mercoledì 18 aprile 2012

One day


One day, tratto dal romanzo omonimo di David Nicholls ruota tutto quanto attorno appunto a un giorno, quello durante il quale i due protagonisti si incontrano per la prima volta (o almeno, la prima volta che lui si ricorda, in quanto i due a sentire i racconti di lei si erano già visti e lui l’aveva scambiata per un’altra). La loro storia pare vivere solo durante quel singolo giorno, nel quale i due si incontrano, si scontrano, litigano, si riappacificano e si allontanano per poi ritrovarsi.
Niente di nuovo sotto il sole, anzi. A tratti si ha pure l’impressione che tutto quanto sia proprio troppo tirato via, come per esempio nell’incontro parigino, dovuto soprattutto a questa cadenza temporale che non aiuta ad approfondire i personaggi e a delinearne le vicende che portano alle loro azioni. Non so se questo sia un difetto che la pellicola si porta dietro dal libro (non l’ho letto e non credo che lo leggerò, almeno non a breve termine), ma se anche fosse non sarebbe certo una scusante: può avere origine da qualsiasi luogo (libro o sceneggiatura) ma pur sempre un difetto rimane.
La sensazione che si ha arrivati alla fine è di un film che gira su se stesso a vuoto, senza uno scopo preciso o un motivo valido, dove il passare del tempo si manifesta in modo diverso a seconda del sesso: lui, anno dopo anno, invecchia con capelli grigi e poi bianchi, rughe attorno agli occhi, mentre lei invece invecchia soltanto accorciando la lunghezza dei capelli, tant’è che Anne Hathaway parte un po’ racchia e finisce assai più bella. In più, l’unico a cambiare è il protagonista maschile (e meno male, visto che all’inizio risulta proprio odioso al massimo esponente possibile e immaginabile) mentre lei resta tale e quale nonostante non solo il passare del tempo ma anche le diverse fortune e sfortune.
Un film romantico. Triste, ma non proprio eccelso.

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