venerdì 30 gennaio 2009

C'mon Billy

C'mon billy
Come to me
You know I'm waiting
I love you endlessly

C'mon billy
You're the only one
Don't you think it's time now
You met your only son

I remember
Lover's play
The corn was golden
We lay in it for days

I remember
The things you said
My little billy,
Come to your lover's bed

Come home
Is my plea
Your home now is
Here with me
Come home
To your son
Tomorrow might never come

C'mon billy
You look good to me
How many nights now
Your child inside of...

Don't forget me
I had your son
Damn thing went crazy
But I swear you're the only one

Come alone, billy, come to me
Come alone, billy, come to me
Come alone, billy, come to me
Come alone, billy, come to me
Come alone, billy, come to me
Come alone, billy, come to me
Come alone, billy, come to me
Come alone, and come to me

Performed by PJ Harvey

giovedì 29 gennaio 2009

Citacatarsi

Chissà quale scintilla fiorisce, dentro il petto, tra cuore e pleura, la prima volta che si viene citati. Come un fiore, con stelo e petali morbidi senza denti, sentirlo aprire ad ogni battito, e cospargere il proprio polline dentro la cassa toracica. Oppure come un breve bacio, con le labbra solo appoggiate ad altre labbra; velato, innocente, leggermente umido. Non lucida labbra, ma saliva fresca.
"Sono soltanto parole."
"Tu cosa possiedi oltre alle parole?"
"Le parole non appartengono a nessuno."
"Neppure le note, ma la musica esiste."
Musica e parole. Le parole sono note. Le parole sono spesso stonate. La musica fatta di frasi. Sono le frasi che danno un senso. E' il senso il sapore del significato. Spesso acido, a volte convincente, altre solo dolce. Lo sento ruvido e granuloso, mentre lo spingo con forza sul palato, lo mastico e poi lo butto giù. Un viaggio al contrario, lungo l'esofago e che finisce poi per uscire invece dalla bocca.
La mia voce è inchiostro. Nero e liquido. A volte neppure quello, perchè il futuro è già venuto. E' un rogo dalle fiamme turchesi e ambrate.
"Io non parlo."
"Sei lama, per questo non parli."
"No. Non ho niente da dire. Se fossi veramente lama allora userei il sangue per parlare."

mercoledì 28 gennaio 2009

Australia


Era stato annunciato come il nuovo Via Col Vento. E di eredi del film del '39 io ne avevo già visto uno: Could Mountain. Lì c'era una breve, brevissima comparsa di Natalie Portman a convincermi ad andarlo a vedere, in questo caso invece non so bene cosa mi abbia spinto fino al cinema per vedere questo Australia. Forse il volto e il fisico di Hugh Jackman, chissà. Certo non Nicole Kidman, perchè lei a questi grandi melodrammi da accostare alle avventure di Rossella O'Hara sembra averci fatto l'abbonamento, dato che era protagonista pure di Could Mountain. Dietro la macchina da presa però qui c'è un certo Baz Luhrmann, che magari non reputo un grandissimo regista, ma per lo meno ha il coraggio di fare qualcosa di nuovo e di battere strade diverse dalle solite (Romeo + Giulietta, Moulin Rouge). Qui invece si cimenta nel lavoro più mainstream della sua filmografia, e al tempo stesso con il più costoso, almeno ad occhio e croce, quello più vicino alla definizione di kolossal.
Di kolossal ci sono i grandi paesaggi del continente dei canguri, c'è una storia prima piccola e poi epica, che viene contaminata da una punta di seconda guerra mondiale, e se proprio ci vogliamo mettere qualcos'altro ci sono le braccia di Hugh Jackman. A parte gli scherzi la trama qui è solida, e non frammentaria come nella montagna fredda, anche se alla fine non si piange come si potrebbe pensare. Risulta essere un film piuttosto godibile, fruibile, soprattutto se si pensa che dura quasi tre ore e arrivati ai titoli di coda non si sentono affatto pesare. Solo l'inizio fa un po' temere: giusto i primi minuti, quando sia Jackman che la Kidman giocano a fare un po' le macchiette e dentro di te preghi affinché smettino presto. Non vi preoccupate: smettano presto.
Purtroppo c'è da annotare l'ennesimo doppiaggio che mi ha fatto storcere un po' il naso. La voce di Jackman è diversa dal solito, e fa un po' strano; quella del bambino aborigeno è completamente sbagliata, tanto che quando canta con la sua voce originaria sulle prime non ti accorgi neppure che è lui a cantare.
Non so bene come giudicarlo. Per chi non ama il genere è da tv, per gli altri invece è da dvd. A me, che in fondo non ha fatto così schifo, lo piazzo tra i dvd.

Giudizio: Dvd
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

Jackson Pollock



Per una volta ringraziamo google, che a volte la memoria fa cilecca.

vertigine

tutto quello che voglio dirti e non voglio dirti sta all’interno di due parentesi liquefatto in puntini di sospensione sempre troppo pochi, mi sembra d’essere un giocoliere che vuole raccogliere tutti i pezzi che stanno rovinosamente cadendo ma ho solo due mani e quelli che non riesco ad afferrare mi cadono sulla faccia e mi cadono sulle braccia e mi fanno male mi feriscono e mi ustionano e mi voglio riempire di lividi e cicatrici e portarle in bella vista non nasconderle mai più voglio diventare cicatrice essere cicatrice

William Dollace

martedì 27 gennaio 2009

Am I the only one who remembers that summer

Per perderci di nuovo. Per le strade. Di Prato. Senza luci. Senza bandiere. Senza cartine o indicazioni. Senza ragazze da spogliare. Solo tu. Tu ed io. E le tue gambe. I jeans. Le sigarette. Perdevo i capelli. Sopra i cuscini vuoti. I fari spenti. I tubi sconclusionati. Le targhe alterne e i freni rotti. L'inclinazione perfetta dei sedili. Dormire in orrizzontale. In modo non naturale. Guardare il sole. Il mare. Il bagnino drenare la spiaggia alle sei di mattina. E fare il bagno. Al largo. Un chilometro dalla riva. L'acqua alle caviglie. Fare il morto. Con la schiena sul fondale. E dormire sdraiati sulle panchine di Rimini centro. E dormire seduti sui marciapiedi. E dormire e basta nel pomeriggio grigio. Chiedere l'elemosina per farsi lasciare in pace. Farsi prendere per bugiardi. Farsi insultare. E gridare. FANCULO GLI ALBERGATORI. FANCULO I RISTORATORI. E io portavo a casa una collana. Un braccialetto. Un fermaglio. Mi chiamavo femmina quando la mattina mi facevo la barba. E la tua barba che non cresceva. I baffi timidi e radi. L. che giocava a fare la mamma. Le telefonate che non abbiamo fatto. E i guard-rail che non abbiamo preso.
Ed io portavo a casa una collana. Solo una collana. La tua collana.

lunedì 26 gennaio 2009

E brandisco ancora tutta la mia immaginaria vanità

Stupri. Violenza ai bordi delle strade. Uomini che braccano donne, ragazze, bambini. Saltano dal buio e afferrano alla luce di lampioni opachi. Tappano la bocca, trascinando persone che non sono più persone, in altre oscurità ben più buie. Usano il sesso per dominare chi credono più debole. Usano spranghe, bastoni, spazzatura, per violare case che non hanno serratura. I muri che non si vedono sono più facili da abbattere, da smantellare, da distruggere, senza preoccuparsi se sono portanti o no. Longarine fatte di biscotti cementati uno sopra l'altro. Ed un leone che diventa il nuovo capobranco. Anatre che annegano in acque gelate, stanazzando impaurite e cacciate.
Il resto del mondo è una muta consenzienza. Annienta la parola e svuota il concetto. La definizione perde di significato e gioca con il vento. Ovvero nulla. Niente è più quello che si crede, spostandolo da un luogo all'altro: dalla savana alle città sovrappopolate e malate. Chi presta il favore non ha più sfavore, non ha un coltello ma solo il manico, e se non decide di suicidarsi la platea non applaudirà che la vittima.
E allora perché gli animali non stuprano? Perché non lottano per evitarlo? O perché parte del loro cervello non riesce a costruire il significato del gesto. Dei neuroni attraversano la corteccia celebrale, partendo dagli occhi e passando sinapsi ravvicinate; ma non confluiscono in una parola. Non hanno parola, è questo? La mancanza di violenza sta nella mancanza di emotività? Le fusa.
Costruire una società partendo dal tetto e non dalle fondamenta. I relitti andranno a galleggiare nelle fogne, non viaggeranno certo nei cieli su Zeppelin rivestiti d'oro. I pazzi, gli assassini. Gli scarichi di bar gestiti da mafiosi e malavitosi.
Lo sperma appiccicoso che non esce e non si attacca alle dita. La sessualità intesa come brutalità e dipendenza. Non gioco. Non gioia. Non felicità. Non perversione. Diverso. Quando non c'è fisicità non si può parlare di brutalità? Mi sembra di giocare ad un gioco in cui tutti vincono e in cui tutti perdono. Stiamo pulendo e ripulendo un oggetto quando non c'è bisogno di farlo. Sporco è, sporco sarà, e sporco è giusto che sia.
Alla fine rimane un corpo buttato nei canali vicino ai fiumi. Quei piccoli fossati di acqua gialla e melmosa che accompagnano i corsi lungo i loro percorsi. Finisce così, tra erba cresciuta in modo selvatico e fango raggruppato sotto le unghie; e lo smalto consumato a forza, il sangue rappreso sotto i polpastrelli, il volto livido e gonfio. Capelli strappati e sporchi. Non ci sono fiori. Non ci sono cornici. Non ci sono carezze. E regali di Natale, e compleanni, e onomastici. C'è un cazzo duro che pulsa per le urla, le lacrime, i gemiti di insoddisfazione, un corpo fatto vuoto sbattuto contro un muro.
In un'astrazione temporale potrei domandarmi se lo stupro è retroattivo. Se con il passare dei giorni, delle notti, degli amori, e degli umori, si possa maturare o mutare un sentimento. Se si possa essere violentati con i pensieri, con i ricordi, e con la nostra cocciuta ostinazione nel trovare delle risposte.
Per esserci delle risposte, ci devono essere delle domande.

Violini.

"Non voglio guardarti."
"Cosa c'è?"
Ci sono nuvole. Grigie ora. E la pioggia battente, che forma pozzanghere sui marciapeidi e sull'asfalto piegato dal peso dei tir; ci bagna i vestiti, assottiglia i nostri capelli. Umidi, ci rende più belli. E noi non abbiamo un ombrello.
"So che sei te. Ti sento. So che..."
"Guardami."
"Non voglio avere come unica possibilità quella di stuprare altre persone. Non lo accetto. Non lo voglio."
"Guardami."
"Non voglio guardarti."

Cinecittà

Immagine di Cinacittà

I cinesi dicono: ciò che viene fatto senza che qualcuno ne sia l’artefice proviene dal cielo, ciò che avviene senza che alcuno abbia agito è il destino.

L’unica risposta sensata che sono riuscito a darmi è che, essendo piccola nel suo complesso, l’umanità ha un debole per gli insetti.

Sapevo che arrendermi alla paura avrebbe significato rinunciare per sempre ai miei sogni, tuttavia è proprio ciò che feci. Forse dovrei prenderla meglio, accettare la mia pusillanimità di allora come una riprova della mia mancanza di talento. Il vero talento non è mai vile.

Qualcosa però mi manca. Più di tutto mi manca la capacità di sognare. Parlo dei sogni a occhi aperti. A sognare quando si dorme è bravo chiunque. Viaggiare con la mente in stato di veglia, invece, è una prerogativa speciale che si spegne col tempo.

In seguito persi quasi completamente la capacità di estraniarmi. Andavo al cinema e seguivo la trama dall’inizio alla fine. Parlavo con qualcuno e non perdevo mai il filo del discorso. E quando mi trovavo a viaggiare in macchina, vedevo solo il paesaggio scorrere fuori dal finestrino.
Ero diventato adulto e, a forza di fantasticare sempre meno, scoprii che mi innamoravo sempre meno e credevo in meno cose. Per un po’ ne restai dispiaciuto, provavo nostalgia di quando ero un sognatore e tutto il resto. Poi mi dimenticai di com’ero da giovane e smisi di dispiacermi. Avvertivo soltanto un vago sapore di vuoto la cui esatta natura ero incapace di definire.

Quanto al destino in senso più generale, non esiste, è il Babbo Natale degli adulti. Siamo noi, il destino, mi dico.

Le monete sono simboli, come le parole, e quando traduci il significato di un termine in un’altra lingua è il suono a cambiare, non il senso.

In fondo, la realtà non è che una deformazione mentale, una specie di malinteso collettivo. A dispetto dei nostri sforzi, non penetriamo mai l’essenza delle cose. Il mondo sarà sempre come lo vediamo.

Un pittore sa benissimo che prima o poi si innamorerà della propria modella.

Ho imparato che scrivere è facile, tutto sommato. Basta leggere. E avere una storia da raccontare, ovviamente.

Tommaso Pincio

venerdì 23 gennaio 2009

Violence

C'è questa canzone che inizia con un ticchettio ritmato prodotto dalle bacchette della batteria (termine tecnico: bacchette della batteria) e un pizzichio o un arpeggio lento della chitarra; poi cambia improvvisamente velocità nel ritornello, con un uno sferragliare rumoroso e potente; diventa di nuovo soave, per poi ricambiare ancora, cullando in suoni di un leggero oscillare delle onde del mare. Questa canzone di cui non riesco a trovare il testo, di una cantante che in pochi di nessuno forse conoscono, e del cui relativo album non riesco a trovare le copertine, rischia di essere da me dimenticata, con il cd impilato nella pila dei cd appunto senza copertina.
Questa canzone si chiama "Violence". L'album si chiama "A Handfull of Hurricanes". Lei si chiama Rose Kemp. Chiunque trovi qualsiasi cosa su di lei abbia la volontà di ascoltarla. Merita.

giovedì 22 gennaio 2009

22 Gennaio 2008


Ad un anno dalla scomparsa è giusto ricordare.
Tutto quanto ha fatto. Tutto quanto non potrà fare.

mercoledì 21 gennaio 2009

Scusa ma ti chiamo amore


Tratto da un lifro di Federico Moccia.
Soggetto di Federico Moccia.
Sceneggiatura di Federico Moccia.
Regia di Federico Moccia.
E' come sparare sulla croce rossa. O rubare delle caramelle ad un bambino. o. Ho finito il repertorio di frasi analoghe, ma ci siamo capiti, no? Già dai titoli di testa, tra i più odiosi mai visti dal sottoscritto, questo film si lascia amare per quel che è. La storia è una complessa e intricata liberazione dell'animo e la conquista della libertà da parte del protagonista, un burattino (non di legno) che fino al colpo di scena finale fa tutto quanto gli viene detto senza mai batter ciglio, ed eseguendo gli ordini alla lettera. Il burattino in questione, interpretato per l'occasione da Roul Bova, di professione fa il pubblicitario, ma ad inizio film ha l'indole del tassista, poi del promoter finanziario e alla fine si ritrova a fare il bidello.
In questa storia Moccia inserisce tutto se stesso, tutte le sue fantasie e tutti i suoi sogni. Infatti, come avveniva in un caro porno di cui non ricordo il titolo ma che è entrato nella storia, dopo aver fatto un incidente la prima cosa che si fa, appena finito di compilare la constatazione amichevole, è scopare con la conducente del veicolo che abbiamo tamponato o più in generale incidentato (mai è stato trattata la possibilità che i soggetti dell'incedente fossero due maschi). Visto però che si tratta di un'opera di fantasia e non ci vogliamo far mancare niente, il nostro bel Moccia ci mette dentro anche l'infatuazione dei trentenni-quarantenni-cinquantenni-sessantenni-settantenni-ottantenni-novantenni per le adolescenti-minorenni di oggi. Mescola il tutto con un bel frullatore e quel che ne esce ad inizio film è un bell'incidente tra un'auto, quella di Bova, e un motorino, quello della diciassettenne Niki (E qui potrei aprire una parentesi lunga chilometri e chilometri, sui nomi che Moccia dà ai propri personaggi. Inventa soprannomi a mio avviso cretini, ma il suo meglio lo dà quando deve affibbiare nomi veri: la ragazzetta chiamata Olly, sorvoliamo sul soprannome, all'anagrafe fa Olimpia).
Prima di questo avvenimento sensazionale c'è tempo per la classica gara mocciana: in Tre metri sopra il cielo era la corsa con le moto, qui è una royal roumble di cozzate con le macchine, in cui vince chi alla fine ha l'auto che riesce ancora a viaggiare (avessi mai un figlio, che per divertimento una sera mi sfascia la macchina il giorno dopo lo sfacerei io, dopo essermi ripreso i cromosomi che mi appartengono).
Il resto è pura vita vissuta. Vita vera. Quella che si potrebbe vedere in ogni angolo di strada, se solo fossimo capaci di aprire gli occhi, noi poveri vecchietti. E non voglio neppure affrontare alla lontana la relazione tra Bova e la giovane minorenne, non mi importa. Come penso non importi a nessuno della totale assenza dei genitori nell'universo mocciano, o dell'insignificante voce fuori campo che ci accompagna per tutto il film, o le citazioni sparse qua e là, o...
Voi vi domanderete a questo punto come mai continui a vedere i film tratti dai suoi libri. Domanda più che giusta, e la risposta è più semplice di quanto possiate pensare: è una pacchia demolire questi film. Il parlarne male mi riesce talmente facile che è una goduria fisica scriverne un commento. Potrò pur togliermi delle soddisfazioni, ogni tanto?

Giudizio: Passeggiata
  • Cinema ==> Da vedere assolutamente, correre al cinema
  • Dvd ==> Da vedere, ma si può aspettare il noleggio
  • Tv ==> Niente di esaltante, se proprio si deve vedere aspettare il passaggio in tv
  • Passeggiata ==> Perdibilissimo. Andate pure a fare una passeggiata.. anche sotto la pioggia

martedì 20 gennaio 2009

Insultare reciprocamente i parenti altrui

Mi piaceva questo fatto che finite di fumare le sigarette le spegneva per terra. E poi se le metteva in una tasca laterale dello zaino. che con la sua fottuta schiettezza mi faceva prendere contro alle altre persone mentre passeggiavamo. poi all'improvviso arrivavano le mestruazioni e ci coglievano alla sprovvista ma festeggiavamo sempre. Erano le nostre minuscole rivoluzioni. si scoppiavano petardi. si andavano a comprare gli assorbenti. oppure si bussava alle vicine per chiederglieli in prestito. Ma loro non li rivolevano mai indietro. e aulin e moment per attutire i morsi dei bambini che non faremo mai. Poi ci facevamo da mangiare. in realtà stavo a guardarla sporcare ogni volta tutte le pentole possibili. imbrattare tutte le superfici circostanti. con tempi biblici anche per un semplicissimo piatto di pasta. avevano sempre lo stesso identico sapore le cose che cucinava. Era incredibile, cambiavano gli ingredienti ma il sapore era sempre lo stesso. delicatissimo, per usare un eufemismo. Ma capivo che non potevo permettermi di dirle niente. per il resto potevamo scherzare su tutto. insultare reciprocamente i parenti altrui, tirarci i capelli, scopare all'aperto, ridere degli omicidi tra vicini, ecc ecc.

Le Luci Della Centrale Elettrica

lunedì 19 gennaio 2009

I menù fissi stretti nelle tasche

Quando ci spacciavamo esperti camerieri per tirare su qualche soldo, oppure per passare l'ultimo dell'anno al caldo. Ci bloccavamo dopo pochi chilometri di tornanti, con la neve alta ai bordi della strada e il ghiaccio in carreggiata. La macchina sbandava, non frenava. Dovevamo mettere le catene fin da quando eravamo partiti, dicevi con maledizione. Per spaccare pneumatici ormai finiti e rovinare incroci da manuale. Dove avevamo trovato quella pazza idea di finire l'anno a distribuire piatti, noi che d'estate eravamo bagnini sulla spiaggia e discoteche nella notte. Tu questo lo sapevi, come la musica ad alto volume e le ragazze svestite anche a novembre e dicembre. Io invece sapevo di birra, e pancia gonfia, pub di legno, e fumo nell'aria. Tu ed io, a maledire questo cazzo di tempo che ci aveva bloccato in mezzo ad una salita.

venerdì 16 gennaio 2009

Between The Bars

Drink up, baby, stay up all night
With the things you could do, you won't but you might
The potential you'll be that you'll never see
The promises you'll only make

Drink up with me now and forget all about
The pressure of days, do what I say
And I'll make you okay and drive them away
The images stuck in your head

People you've been before that you
Don't want around anymore
That push and shove and won't bend to your will
I'll keep them still

Drink up, baby, look at the stars
I'll kiss you again, between the bars
Where I'm seeing you there, with your hands in the air
Waiting to finally be caught

Drink up one more time and I'll make you mine
Keep you apart, deep in my heart
Seperate from the rest, where I like you the best
And keep the things you forgot

People you've been before that you
Don't want around anymore
That push and shove and won't bend to your will
I'll keep them still

Performed by Elliott Smith

mercoledì 14 gennaio 2009

Metti un giorno

Un piumino fucsia, o rosa, con spesse righe grigio metallizzate e leggermente catarifrangenti; una minigonna di jeans e delle calze rosso fluorescente; un paio di stivali leopardati che le arrivano appena sotto il ginocchio, con delle bande nere a dividere il polpaccio. I capelli rasta a caschetto, giusto a toccarle le spalle, castano chiaro, con una specie di frangia a coprirle la fronte; il piercing ad anello al centro del labbro inferiore; l'eyeliner appena sopra e sotto gli occhi chiari, su una pelle bianca e una faccia un po' imbronciata. Attorno una coop affollata, persone indifferenti e insipide. Un fiume in piena di gente frenetica le scivola addosso e l'unica figura veramente a fuoco pare essere lei: ferma, un po' curva sulla schiena, davanti allo scaffale dei vini.

martedì 13 gennaio 2009

Esplorare

Esplorare verbo transitivo
1. cercare di conoscere, di scoprire; investigare (anche fig.): esplorare le mosse dell'esercito avversario; esplorare i segreti altrui; esplorare l'opinione pubblica;
2. esaminare con attenzione un luogo; perlustrarlo: esplorare il cielo col cannocchiale; esplorare una ferita, esaminarla a fondo.
3. percorrere un Paese sconosciuto per prenderne conoscenza e descriverlo: esplorare le coste dell'Antartide.

Dal latino explorare.

lunedì 12 gennaio 2009

La Mia Vita Disegnata Male

Immagine di LMVDM

Abbiamo piagnuccolato parlando del passato e di come i padri, buoni o cattivi che siano, alla fine comunque tirino le cuoia e di come non ci sia più modo, allora, di rendergli favori o cazzotti.

Gipi

venerdì 9 gennaio 2009

Your Time Is Gonna Come

Lyin', cheatin', hurtin, that's all you seem to do.
Messin' around with every guy in town,
Puttin' me down for thinkin' of someone new.
Always the same, playin' your game,
Drive me insane, trouble is gonna come to you,
One of these days and it won't be long,
You'll look for me but baby, I'll be gone.
This is all I gotta say to you woman:

Your Time Is Gonna Come
Your Time Is Gonna Come
Your Time Is Gonna Come
Your Time Is Gonna Come

Made up my mind to break you this time,
Won't be so fine, it's my turn to cry.
Do want you want, I won't take the brunt.
It's fadin' away, can't feel you anymore.
Don't care what you say 'cause I'm goin' away to stay,
Gonna make you pay for that great big hole in my heart.
People talkin' all around,
Watch out woman, no longer
Is the joke gonna be on my heart.
You been bad to me woman,
But it's coming back home to you.

Your Time Is Gonna Come
Your Time Is Gonna Come
Your Time Is Gonna Come
Your Time Is Gonna Come

Performed by Led Zeppelin

giovedì 8 gennaio 2009

L'era del porco

Immagine di L'era del porco

Non ci sono citazioni per questo libro. Se avessi dovuto trascrivere tutte le parti interessanti e divertenti, avrei dovuto copiare pagine e pagine; perchè le cose divertenti di questo libro sono tantissime, sono lunghissime e sono spassosissime (almeno così ho già esurito i superlativi per il 2009). Da leggere, perchè è come una commedia all'italiana ben recitata e di ottimo gusto, non certo una specie di Natale a... (fanculo)

Gianluca Morozzi

mercoledì 7 gennaio 2009

lunedì 5 gennaio 2009

Valentina

6 Aprile 1980 - 2 Gennaio 2009

Purtroppo, in una appendice del funesto anno 2008, si è spenta il 2 gennaio Valentina Giovagnini. Cantante.
Nell'anno in cui la Tatangelo vinse Sanremo Giovani, lei stupì per la sua canzone così diversa e per la sua voce, tanto da chiedersi cosa ci facesse lei a Sanremo. Vinse infatti la Tatangelo, e lei arrivò solo seconda.
Non so più che dire....

Sorry

So long, Valentina

venerdì 2 gennaio 2009

Got Me Wrong

Yeh, it goes away
All of this and more of nothing in my life
No color clay
Individuality not safe

As of now I bet you got me wrong
So unsure you run from something strong

I can't let go
Threadbare tapestry unwinding slow
Feel a tortured brain
Show your belly like you want me to

As of now I bet you got me wrong
So unsure you run from something strong

I haven't felt like this in so long
Wrong, in a sense too far gone from love
That don't last forever
Something's gotta turn out right

You sugar taste
Sweetness doesn't often touch my face
Stay if you please
You may not be here when I leave

As of now I bet you got me wrong
So unsure we run for something strong

I haven't felt like this in so long
Wrong, in a sense too far gone from love
Strong, I haven't felt like this in so long
Wrong, in a sense too far gone from love
That don't last forever
Something's gotta turn out right

Performed by Alice In Chains

giovedì 1 gennaio 2009

Un anno mutante

Sarà un anno mutante, come dal titolo. Perchè così mi sembra più giusto. E la giustizia, al momento, è un bene di consumo e di prima necessità che però non molti si possono permettere. La trovi ovunque, nei supermercati e nelle bancarelle dei pregiudizi lungo i bordi di strade e autostrade asfaltate male, e precarie; accanto a lastre di una lega strana di acciaio e ignoranza, o estratti di saggezza ignorata e manuali per uscire dal fango e librarsi in volo (non un bestsellers ma un libro di nicchia). Ma oggi la giustizia costa più o meno 1.240.395 € al chilo (il prezzo varia a seconda della valutazione di un barile di petrolio nel mercato mondiale [che buffo: noi parliamo ancora di carburante fossile, e i fossili siamo noi, quando gli alieni e tutte le altre forme di vita dell'universo viaggiano su astronavi spaziali a propulsione atomica o con motori ad improbabilità infinita*]) e le persone normali prima di "comprare" la giustizia hanno altre priorità da soddifare, quali il pane, l'acqua, il cibo macrobiotico e non, il canone Rai, e le pubblicità di detersivi e assorbenti che in prima serata interrompono i film sui canali nazionali; senza contare che tra poco verrà fatta pagare anche l'aria, e ci sarà una tassa piuttosto salata sull'anidride carbonica, per tutti coloro che avessero deciso di mutare, appunto, e di inspirare CO2 ed eventualmente espirare bestemmie. Quindi, visto che il primo di gennaio di ogni anno è ancora un giorno di transizione, dove nella notte si possono depredare negozi, banche e galeoni pirata pieni d'oro, mentre la gente si spara addosso razzi, a volte finti mentre altre volte purtroppo no, è bello poter salire su un carro pieno di coriandoli e fare il giro di una città immaginaria, dispensando giustizia rubata a chi purtroppo ne ha troppa (rubare ai ricchi per donare ai poveri, la giustizia dovrebbe essere una media nazionale e dovrebbe essere inserita nel calcolo del prodotto interno lordo, ed invece si veste di indulto o cade in prescrizione).
Facciamo una scorpacciata di giustizia, ora, quando ancora ne abbiamo l'opportunità, o quando ancora siamo affamati di qualcosa. Poi domani muteremo: mangeremo musica per cagare insulti.




* Per tutti coloro che non hanno dimestichezza con la cultura extraterreste e si domandano cosa diavolo sia il motore ad improbabilità infinita, per prima cosa si consiglia di non nascondersi dietro un monolito nero non appena si sente parlare di fantascienza, di fare un bel viaggio in libreria con il pollice ben alzato e, soprattutto, di ricordarsi due semplici parole: NIENTE PANICO.
Oltre a questo può aiutare questo breve estratto da wikipedia, l'enciclopedia libera che tra poco sarà molto probabilmente addobbata di eleganti pubblicità pagaaffitto:

"Il principio in base al quale si generano piccole quantità d'improbabilità finita collegando semplicemente i circuiti logici di un Cervello Submesonico 57 di Bambleweeny a un vettore atomico sospeso in un forte produttore di moto browniano (diciamo per esempio una bella tazza di tè bollente), era naturalmente compreso a fondo. I generatori basati su questo principio venivano usati spesso per rompere il ghiaccio durante le feste: si facevano infatti saltare tutte le molecole della sottoveste dell'ospite, simultaneamente di mezzo metro sulla sinistra, in conformità alla Teoria d'Indeterminazione. Molti fisici autorevoli dichiararono la propria ostilità al principio, in parte perché, secondo loro, implicava una degradazione della scienza, in parte e soprattutto perché non riuscivano mai a farsi invitare a quel tipo di feste."
Douglas Adams

Il motore ad improbabilità infinita è tecnologia che implementa nel trasposto la quinta dimensione - la probabilità - rendendo obsoleto l'iperspazio. Questa tecnologia sfrutta e modifica l'indice di improbabilità, vale a dire le possibilità che una determinata cosa accada: ad un indice di improbabilità di 1 a 1, tutto è normale; se l'indice è 2 a 1, 3 a 1 ecc, ogni cosa ha maggiori possibilità di accadere, incluso il fatto che una nave sia in ogni posto dell'universo contemporaneamente. Il sistema è ancora in test, infatti ad ogni utilizzo possono accadere cose insolite.