venerdì 29 agosto 2008

Wild is the Wind

Love me, love me
Say you do
Let me fly away with you

We are creatures of the wind
Wild is the wind

Give me more than one caress
Satisfy this hungriness

We are creatures of the wind
Wild is the wind

You touch me
I hear the sound of mandolins
You kiss me...
With your kiss my life begins

Like a leaf clings to a tree
Baby, please cling to me

We are creatures of the wind
Wild is the wind

You touch me
I hear the sound of mandolins
And you kiss me
With your kiss my life begins..

Love me, love me
Say you do
Let me fly away with you

giovedì 28 agosto 2008

Esperienze culinarie (schifose) - Parte Prima

Come ho già detto nel post precedente quella appena passata è stata un'estate facilmente definibile "all'ingrasso". Putroppo, a causa della mia indole debole e manipolabile, non si è trattato di un sano e godurioso ingrasso, con portate magari di cinghiale, pesce a volontà, polenta con baccalà (questo però l'ho mangiato, per fortuna), salumi di origine controllata, e quant'altro la dolce penisola sia in grado di offrire di appetitoso sopra un piatto; il più delle volte in bocca finivano patatine (wackos, pringles, e soprattutto una marca di nicchia capace di produrre e mettere sul mercato delle patate al pepe buonissime ma che mettevano una sete bestiale dopo appena due assaggi), merendine varie, e 4 salti in padella: ovvere tutta roba che d'ora in poi viene semplicemnte catalogata come "troiai".
Tra le altre cose mi sono finiti tra le mani, e poi in bocca, tre nuovi prodotti che non potevo certo esimermi dal provare.

1) Il gelato di Indiana Jones.
Dopo il film è toccato al gelato farmi tornare indietro nel tempo, quando osservavo in televisione (i predatori e il tempio maledetto) e poi al cinema (l'ultima crociata) le avventure del dottor Jones con occhi sognanti e la mente che mi trasportava già all'età adulta, perso in qualche deserto dell'Egitto e impegnato in improbabili scavi archeologici. Ne ho comprata un'intera scatola, quando sono stato lasciato imprudentemente da solo a vagare tra gli scaffali del supermercato, e da quasi un mese è pressochè integra all'interno del mio congelatore. Ne ho mangiato uno solo, e ne ho offerti due sogghignando e con quella vena bastarda che da piccolo a carnevale mi spingeva a distribuire a destra e a manca gomme da masticare all'aglio, poi ho represso nel profondo qualsiasi malsana tentezione di mangiarne un'altro. E' una specie di magnum dalla forma soltanto un po' ondulata, e leggermente più piccolo del gelato dell'algida (grazie al cielo!): all'interno è completamente fatto di vaniglia, mentre all'esterno una preoccupante glassa arancione (si, avete letto bene, proprio arancione tipo maglia dell'Olanda) è zebrata, se così si può dire, da delle piccole linee di cioccolato. Fin qui niente di preoccupante, anzi: la vaniglia è uno dei gusti che preferisco, ma il problema non era quello, quanto come penso vi starete domandando: di cosa era fatta la glassa esterna? Non lo so, e in tutta sincerità non ho voluto scoprirlo leggendo gli ingredienti. So solo che aveva il gusto delle Big-Babol, e non dico di fragola ma proprio di chewingum. Una cosa abominevole: ad ogni morso non facevo che sentire in bocca quel saporaccio schifoso che si veniva a creare dall'unione della glassa con la vaniglia (il cioccolato si sentiva assai pochino), e non facevo altro che sperare che quel morso si rivelasse l'ultimo.

Per gli altri due rimando la descrizione di qualche giorno. Il solo ricordo del gelato di Indy mi ha disgustato fin quasi al vomito.

mercoledì 27 agosto 2008

Io e Phelps

Di solito l'estate mi ha sempre portato a dimagrire, ma quest'anno complice qualche acciacco che preferivo tenere a bada, il fatto di non essere andato praticamente da nessuna parte, e l'attività fisica limitata alla breve passeggiata che da camera mia porta al bagno, devo purtroppo ammettere a me stesso di aver preso qualche chilo.
Lo dico perchè in fondo non sono solo "qualche chilo" ma forse sono anche qualcosa di più, e tutte le volte che lo dico in pubblico gli altri mi guardano con sguardo un po' perplesso e mi domandano cosa diavolo stia dicendo: te stai proprio bene, se te sei grasso gli altri cosa dovebbero dire?
Beh, non so cosa dovrebbero dire gli altri ma io mi vedo e mi sento e non posso starmene zitto. Sarà che sono sempre stato molto magro e ora sentirmi un po' di ciccia addosso mi mette in difficoltà (non tanto per l'aspetto estetico, di quello in fondo me ne frega un'emerita..., quanto piuttosto per l'attività fisica). I due anni passati più o meno a non fare niente a livello calcistico cominciano a farsi sentire. Può sembrare una cretinata, perchè in fondo in questo ultimo periodo non facevo altro che due allenamenti la settimana più la partita, e spesso anche io ammettevo che durante gli allenamenti a volte facevamo poco o nulla; ma anche i semplici movimenti, il corricchiare, anche il solo voltarsi da una parte per vedere dove va la palla, devo dire che qualcosa facevano.
Durante le recenti olimpiadi (magari un giorno se avrò mai tempo e voglia scriverò qualcosa su ciò che mi è piaciuto e ciò che invece non mi è piaciuto) i riflettori sono stati puntati inizialmente tutti su un unico atleta: Phelps. Un grande nuotatore, non si può dire altro di un ragazzo che riesce a vincere otto medaglie d'oro durante una stessa olimpiade; ma poi, visto che i giornalisti e i media in generale non riescono mai a fermarsi ai meriti prettamente sportivi, tutti sono andati ad indagare sempre più a fondo, perchè alla fine qualche cosa sui giornali e nei servizi televisivi si deve pur scrivere e dire. Premetto che non sono stati così malvagi, in quanto bene o male sono pur sempre rimasti in ambiti sportivi: di Phelps non sono andati a scavare nella vita privata e sentimentale, come invece hanno fatto per la Pellegrini (che tra l'altro mi ha anche un po' scassato, perchè lei a dire la verità ci mette molto del suo visto che ogni cinque parole tira fuori due occhi a cuoricino da far crepare all'istante un diabetico, e ogni due frasi non riesce a non dire qualcosa riguardo la sua relazione amorosa), si sono limitati a raccontare un po' la sua adolescenza, ma proprio brevemente, e poi si sono concentrati sulla sua alimentazione.
Non posso dire niente, perchè l'alimentazione quasi al pari degli allenamenti può anche suggerire come faccia a fare certe prestazioni. Quello che però mi ha impressionato è quanto diavolo mangi questo ragazzo qui. Cavolo! Ogni mattina fa una colazione che io forse farei fatica a finire anche a pranzo. Non mi ricordo tutto per filo e per segno, ma tra le altre cose si pappa anche una fritta fatta con cinque uova. Ed è solo la colazione, poi c'è da aggiungere pranzo e cena.
Molti hanno giustamente detto che riesce a sopportare questa dieta per la vita che sta facendo attualmente (nei suoi allenamenti tra le altre cose ci sono 5 chilometri in bicicletta e 20 chilometri da fare in vasca, ogni giorno), ma che poi ne subirà le conseguenze non appena deciderà di ritirarsi; basti vedere oggi come è Thorpe, che non è grasso ma un po' cicciottello rispetto a prima lo è diventato.
Tutto questo enorme preambolo semplicemente per dire che forse a me è successo ciò che accadrà a Phelps. In due tappe: prima sono passato dalla vita frenetica che facevo alle superiori (andavo a scuola, tornavo a casa e senza mangiare prendevo il treno per Firenze, facevo l'allenamento [quattro volte la settimana], poi riprendevo il treno e tornavo a casa praticamente a sera) alla vita tranquilla post-maturita (non facevo nulla tutto il giorno e avevo tre allenamenti la settimana la sera dopo cena): e già qui una bella festa all'ingrasso ci fu; poi sono passato dalla vita lavorativa (dieci ore alla scrivania, e due allenamenti settimanali la sera dopo cena) alla vita da quasi pensionato (sempre dieci ore alla scrivania, e due allenamenti settimanali la sera dopo cena che però mi limitavo a guardare da bordo campo).
Le mie abitudini alimentari non sono cambiate di una virgola, più o meno. Il problema quindi non è che ho iniziato a mangiare come un maiale: ho sempre mangiato come un maiale.

martedì 26 agosto 2008

Previsioni del Tempo



Letto tutto d'un fiato, in una lunga mattina passata nella sala d'attesa del dottore.

lunedì 25 agosto 2008

I'm Back

Rientro a lavoro dopo 4 settimane di ferie (le più lunghe ferie continuative della mia pure breve vita lavorativa). In ufficio non c'è quasi nessuno e l'atmosfera è ancora piuttosto pacata. Il vero e proprio rientro sarà tra una settimana, passando tra agosto e settembre, come succedeva un po' quando si andava a scuola, e quando la maggior parte dei colleghi rientreranno in ufficio, così come la maggior parte dei clienti.
Ma di lavoro comunque ce n'è, cose da fare per non rimanere con le mani in mano non mancano; in più c'è da smaltire un po' di burocrazia arretrata e rimasta a maturare durnate le ferie, scrostarsi di dosso quella ruggine naturale dovuta al tempo di inattività, e acluni lavoretti di cui manco mi ricordavo (per fortuna me li ero segnati in agenda).
Fa comunque piacere vedere come le altre persone siano state tutte molto cordiali e gentili nel farmi passare nel miglior modo possibile questo "breve" periodo di vacanza. Voglio ad esempio ringraziare tantissimo tutti i cinesi che si sono dati appuntamento ieri a Pechino e che hanno organizzato una festa bellissima per festeggiare il mio ultimo giorno di ferie. Non so bene per quale motivo lo abbiano fatto, ma li ringrazio di cuore.

venerdì 8 agosto 2008

Blue Skies

There are things I could've told you
There's a time and a place
Well my words would allow me
To say what I won't change

Dont let me know know as its happening
Ohhh
Dont let me know what you said
Ohhhhh

There are birds all around me
There were bats pressed to my face
And in time you will forget me
And I try and do the same

Dont let me know know as its happening
Ohhh
Dont let me know what you said
Ohhhhh Ohhhhh Ohhhhh

Its been years since I saw you
But each day I see your face

And in time you will remind me that I wish were the same
Dont let me know know as its happening
Ohhh
Dont let me know what you said
Ohhhhh Ohhhhh Ohhhhh

giovedì 7 agosto 2008

I Barbari


Il braccio che è diventato pinna, forse non è cancro, ma l'inizio di un pesce.

Sarà probabilmente vero, pensa il barbaro, che il brasato al barolo è più buono di questo orrendo hamburger: ma io ho fame qui e adesso, e se devo andare fino alle Langhe per mangiare quello spendore, io là ci arrivo morto. Secie da quando la strada per le Langhe è diventata un viaggio lunghissimo, selettivo, sofisticato, elitario e pallosissimo. Quindi mi fermo qua. E mangio il mio hamburger, sentondo nel mi iPod Le Stagioni du Vuvakdu versione Rock, leggendo intanto un manga giapponese, e soprattutto mettendoci dieci minuti dieci, così me ne esco di nuovo fuori, e non ho più fame, e il mondo è lì, da attraversare. E' una posizione discutibile. Ma è una posizione: non è una follia.

Non so se sia una mia perversioneo, o un sentire comune a molti. Ma certo si ha così spesso il dubbio che perfino i principi di libertà, uguaglianza, solidarietà che fondarono l'idea della democrazia siano per così dire scivolati sullo sfondo, e che l'unico valore effettivo della democrazia sia la democrazia. Quando si limitano le libertà individuali in nome della sicurezza. Quando si mmorbidiscono i principi morali per esportare, con la guerra, la democrazia.

Alessandro Baricco

mercoledì 6 agosto 2008

Luglio 2008


"This is all we need: a couple of smokes, a cup of coffee, and a little bit of conversation. You and me and five bucks."

Reality Bites

martedì 5 agosto 2008

Il resoconto di una telefonata

Quindici minuti, con mia madre che si arrampicava tra parole e interminabili flash-back per raccontarmi di una telefonata al numero verde dell'Enel. La morale, alla fine di un monologo che mi ha visto esausto e stremato, sudato fradicio dalla fatica per seguirne il filo logico, è: quando hai tempo scrivi su un foglio il tuo indirizzo mail.

(E vi risparmio la pronuncia di indirizzo mail)

domenica 3 agosto 2008

Revolutionary Road


Semplicemente non valeva la pena di prendersela. Le persone intelligenti e sensate dovevano fare buon viso a cattivo gioco di fronte a situazioni del genere, così come facevano con le assurdità ben maggiori rappresentate da impieghi in città mortalmente noiosi e da abitazioni suburbane mortalmente noiose. Le circostanze economiche potevano obbligarti a vivere in un ambiente del genere, ma ciò che contava era non farsi contaminare. L’importante era, sempre, ricordarsi che eri.

“Voglio dire, quali sono i suoi veri interessi?”
“Dolcezza…”, (ed era ancora abbastanza giovane perchè l’audacia di dire “dolcezza” a una ragazza conosciuta da così poco lo facesse arrossire) “…dolcezza, se avessi la risposta alla sua domanda, scommetto che nel giro di mezz’ora annoierei a morte lei e me.”

“Io ti amo quando sei gentile.” Gli aveva detto una volta, prima che si sposassero, e questo l’aveva mandato in bestia.
“Non dire una cosa del genere. Cristo, tu non puoi ‘amare’ la gente solo quando è ‘gentile’. Non capisci che è come chiedere: ‘Che me ne viene in tasca?’ Senti”. (Si trovavano sulla Sixth Avenue, in piena notte, e Frank la teneva ferma, a braccia tese, le mani saldamente appoggiate ai lati della calda gabbia toracica di lei, sotto il cappotto.) “Senti, o tu mi ami oppure non mi ami, bisognerà che ti decidi.”

“Che tu cosa? Mi pianti? Che cosa sarebbe… una minaccia o una promessa?”

Il sole mandava un piacevole tepore. Ancora qualche giorno e avrebbe fatto caldo sul serio, ma intanto si stava benissimo.

“E la prima persona che dà sul serio l’impressione di capire quello che diciamo.”
“Questo è vero”, Frank bevve un lungo sorso, ritto accanto alla finestra panoramica a osservare gli ultimi raggi del sole al tramonto. “Secondo me, vuol dire che siamo pazzi come lui.”

La capacità di misurare e suddividere il tempo ci offre una quasi inesauribile fonte di consolazione.
“Sincronizzare gli orologi sulle sei zero zero.”, dice il capitano di fanteria, e ognuno dei tenenti che gli si affollano intorno dimentica per un istante la paura nell’atto di spostare due sottili lancette in funzione di un prezioso allineamento, mentre tonnellate di proiettili d’artiglieria pesante gli sibilano sopra la testa.

Al diavolo questa dolorosa, penosa, inerme, stupida convinzione di essere “innamorato” di lei. Al diavolo anche l’amore, e ogni altra ingannevole, inutile stupida emozione.

“Secondo me, con tutta probabilità lei è un bravissimo ragazzo con una bella moglie e due bei bambini nel Connecticut, e credo che forse è accaduto semplicemente questo: lei si è cacciato in una situazione molto umana, molto comprensibile, e vi si è trovato invischiato. Non è andata pressappoco così?”

“Il denaro è sempre una buonissima ragione”, disse ancora John. Prese a camminare su e giù sul tappeto con le mani in tasca. “Ma non è quasi mai la ragione vera.”

Richard Yates