mercoledì 10 dicembre 2008

Inizio

Ho preso un me a caso, uno fra i tanti. Non l'ho modificato minimamente, anzi l'ho lasciato il più possibile uguale a come è. Non l'ho abbellito, né imbruttito: l'ho semplicemente preso come un mago potrebbe prendere un coniglio nel proprio cilindro.
Mi sembra inanimanto, un po' intontito, e forse è entrambe le cose. Gli ho fatto ricordare cose che molto probabilmente non credeva neppure di sapere, e gli ho dato un compito assai pesante.
Non so se mai mi perdonerà per quello che gli ho chiesto di fare, però devo dire che mi ha stupito non poco quando ha accettato di farlo. Pensavo che sarebbe stato più difficile convincerlo, credevo di dover accampare scuse su scuse, o alla fine di ricattarlo pure. Invece mi ha semplicemente guardato e mi ha detto:
"Non credo di capire totalmente quello che voi, e quello che vuoi che io faccia; ma per me va bene. Ok, facciamolo."
Gli ho versato da bere e ho fatto tutte le premesse del caso. Non volevo ingannarlo, non dopo che mi aveva mostrato tutta la sua fiducia.
"Ascolta: non posso prometterti niente. Non vorrei che ti aspettassi qualcosa per poi dopo rimanerne deluso. So bene o male dove tutto quello che ho in testa ti porterà, ma non so al cento per cento se mai arriverai là dove dovresti arrivare. Potrei perderti prima, oppure abbandonarti in qualche landa desolata, solo e senza nessuno attorno. Ed anche se mai arriverai dove vorrei, non so se potrai mai tornare indietro o se sarai per sempre confinato là, come chiuso dentro una scatola."
Lui mi ha guardato sereno, tranquillo, come chi ha già scelto da un bel po' di tempo.
"Non so cosa tu voglia fare, ma mentre parliamo lo stiamo già facendo."

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