mercoledì 18 luglio 2012

Hesher è stato qui

Cosa succede quando un personaggio come Hesher capita in una famiglia straziata da un lutto? Succede che i suoi atteggiamenti soprasoprasopra (molto sopra) le righe passano del tutto inosservati da chi quella famiglia la dovrebbe guidare, leggasi: padre. In un completo stato catatonico l’unico genitore rimasto al piccolo protagonista sopporta la presenza in casa dell’estraneo senza troppa fatica, quando invece lui, il bambino, deve fare i conti non solo con la personalità straripante ma soffusa di Hesher, ma anche con il classico bullo di scuola, la prima cotta per una ragazza che lavora alle casse di un supermercato, il diventare grande o almeno entrare nella tanto tormentata adolescenza, e pure, come se non bastasse, cercare di capire, digerire, e superare un lutto che lo ha catapultato improvvisamente in un mondo senza più una madre e con un fantasma di padre.
La soluzione di tutti questi conflitti, esteriori e interiori, non sarà certo indolore, sia per il protagonista che per gli altri personaggi, anche quelli secondari. Si arriverà alla fine ad accettare le stravaganze eccessive di un capelluto Joseph Gordon-Levitt, così come l’imbruttimento (ma non eccessivo) di Natalie Portman, qui in veste anche di coproduttore, proprio al momento in cui questo alla fine scompare, ponendo fine al film.
Non conosco gli scopi iniziali della pellicola, ma da un certo punto di vista, da quando entra in scena Hesher, la storia perde un po’ la bussola e non focalizza più quanto si era preposto all’inizio. Di tanto in tanto torna sui suoi passi, per cercare di raccapezzare un po’ il tutto, di riprendere il filo della narrazione, ma poggia totalmente il suo peso, in modo volontario, sulle spalle del personaggio di Joseph Gordon-Levitt, che a causa del suo eccessivo grassettamento (in senso di bold, ovvero: Hesher) fa scomparire tutto il resto, senza però offrirne delle vere e proprie fondamenta o background. Hesher vive in uno spaziotempo limitato, non ha un futuro in quanto il film finisce proprio quando lui se ne va, ma non ha neppure un passato. Ha solo un confuso, in quanto azioni, presente.
Un film disordinato, scapestrato e imprevedibile quanto il suo coprotagonista, che alla fine non sa bene dove vuole andare. A finire.

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