martedì 9 agosto 2011

A occhi chiusi (senza occhi)

Ricordo quando ancora avevi gli occhi per guardare. Li appiccicavi ovunque, come figurine per completare un album. Erano: castani, verdi, celesti, qualche fugace striatura di un giallo fioco tendente al bianco. Li aprivi e li chiudevi, i tuoi occhi, come fanno tutti, ma con quella tua particolare esperienza con la quale gli facevi cadere con lentezza le palpebre sopra, intrecciando le ciglia per pochi brevi attimi in modo da diventare una specie di roccaforte inespugnabile: tu cieca, per breve tempo, non più capace di decidere dove andare e cosa vedere.
Il mondo era diverso allora, non solo per te ma anche per gli altri. Prendi me, per esempio. Credi davvero che sia la stessa cosa ora rispetto a quando eri tu a guidarmi per le strade, i vicoli delle città, per i parchi, e mi dicevi: guarda quel piccolo scorcio di vita, annusa l'aria, muoviti tutto intorno agli alberi, vivi quello che c'è da vivere. Ora sei muta e sono io a guidarti. Il problema è che non credo di essere ancora pronto, per guidare qualcuno. Non hai neppure più le palpebre tu. Non hai gli occhi, non porti gli occhiali. A coprirti le orbite hai uno strato di pelle tirata, nessuna cicatrice. Sembra quasi che le ciglia si siano chiuse per l'ultima volta, saturando una ferita che non doveva rimarginarsi, trasformandosi in punti interni che neppure si vedono. Non si capisce dove potevano esserci gli occhi. Se non fossimo così abituati a vedere le facce altrui con gli occhi incastrati nella loro naturale posizione, non riusciremmo neppure a immaginarci dove Dio avrebbe potuto metterli, gli occhi, sopra la tua faccia o sulla faccia di chiunque.
Immagina se tutti quanti non avessero mai avuto gli occhi, se per caso la nostra natura avesse deciso di non darci la possibilità di guardare al di fuori di noi stessi. Magari tutta la geografia della faccia poteva essere diversa, rivoluzionata completamente. Le sopraciglia non avrebbero avuto modo di esistere, e se fossero esistete avrebbero avuto un altro nome visto che le ciglia non ci sarebbero state e allora sopra a cosa? La bocca invece di essere sopra il mento avrebbe potuto essere al posto degli occhi, a chiudere la fronte, oppure sarebbe rimasta esattamente dov'è adesso ma tutta la faccia sarebbe stata ridimensionata, in grandezza intendo. Via gli occhi sarebbe avanzato spazio, quindi via anche quello spazio. Inoltre sarebbe cambiata tutta la storia dell'arte: ogni riferimento allo sguardo, alla sua profondità, sarebbe sparito, cancellato quest'ultimo dai dipinti, dalle sculture, dalle fotografie. Qualsiasi cosa avrebbe perso un punto di vista, se non tutti i punti di vista, visto che non sarebbe esistita la vista. Non trovi?
Immagina se nessuno potesse vedere, ti dico, proprio come non puoi vedere te. Sarebbe un mondo completamente diverso, ti dico.
Tu volgi la testa verso di me. Il tuo volto senza occhi ma con bocca, guancie, naso, sopracciglia, fossette quando ridi, broncio quando sei triste. Non essere sciocco, rispondi: io non ho gli occhi ma ci vedo lo stesso. E appoggi la tua mano delicata sulla mia guancia destra, a chiudermi i pensieri in una breve carezza.

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