mercoledì 30 maggio 2012

Midnight in Paris


C’è un filone di film di Woody Allen nel quale il regista newyorkese pare divertirsi a prendere come protagonisti attori ai quali chiede poi di interpretare non tanto il personaggio quanto lui stesso, ovvero Allen. Era già successo con Kenneth Branagh per Celebrity, e magari un po’ meno con Larry David per Basta che funzioni, ora è la volta di Owen Wilson con questo Midnight in Paris nel quale l’attore americano è tutto indeciso e balbettante proprio come farebbe il buon vecchio Woody.
Per il resto la pellicola scivola via con ampi scorci fantastici di Parigi, nella quel il protagonista si trova a vivere una serie di soffici viaggi nel tempo con destinazione l’inizio degli anni ’20, durante i quali la capitale francese è un vero e proprio crocevia di mille artisti di svariati campi: c’è Hemingway, Fitzgerald e consorte, Picasso, Dalì, e molti molti altri. Più una sconosciuta Adriana interpretata da una fantastica Marion Cotillard che sembra essere proprio strappata dai primi anni del ventesimo secolo e solo in questa pellicola riportata di nuovo nella sua epoca nativa. L’unica nota negativa è il doppiaggio, sia per personaggio della Cotillard che per Hemingway.
Un film su come sia più giusto godersi il presente anziché guardare al passato, oltre ovviamente a uno spottone enorme (se mai ce ne fosse stato bisogno) per Parigi.

lunedì 28 maggio 2012

Un manuale

Un manuale su come comportarsi e su come agire in modo corretto in qualsiasi circostanza: per strada, in bagno, a letto, da soli e in compagnia. Camminare senza strascicare i piedi, alzarli uno dopo l’altro; fare forza sulla punta, darsi lo slancio – seppure minimo – utilizzando il polpaccio. Non gettare i rifiuti per terra, trovare sempre un cestino o un cassonetto. Lasciare sempre ogni cosa come la si è trovata, compresa la ciambella del cesso. Tirare l’acqua. Pulire il lavandino dopo essersi: fatti la barba, lavati i denti, pulito le orecchie. Asciugare. Lavarsi appunto i denti ogni mattina dopo essersi svegliati, subito dopo avere fatto pipì, essersi pulito le mani, dopodiché bagnarsi la faccia due volte di seguito, togliersi dal viso l’aria di sonno. Chiudersi in camera, girarsi dieci volte da una parte e dieci volte dall’altra. Togliersi il pigiama, riporlo in modo più o meno corretto sul termosifone magari non ancora acceso ma che si accenderà prima del tuo rientro a casa. Lavarsi di denti la sera prima di andare a dormire, andare a letto senza rannicchiarsi troppo su se stesso, così come quando si cammina: schiena dritta, spalle in fuori, pancia in dentro. Baciare spesso, baciare sempre. Non dormire con la bocca aperta. Respirare sempre con il naso. Stare ad ascoltare, parlare solo quando si ha qualcosa da dire. Dire: salute, quando si sente qualcuno starnutire. Non mostrare le proprie disgrazie a occhi altrui. Nascondere il fazzoletto quando si è fatto strage soffiandosi il naso. Pulirsi la bocca con li tovagliolo e riporlo in modo tale da non farne vedere la parte sporca: anche il tovagliolo ha un’anima, si potrebbe vergognare del suo stato.
Un manuale, un buon libro. Uno solo e soltanto. Presumibilmente grande, enorme, ma non suddiviso in volumi. Un testo da potersi portare sempre dietro, in tutte le occasioni. Un manuale su come comportarsi e su come agire in modo corretto e giusto, in qualsiasi circostanza. Magari non troppo complicato o difficile da seguire. Un manuale semplice, capace di renderti migliore.

venerdì 25 maggio 2012

Sweet disposition

Sweet disposition
never too soon
oh, reckless abandon
like no one's watching you
a moment
a love
a dream
a laugh
a kiss
a cry
our rights
our wrongs
a moment a love
a dream
a laugh
a moment a
a love
a dream
a laugh

so stay there
cause i'll be coming over
and while our blood's still young
it's so young, it runs
and won't stop til it's over
won't stop to surrender

songs of desperation
i played them for you
a moment
a love
a dream
a laugh
a kiss
a cry
our rights
our wrongs
a moment
a love
a dream
a laugh
a moment
a love
a dream
a laugh

Performed by The Temper Trap

mercoledì 23 maggio 2012

Il gatto con gli stivali

Sono lontani i tempi del primo Shrek ed è anche vero che l’esordio dell’orco verde è pure invecchiato un po’ male. Rivederlo adesso non fa lo stesso effetto di quando usci. All’epoca era irriverente, diverso da tutti gli altri cartoni animati di nuova generazione. Alla fine ha dettato scuola e si è perso tra il mare di altre produzioni a volte anche più cattive del capostipite. Cosa aspettarsi quindi da uno spin-off dedicato al personaggio del gatto con gli stivali apparso nel secondo episodio? Le possibili strade che gli autori potevano percorrere con questa pellicola erano essenzialmente tre, ovvero: cercare di fare un nuovo Shrek, magari adattandone lo stile al tempo; fare un nuovo Shrek senza adattarlo al tempo, quindi creare un prodotto già datato in partenza; oppure fare un cartone animato più classico, senza cercare di inventare niente di nuovo. La scelta è ricaduta su quest’ultima opzione e Il gatto con gli stivali fila via senza nessuna particolare emozione, seguendo una storia senza alti né bassi, dove si scoprono le origini del gatto ma che oltre a questo ha ben poco da offrire. Divertenti un paio di scene che prendono in giro la natura felina di alcuni personaggi, ma nulla di più.

lunedì 21 maggio 2012

L'uomo che andava al cinema

More about L'uomo che andava al cinema 
Ho sognato pure di realizzare qualcosa di grandioso. Ma ci sarebbe molto da dire sul fatto che io abbia rinunciato a tali ambizioni e abbia scelto di vivere la vita più normale possibile, una vita senza le vecchie aspirazioni; vendendo polizze, azioni e fondi comuni; uscendo alle cinque dal lavoro come tutti gli altri.

Per essere sincero fino in fondo, sono sempre stato leggermente imbarazzato in compagnia di Walter. Ogni volta che sono con lui sento la tensione della corda tesa, al necessità di essere all’altezza dell’amicizia fra tutte le amicizie, di coltivare un’intimità oltre le parole. Il fatto è che abbiamo poco da dirci. Fra noi c’è solo questo silenzio denso di comprensione. Siamo compagni, sì, ma compagni imbarazzati.

Ho scoperto che la maggior parte della gente non ha nessuno con cui parlare, nessuno cioè che abbia veramente voglia di ascoltare. Quando uno capisce finalmente che tu hai davvero intenzione di sentirlo parlare dei suoi affari, lo sguardo che gli passa sulla faccia è qualcosa da vedere.

Hai notato che solo di fronte a una malattia, o a un disastro, o alla morte, la gente è reale? Mi ricordo all’epoca della mia tragedia – la gente era così gentile, servizievole e solida. Tutti pretendevano che le nostre vite fino a quel momento fossero reali in ogni istante come in quell’istante e che anche il futuro dovesse essere reale, mentre la verità era che la nostra realtà era stata raggiunta solo con la morte di Lyell. Dopo un’ora o poco più, eravamo di nuovo scomparsi e ciascuno di noi se ne era andato per la propria incerta strada.

Merle mi ha chiesto: Cosa ti passa in mente? Mi sono alzata e l’ho salutato. Lui ha detto: ma sono solo le quattro e mezzo, non è finita la tua ora. Poi ha capito che stavo andando via sul serio, si è incuriosito e mi ha proposto di analizzarne le ragione. Io ho detto, Merle, come vorrei che tu avessi ragione. Come sarebbe bello poter pensare che ci siano delle ragioni e che il mio silenzio significa che sto nascondendo qualcosa. Come sarei felice se nascondessi qualcosa. E come sono fiera quando realmente trovo delle ragioni segrete, a conferma delle tue teorie preferite. Ma cosa succede se non c’è niente? ecco quello che ho temuto finora – che qualcuno scoprisse che non nascono nulla.

Voi direte sicuramente che è una cosa semplice, tanto di guadagnato e nulla di perduto, prendere su una bella ragazza e dirigersi verso la spiaggia il primo giorno di bel tempo. Così dicono i rotocalchi. Ebbene non è poi una cosa così facile e se mai lo avete fatto sapete che non lo è – a meno che naturalmente la donna non sia vostra moglie o un’altra creatura così quotidianamente familiare da esservi invisibile quanto lo siete voi a voi stesso.

Il suo costume da bagno è di una stoffa nera brillante come quelli olimpionici. Esce dall’acqua come uno spaniel, muovendo la testa in modo da far ruotare i capelli unti in un’unica treccia bagnata e poi si china per togliersi l’acqua dalle gambe. Adesso se ne sta a fantasticare sulla spiaggia, le gambe strette, il bacino di traverso, il pollice e l’indice puntellati leggermente sull’osso iliaco, come farebbe un’atleta. A mano a mano che l’acqua salata si asciuga e pizzica, lei si astrae, continuando a giocare con la ciccia dell’avambraccio e passandosi mollemente le dita lungo la schiena.

Stranamente mia madre parla come mia zia più di mia zia stessa.

Perdere la speranza non è poi così male. C’è di peggio: perdere la speranza e nasconderlo a se stessi.

I cristiani parlano dell’orrore del peccato, ma hanno dimenticato qualcosa. Continuano a parlare delle persone come se fossero tutte dei grandi peccatori, mentre la verità è che oggigiorno uno raramente ne è all’altezza. C’è ben poco peccato nelle profondità del disagio. Il momento più alto nella vita di un “disagiato” può essere proprio quello in cui riesce a peccare come un vero e proprio essere umano.

Walker Percy

venerdì 18 maggio 2012

Costruire per distruggere

Alle sette e meno dieci arriverà
per un'auto cosi grossa il varco e quà
le sirene già mi laceran le idee
E la puzza di benzina mette sete

Nei corridoi i nervi e i servi tesi
e pure l'han provata per dei mesi
vergini ballano perchè ora manca poco
e io ripenso ancora a come fare fuoco

sarà bellissimo fare parte della gente senza
appartenere a niente mai
no no no noi

siamo fermi qui a guardare verso il niente
siamo pubblico che spia un'incidente
perchè il mondo a cui appartiengo è già invecchiato
e mi accarezza anche il ricordo di un nemico
che bacierà la mano che lo abbatterà
liberandolo dal quel che è diventato
un pupazzo nelle mani di un'amore mai provato per
la gente che ti adora per la causa che non hai mai
sostenuto

sarà bellissimo fare parte della gente senza
appartenere a niente mai
no no no noi

Io no no no non noi

la folla ormai è davvero inferocita
quegli stessi che giurarono nascondono le dita
ficcandole nel culo della vita
e sputare tutti adosso al loro mito
che è la causa della loro schiavitù
dall'amore che provavano per luo
Che è il perchè del loro cuore non pulito il loro incubo
abortito la carne che va macellata qualcosa poi
dovrà accadere

cadremo tutti e poi sarà il piacere
cadremo tutti e poi festeggieremo
la liberazione dal nostro dovere
costruire per distruggere

una lunghissima rincorsa e finalmente poi
e finalmente poi poter morire

Performed by Afterhours

mercoledì 16 maggio 2012

The Avengers

Se ne sono dette di tutti i colori di questo atteso cross-over Marvel. Chi lo amava a prescindere, ancor prima di averlo potuto vedere, lo osannava senza pregiudizi, dandogli come attenuante per un possibile flop la grandiosità dell’impresa, quella di riunire in un’unica pellicola così tanti eroi; chi lo odiava, sempre a prescindere, sempre senza averlo visto, diceva che neppure lontanamente avrebbe potuto avvicinarsi alle vette de Il cavaliere oscuro. La classica disputa tra Marvel e DC trasportata al cinema. Ma alla fine, la verità da che parte sta? Come sempre sta nel mezzo, ovvero che il film non è una boiata pazzesca come rischiava di poter essere nello sfiorare l’effetto ascensore stracolmo di personaggi ingombranti, ma non è neppure un film maturo come lo avrebbero voluto spacciare, né tantomeno il risultato migliore tra quelli tratti da fumetti, il nuovo metro di paragone per tutti i cinecomic a venire.
The Avengers è un film godibile, che si lascia vedere, soprattutto dal lato fanciullesco di ognuno di noi, ma le sue pecche ce le ha, e se vogliamo dirla tutta non sta neppure tanto a cercare di nasconderle, come per esempio, a mio modestissimo avviso: l’entrata di Thor, un Capitan America non del tutto trascinatore, un cattivo poco approfondito (almeno in questa pellicola), il vero motivo per cui Loki si lascia catturare, una trovata di un nemico, gli alieni, che non convince troppo.
Tutte cose sulle quali che però, almeno alla prima visione, si sorvola volentieri, lasciandosi trascinare dagli effetti speciali e da qualche battuta divertente che gli sceneggiatori hanno sparso tra le battute dei vari personaggi. E per lo meno: non è Iron Man centrico, almeno non troppo.

lunedì 14 maggio 2012

L'assassino che è in me

More about L'assassino che è in me

Ti sei mai soffermato a pensare che ci sono mille modi per morire, ma un modo solo di essere morti?

Le prove non servono, capite cosa voglio dire? Non da quanto ho visto come funziona la legge. Basta semplicemente insinuare che uno è colpevole. Da quel momento in poi, a meno che non sia un pezzo grosso, basta solo farglielo confessare.

Alzò la testa e mi guardò. Gli occhi erano limpidi, ma in qualche modo sembrava che ci fossero lacrime, là dietro.

Se il buon Dio ha commesso un errore, con noi esseri umani, è quello di farci desiderare di vivere anche quando abbiamo ben poche scuse per farlo.

“Non so, Bob,” risposi “ci sono due tipi di pigrizia. Quella del genere ‘non mi va di far niente’ e quella ‘seguo il solito tran-tran’. Accetti un posto, pensando che ci resterai solo per poco, e quel poco si allunga, continua ad allungarsi.

In un certo senso lei era la stessa di sempre, vagamente stizzosa cercando di non esserlo.

Quando nella vita si arriva a una crisi, il centro di attenzione dell’uomo si restringe.

Qualunque guaio si trovi ad affrontare un uomo, lo fa sentire meglio sapere che lo sta affrontando.

Jim Thompson

venerdì 11 maggio 2012

Love Interruption

I want love to roll me over slowly Stick a knife inside me and twist it all around I want love to, grab my fingers gently Slam them in the door way, put my face into the ground I want love to, murder my own mother and Take her off to somewhere, like hell or up above And I want love to, change my friends to enemies, change my friends to enemies Show me how it’s all my faultNo I won’t let love disrupt, corrupt or interrupt me I won’t let love disrupt, corrupt or interrupt me Yeah I won’t let love disrupt, corrupt or interrupt me Anymore I want love to walk right up and bite me Grab a hold of me and fight me, leave me dying on the ground And I want love to, spit … opening, cover up my ears and never let me hear a sound I want love to forget that you offended me, Or how you had defended me when everybody taught me down And I want love to, change my friends to enemies, change my friends to enemies Show me how it’s all my fault No I won’t let love disrupt, corrupt or interrupt me I won’t let love disrupt, corrupt or interrupt me Yeah I won’t let love disrupt, corrupt or interrupt me Anymore. Performed by Jack White

mercoledì 9 maggio 2012

Le idi di Marzo

C’è un’affinità tra questo Le idi di Marzo e Inception: nel film fantascientifico di Christopher Nolan c’è la trottola che gira, gira, gira e il film finisce; qui invece c’è Ryan Gosling che guarda dritto in camera poco prima dell’inizio dei titoli di coda. Clooney lascia gli spettatori in sospeso, chiedendo agli stessi di rispondere a questa domanda non detta, lasciando come dire un finale aperto: decidano loro.
Prima di arrivare a questo punto la pellicola si dipana nell’arco di una campagna elettorale per le primarie dei democratici statunitensi. Durante questo periodo facciamo la conoscenza di personaggi interpretati da grandi attori, quali per esempio il capo della campagna del candidato George Clooney (il quale si ritaglia a livello attoriale un ruolo marginale) dal volto di Philip Seymour Hoffman, una Marisa Tomei giornalista, un avversario magari appena accennato ma capace di risultare forte non appena viene dato un po’ di spazio a Paul Gimatti, e una giovane e debole (ma allo stesso tempo incantevole) Even Rechel Wood. Tutti questi personaggi ruotano attorno al protagonista Ryan Gosling, attraverso cui noi spettatori vediamo tutte le vicende e con cui condividiamo la perdita dell’innocenza iniziale.
Il film, oltre a sottolineare la natura della politica, senza nulla aggiungere a quanto già detto magari da altre pellicole, sempre più lontana dalle esigenze degli elettori e sempre più vicina ai giochi di potere fatti di sedie e posizioni, parte da una situazione iniziale con Gosling convinto a parlare di fronte a un microfono, fino ad arrivare alla fine per ritrovare sempre Gosling, sempre davanti a un microfono, ma profondamente cambiato.

lunedì 7 maggio 2012

Aprile 2012


"Non si sa mai esattamente quanto spazio si occupi nella vita della gente."

Francis Scott Fitzgerald

venerdì 4 maggio 2012

Peter Pan syndrome

Friend! I’ve kept the corks to build a raft without a map without a flag You told me always to be “clear” now i’m so clean that i cry soapball tears Flat like an ol electric eel too boring to bore,too scared to fear The moon is just a cheeky skull and everynight it says the same: “You are the same! You are the same!” You! you dig up the seeds that i’ve spread and hide dried flowers in your hat help me, my friend,to camouflage my Peter Pan Syndrome advanced state Rose-scented days Glue-flavoured nights so terrified to split one’s sides When the wild beast will be tamed the cheeky moon repeats the same: “You are the same! You are the same!” Into the bottle for a day i’m waiting for tomorrow i’m waiting for the final round to perceive the ultrasound and start the haunt I’m waiting for the night the moon will close for ever. Performed by A Toys Orchestra

mercoledì 2 maggio 2012

Immortals

Chi si approccia questo Immortals sperando di trovare una copia di 300 (sperando perché magari ha amato la pellicola di Snyder, e ho scoperto che ce sono davvero tanti i ragazzi che venerano questo film); chi pensa di poter colmare quel vuoto lasciato dagli spartani e ingannare l’attesa di un ipotetico prequel su Leonida, lasci perdere, Immortals non è 301. Visivamente è figlio legittimo del proprio regista, quel Tarsem per cui la messa in scena ha sempre una prioritaria importanza (basti vedere il suo esordio The Cell), mentre la storia non prende spunto da un fumetto di culto quanto piuttosto dalla mitologia greca. Non sono un esperto degli dei venerati dagli antichi ellenici e perciò non posso dire con sicurezza se il materiale di partenza sia stato rispettato o se invece sia stato stravolto nel profondo. Quel che posso dire è che il modo di raccontare l’interazione tra uomini ed essere divini è quella giusta, e la pellicola non cade nell’errore già fatto da quel pasticcio di Troy (secondo cui la guerra di Troia è durata uno sputo di giorni ed è stata solo una questione tra uomini terreni) e non cerca di rendere tutto quanto reale, senza tirare in ballo Zeus e compagni. Qui gli dei dell’Olimpo scendono in terra e fanno il loro sporco lavoro: questo è il modo giusto di raccontare la mitologia, senza trattarla con i guanti di lattice e cercando di razionalizzare qualsiasi cosa. La mitologia raccontata come mitologia e non una storia che ha ispirato la mitologia. E poi, il film è una goduria per gli occhi.