro non ti fa rimpiangere di averlo preso.
Usiamolo come antipasto, un buon antipasto, per il secondo album solista di Stone Gossard (altro Pearl Jam) che a quanto pare dobrebbe uscire prima della fine dell'anno.

giovedì 18 settembre 2008

Miss Wyoming


La tv era ancora accesa, e facendo un giro tra i canali scoprì che la verità dell'assioma secondo cui l'ultima cosa che impariamo nella vita è l'effetto che facciamo sugli altri.

Da adulto, quando veniva a sapere di qualcuno che aveva compiuto qualcosa di grande nella vita, scopriva invariabilmente che quelle stesse persone durante la prima gioventù avevano avuto qualche esperienza che aveva dato loro un senso profondo di cosa significava essere morti o invalidi, tanto che dopo avevano giocato tutto per tutto, sapendo che sprecare la vita era il più grande peccato.

"Susan, senza trucco la tua faccia sembra un foglio bianco."

"Mi piace fare il pieno da solo, Ivan. Ti ho mai detto perchè vado sempre ai self-service?"
"Per sentire un legame con l'uomo della strada?" rise Ivan.
"No. Perchè mi piace vedere i numeri ch escorrono sulla pompa di benzina. Faccio finta che ognuno sia una data. Guardo l astoria iniziare dall'anno zero e andare avanti. Il Medioevo, il Rinascimento, Vermeer, il 1976, le ferrovie, Panama, zum, zum, zum, zum, la Grande Depressione, la Seconda Guerra Mondiale, i grandi magazzini, Kennedy, il Vietnam, la disco-music, Mount Saint Helens, Dynasty, e poi... wham! il presente.
"E allora?"
"Questo è allora: questo magico pezzetto di tempo, soltanto pochi numeri dopo l'anno in corso, qualunque esso sia. Quando arrivo a quegli anni, non dico che vedo il futuro, ma sicuramente lo sento."

Una cosa che aveva imparato, mentre era via, era ch ela solitudine come argomento di discussione era assolutamente tabù, molto più del sesso, della politica, della religione o persino del fallimento.

"Sai, John, tutti abbiamo bisogno di un'ossessione, nella vita."

L'atmosfera stava prendendo quella sfumatura irreale che precedeva le migliori scopate della vita.

Il giorno dopo, il provino chiarì nella mente di Susan una delle più grandi lezioni della vita, quella secondo cui meno vuoi qualcosa, più è facile che tu la ottenga.

Fece licenziare uno scrittore che aveva insultato Susan dicendole che era un flacone di profumo vuoto.

John si chiese perché la gente perde la capacità di fare amicizia più o meno quando compra il primo mobile costoso.

"Sai Joh, quando vai a scuola, oggi, ti dicono che probabilmente nella tua vita avrai quattro o cinque carriere diverse. Quello che non ti dicono è che tu 'sarai' quattro o cinque persone diverse lungo il cammino. Tra cinque anni io non sarò più io. Sarò un Ryan diverso, probabilmente più saggio e più corrotto. Mi vestirò di nero, volerò in business class e userò parole come 'sublime' o 'turibolo'. Tu dovresti saperlo. Sei già stato diverse persone, finora. Ma riguardo a me e Vanessa... Vanny... be', noi ci amiamo davvero. Forse avremo dei bambini, o apriremo un ristorante sul mare. Non lo so. Ma so che devo agire in fretta, perché la versione attuale di me stesso sta già svanendo. Stiamo tutti svanendo. Per vedere il Ryan che sta dicendo queste parole devo già voltarmi indietro."

Douglas Coupland