lunedì 16 gennaio 2012

Tempesta di ghiaccio

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E, guarda caso, Melody si scoprì essere il nome della ragazza, che ci sapeva fare meglio della moglie. Quando venne, fu una vera Melody in fortissimo: “ff” si scrive sulle partiture musicali. La cosa irritante di Melody era proprio quello che aveva di buono. Hood pensò a prostitute, sesso di gruppo, travestiti e sadomasochismo, e ci vide il richiamo dell’ignoto, il richiamo della barbarie sessuale. Calmandosi, Melody batté nuovamente la testa. Contro il tetto dell’auto. Lui venne. La vita gli sgorgò via tutta. E poi l’atmosfera mutò. Veramente. Per un secondo, gli parve che tutto sapesse di triste e di buono. Come dopo un acquazzone. La tenne tra le braccia. La Melody dell’ufficio, che avrebbe inevitabilmente rivisto dopo la settimana bianca con al famiglia nel Berkshire, subito dopo aver visto il padre, il suo solitario padre, dopo essersi rilassato per una settimana. L’avrebbe rivista e non avrebbe saputo che cosa dirle. Avrebbe dimenticato di essere stato felice lì, in quel posto, per un secondo.

L’erotismo dell’adulterio è ben documentato. Ripensandoci, nella stanza degli ospiti, Hood si scolò un altro sorso. Forse facendo così intendeva onorare la moglie, magari lo faceva per lei. forse scopava per protestare contro l'idea d’ famiglia, per sfuggirne le costrizioni. Forse ommetteva adulterio in virtù del suo profondo senso estetico. Forse lo faceva per celebrare la libertà della nuova sessualità. Oppure per umiliarsi, o per ferire Janey Williams, o per fare del male al marito – erano tutt’e due molto più attraenti di lui, molto più disinvolti. Forse era il marito che avrebbe voluto scopare – e questo era un segreto così terribile e oscuro da restare celato perfino a Hood stesso. Forse voleva farsi scoprire. Forse lo faceva per scappare, dal lavoro, dalle ansie, dalle malattie psicosomatiche. Forse lo faceva perché anche i suoi genitore lo avevano fatto (o così supponeva) e il desiderio di tradire gli ribolliva nei geni. O forse, alla fin fine, lo faceva semplicemente perché voleva quello che non poteva avere.

Era appena finita una lunga giornata di lavoro in ufficio, pensò Wendy. La battaglia quotidiana era terminata.

Sicché l’amore era uno scambio di persona. Anche Erich Fromm e C.S. Lewis e Paul Tillich erano d’accordo. L’amore gettato al vento. L’amore che andava oltre il proprio bersaglio. E allora forse Benjamin aveva ragione, forse gli adulti degli anni settanta avevano ragione a malriporre il proprio affetto tra fantasmi ed estranei e ricordi di desiderio. Quest’uomo al volante della macchina si scaccolava il naso esattamente come l’uomo che lei aveva sposato, e si grattava il culo allo stesso modo, e stava ore e ore sotto la doccia, ma non era lo stesso uomo. Di lui Elena ricordava cose che lui stesso non avrebbe mai più ricordato. Com’era scoppiato in lacrime nel patetico zoo per cuccioli che erano andati a vedere coi bambini a Bridgeport; come gli era piaciuto leggere Colazione da Tiffany; il suo smarrimento davanti all’infarto della madre. Aveva un sorriso pieno di tramonti da quattro soldi e di Natali solitari. La sua rabbia poteva essere tagliente. Cose che lei avrebbe ricordato sempre. Tradiva Benjamin con la sua stessa giovinezza perduta.

La cosa migliore dell’iniziazione era che si trattava di una specie di privazione, di mancanza. Mancanza di sicurezza, di fiducia.

Del resto, Paul non sapeva bene nemmeno lui che cosa voleva, o come convincerla. Sapeva solo che non voleva andarsene da quel letto, dal fianco di Libbets per tornare nella gabbia della sua educazione. Pensava che forse voleva qualche contatto, qualche contatto scioccante e duraturo. Voleva essere attaccato chirurgicamente a Libbets, cucito, suturato a lei; oppure voleva uno di quei baci demenziali che erano come una scossa, come morire sulla sedia elettrica. Voleva che quel momento sul letto fosse il tempo zero assoluto dei fumetti Marvel. Lei ignorava la magia della loro difficile situazione, le conseguenza per gli altri personaggi del fumetto. Lei non capiva che Paul stava lottando tutto solo contro la minaccia di crescere.

La rivelazione della morte era che Mike Williams sarebbe stato morto per tutto il tempo in cui Benjamin Hood fosse rimasto in ginocchio accanto a lui. Nessuno dei rimedi di Hood avrebbe funzionato, e nemmeno nessuno dei suoi desideri, dei suoi ardenti desideri. Mike sarebbe stato morto quel pomeriggio e anche quello successivo. Era questo il miracolo. La morte era terribilmente duratura. Era l’idea più ostinata del mondo. Un corpo era morto, ed entro poco tempo non sarebbe stato più nemmeno un corpo, solo un mucchio di elementi. Un cumulo di sostanze, comunque morto.

A volte la perdita si trova molto lontano da dove si manifesta, all’estremità opposta della casa.

Rick Moody

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